Non è molto facile condensare il succo di queste due degustazioni di Amarone. I motivi sono fondamentalmente tre e forse elencandoli riuscirò a trovare il filo della matassa.
1. Due annate così tragicamente diverse erano millenni che non si vedevano.
2. I vini assaggiati del 2002 esauriscono praticamente il panorama dell’annata: quelli del 2003 danno invece solo un assaggio di quanto dal prossimo anno entrerà in commercio
3. Nessuno mi toglie dalla testa che, per motivi diametralmente opposti, sarebbe stato giusto non produrre Amarone in queste due annate.
Nel 2002 in Valpolicella si è assistito ad un vero Armaggeddon. Non solo pioggie torrenziali, ma grandine che ha letteralmente distrutto vigneti, freddo in quantità industriali durante i mesi estivi e chi più ne ha più ne metta. Tutto questo ha portato ad una vendemmia scarsa e difficile, con uve quasi sempre non dotate di buccia adatta all’appassimento. Al contrario il 2003 è stato addirittura sahariano, con temperature altissime (giorno e notte) da maggio a settembre. L’appassimento è praticamente avvenuto in pianta, con la conseguenza della perdita di aromi, complessità ed eleganza a vantaggio di alcolicità spinte.
Vista l’annata nel 2002 ben pochi hanno avuto la forza (o il coraggio??) di produrre Amarone. Quella ventina di campioni recensiti sono praticamente l’intero panorama, mentre il 2003 vede arrivare ora sul mercato solo delle teste di ponte, con circa il 70% dei produttori che punta ad un uscita il più ritardata possibile. Questo dovrebbe servire ad ingentilirli, anche se si tratta di veri e propri cavalli selvaggi del vino.
Due annate così difficili forse meritavano un atto di coraggio: il declassamento generalizzato della produzione. Specie nel 2002 sarebbe stato giusto e lungimirante annunciare al mondo che, per quell’anno, l’Amarone passava il testimone. Il 2003 non aveva le stesse lampanti caratteristiche per divenire tutto Valpolicella, ma le bestemmie tirate dai produttori veneti per svolgere gli zuccheri ed avere Amaroni equilibrati e non Recioti sono state da Guinnes dei primati.
Detto questo veniamo alle valutazioni. Il 2002 esce dalla degustazione “MEDIAMENTE” molto meglio del 2003. Non ci sono molte punte ma una qualità media piuttosto alta e soprattutto una bevibilità ed una finezza aromatica che vi invitiamo a cogliere. Il 2003 ha alcuni vini molto interessanti ma molti, troppi, sono scorbutici e rustici. Speriamo che i grandi nomi che ancora hanno il vino in botte od in affinamento ci facciano cambiare idea in futuro, ma per adesso il giudizio globale non può staccarsi dalla sufficienza abbondante.
Una nota finale sui prezzi. Non sono saliti ed in generale risultano abbordabili, ma forse era giusto attendersi una diminuzione, in particolare per l’Amarone 2002.