Amarone 2005: andate sul sicuro!4 min read

Un vecchio detto recita “Chi si loda s’imbroda”  ed in effetti il rischio di autoincensamento è alto, però voglio correrlo proponendovi quanto avevo scritto a gennaio scorso durante la presentazione ufficiale dell’annata 2005.

“Alla presentazione dell’annata, etichettata come “difficile e complessa ma di ottimo livello" è seguito l’assaggio di 64 campioni provenienti da altrettante aziende.  Non posso negare che avevo forti dubbi su questa vendemmia. Aveva visto periodi di pioggia agostana, di temperature basse nei mesi critici, di umidità e piogge ripetute in ottobre. Nonostante questo  la media dei 2005 assaggiati è alta. Si tratta di vini di ottima freschezza, poco marcati da legni nuovi e con interessanti vene aromatiche “d’antan”.Gli estratti e la potenza sicuramente non mancano, ma quello che si sente prevalere sin adesso è l’eleganza e la piacevolezza di beva.
L’appassimento è riuscito nell’impresa di eliminare quasi del tutto quella sensazione di “vuoto al centro” che ha caratterizzato tante denominazioni in quest’annata. Gli zuccheri residui hanno domato la ruvidezza dei tannini ed in collaborazione con un’acidità sopra la media, sono arrivati a comporre vini equilibrati e probabilmente longevi. Come sempre i  nostri assaggi “seri” avverranno dopo l’estate ma intanto possiamo sdoganare con un voto tra  7 e 8 questa vendemmia che pare superiore alle (mie) previsioni.”


Dai nostri assaggi “seri”, fatti a novembre,  è uscito più o meno lo stesso giudizio. L’Amarone 2005 spicca soprattutto per piacevolezza, equilibrio e freschezza. Non abbiamo certezze  sulle possibilità di invecchiamento (anche se in generale i vini equilibrati invecchiano meglio di tanti “Rambowines”), restiamo al presente e constatiamo che oltre il 10% (7 su 68 assaggi effettivi) dei vini assaggiati ha ottenuto 4 Stelle e ben il 47% (32 vini) 3 Stelle.

Se andiamo a spulciare le schede di degustazione troviamo spesso  vocaboli come “equilibrio, piacevolezza, rotondità tannica”. Abbiamo trovato anche amaroni molto strutturati ma non erano certamente la maggioranza. Certo è che gli zuccheri residui fanno miracoli ma bisogna dare atto a questo bellissimo territorio di avere fatto passi da gigante dal punto di vista enologico. Passi da gigante che hanno portato però a colorazioni praticamente prossime al “nero di seppia”: speriamo sia tutto merito della corvina  e dei miglioramenti in vigna ed in cantina.  Altro merito (questo reale)  è quello della “debarriccazione” dell’Amarone. Anche in questo territorio sempre meno sentori di legno, sempre più sentori di vino.

Dicevamo passi da gigante sul vino di punta ma passettini un po’ più piccoli sul fronte dei Valpolicella Superiore, ripassati e non. In particolare sono i Ripassi quelli che espongono più il fianco alle critiche. In diversi casi il Ripasso non riesce ad apportare quella carica aromatica che ci si aspetterebbe e abbiamo trovato diversi casi di vini ripassati piuttosto squilibrati in bocca. Il Ripasso non è una pratica semplice: ha dei rischi e delle regole precise. Non basta prendere delle vinacce di amarone e buttarle in un tino per risolvere tutti i problemi.  Dato che i nostri assaggi hanno avuto come protagonista l’annata 2007, ma anche vini del 2006 e del 2005, ci sentiamo di dire che questi problemi non hanno avuto miglioramenti importanti con il passare degli anni. Consigliamo quindi  ai produttori locali un piccolo esame di coscienza. Se fino a poco tempo fa bastava scrivere sopra alla bottiglia “Ripasso” per vendere il vino, oggi le cose sono cambiate ed il miglioramento qualitativo fatto percepire da quel termine deve essere reale. Il pericolo è “semplicemente” quello di dequalificare non solo il  Ripasso ma, a cascata sia il Superiore sia il Valpolicella base. 

Chiudiamo con una note fortemente negativa, comune alla quasi totalità degli Amaroni e ad una buona fetta dei Superiori  e dei Ripasso. Capiamo che oramai l’immaginario collettivo collega l’Amarone ad una bella bottiglia pesante, ma il rischio è quello di una “escalation” di pesantezza in tutte le tipologie, solo per “sembrare” di qualità e non per esserlo. Cari produttori! Mettetevi assieme e studiate una bottiglia per l’Amarone che “sembri “pesante  ma che sia molto più leggera delle attuali. Fatevi aiutare dal Consorzio di Tutela magari, ma affrontate questo problema che su alcune bottiglie, addirittura di Valpolicella, fa gridare allo scandalo. Magari molti di voi saranno pure biologici nel vigneto, ma all’imbottigliamento risultate ben poco “bio”. Potrebbe anche essere un bello strumento di marketing “L’amarone fa dimagrire il contenitore ma migliora il contenuto”.  Pensateci……il problema del peso delle bottiglie non è più procrastinabile!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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