Vendemmia 2012 in Romagna a “macchia di zebra”4 min read

A proposito di vendemmie e interviste gira una storiella vecchia quanto il mondo che più o meno suona così.  Un giornalista(blogger o tesserato fa lo stesso)chiede ad un produttore di vino come sia l’annata. Il produttore afferma candidamente essere la migliore degli ultimi vent’anni. < Ma è la stessa frase che mi hai detto l’anno scorso> replica l’intervistatore che si sente rispondere < Sicuro, ma questa volta però è vero!>

Ho dunque provato a fare “ladomanda” in giro per la Romagna ed ho scoperto che invece di allarmismi ed euforia, sono state saggezza e prudenza ad ispirare i commenti e le opinioni dei produttori intervistati. Iniziamo con il dire, per chi non conosce la Romagna, che convivono condizioni climatiche molto differenti tra un’areale e l’altro e che, pur in quella sorta di appiattimento climatico dovuto al caldo record dell’estate, non sono mancate situazioni meno estreme e riconducibili ad andamenti più regolari. Ammesso che, riferendosi alle annate dal 2003 in poi, abbia ancora un senso parlare di andamenti regolari. Tant’è che, come sostiene Francesco Bordini, giovane e talentuoso enologo, se prima il differenziale vendemmiale tra il Riminese e le alte colline di Modigliana poteva essere di 40gg, ora difficilmente supera i 20 e a fare la differenza non è tanto la quota altimetrica, quanto la natura dei terreni.

Laddove la natura del suolo è più fresca e con una buona componente argillosa, la vigna ha sofferto di meno il caldo e la siccità, specie in collina dove l’irrigazione è bandita. Tutto sommato, prosegue Francesco, si può dire di essere di fronte ad un’annata discreta che ha richiesto un lavoro di selezione delle uve in fase di raccolta più preciso ed accurato. Dopo di che bisognerà attendere le prime vinificazioni per farsi un’idea più precisa.  

Nel comprensorio Cesenate, che gode di un clima relativamente fresco, almeno nel medio-alto corso del Savio, secondo Paride Benedetti della S. Lucia Vinery, la vendemmia è stata discreta, migliore di quella dell’anno scorso e quindi sono ottimisti: le uve albana sono molto buone ed il sangiovese nei vigneti esposti verso est e sud-est è arrivato ad una buona maturazione.

Più o meno sullo stesso tono i commenti di Cesare Gallegati che ha vigneti sui Monti Coralli, nelle prime colline del faentino che  tiene però a sottolineare quanto questa annata metta in luce il vignaiolo attento e preciso nei confronti del proprio vigneto. “Per ottenere qualità- continua Cesare – abbiamo selezionato in vendemmia al massimo e ora cerchiamo di fare estrazioni poco spinte. Le analisi comunque sono buone: ph bassi e acidità alte anche se non è la vendemmia dove cercare la maturazione fenolica perfetta”.

Felice come una Pasqua è invece Elisa Mazzavillani figlia di Marta Valpiani della cantina omonima in quel di Castrocaro Terme/Terra del Sole. “I vigneti “bianchi” hanno risentito meno della siccità perché i nostri terreni di Terra del Sole sono più fertili. Dei rossi, a parte le rese (in un ettaro di vigna di oltre 50 anni ha ottenuto 21,40 ettolitri di mosto) sono soddisfatta: i mosti si presentano densi, succosi, con gradazioni elevate e acidità non intaccata, ma ad inizio settembre ho fatto una pre-raccolta e poi dal 21 la vendemmia con una parcellizzazione spinta”.

Prima e dopo la pioggia di settembre, quei 100 mm di acqua caduti hanno fanno la differenza, marcando ciò che si è vendemmiato prima da quello che si è raccolto dopo, è quanto sintetizza Franco Calini winemaker romagnolo attivo come consulente in diverse aree. Un’acqua che in parte ha riequilibrato l’attività delle piante. Gabriele Succi, azienda Costa Archi, il cui vigneto si trova nella prima fascia collinare della nuova sottozona Serra non è altrettanto soddisfatto: le uve del suo vigneto più alto (Monte Brullo) si sono disidratate e non potrà realizzare quindi il crù omonimo. Per contro la vigna più bassa, esposta a est, ha dato uve molte buone seppur con quantità ridotte. Il calo quantitativo ha colpito duro sul vigneto di Gabriele: si contano riduzioni del 30% e, nel caso del Trebbiano, anche del 50%.  

In casi come questo, dove una parte delle uve sono destinate al conferimento presso le cantine sociali, con il calo peso del grappolo si fatica anche a recuperare i costi. Insomma situazioni diverse ma che presentano più di un punto in comune: riduzioni quantitative generalizzate dell’ordine del 30%, maturazioni fenoliche non facili, acidità elevate, uve disidratate. Una situazione che si presenta, dunque, per dirla con una frase abusata ed adatta a tutte le stagioni come un maglioncino di cachemire, “a macchia di leopardo” anche se, data la conformazione geografica romagnola sarebbe più adatto “a striscia di zebra”. Ma una zebra con le strisce sempre più magre. E alla domanda come saranno i vini, ci sono due opzioni: consultare una cartomante o attendere i risultati delle degustazioni di winesurf prossimamente sul vostro schermo.

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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