Enologica 2012 a Faenza, roba di lusso!4 min read

Redigo queste scarne e postume  note per le cinque o sei persone al mondo che ancora non sanno cosa sia Enologica e forse nemmeno conoscono il luogo dove si tiene.

Secondo gli ideatori (copio ed incollo direttamente dal sito)  “Enologica è un evento che promuove un territorio (l’Emilia-Romagna) attraverso delle relazioni (pubblico-produttori), attraverso delle esperienze (appuntamenti a tema, aree attrezzate su un argomento specifico), attraverso dei momenti di scambio culturale (i laboratori, gli incontri, i forum), attraverso il confronto con giornalisti italiani e stranieri”.

Per la cronaca a Faenza se ne è appena conclusa un’edizione, forse l’ultima nei padiglioni di Faenza Fiere che per problemi di adeguamenti normativi non potrà più ospitarla. Una edizione che per contenuti, proposte e partecipazione di pubblico e stampa, ha superato tutte le precedenti. Ma questa non è affatto una novità, in poco più di un decennio Enologica è passata da sagra cittadina al format attuale ideato e portato avanti dal 2007 dal curatore Giorgio Melandri.

A tutti gli effetti oggi Enologica è considerato da molti l’evento eno-gastronomico più rilevante dell’Emilia-Romagna.  Tuttavia a me piace immaginarla come una grande biblioteca, la biblioteca delle comunità del cibo e del vino piena di contenuti tra i quali scegliere la proposta più congeniale. Non ci vedo semplici postazioni di mescita, ma file di scaffali con tante persone a disposizione per soddisfare le curiosità, o per farti sognare il “vaso di marmellata” dell’infanzia. E poi angoli appartati per il ristoro, per la cultura, per la polemica e poi la scuola  con le lezioni di cucina, il tutto abbellito dalle splendide illustrazioni di Francesca Ballarini. Quest’anno la frase scelta come head-line  “Possiamo essere rivoluzionari e Tradizionali allo stesso tempo?” è stata fonte ispiratrice di numerose conversazioni, captate da chi scrive “a la volee”, tra le persone intervenute, (quasi 7.000 ingressi) prevalentemente giovani e curiosi, a parte Alessandro Morichetti naturalmente ed il sottoscritto.

Negli spazi riservati agli artigiani del gusto la novità di quest’anno era lo spazio dei formaggi(di capra a filiera corta) di Franco Lecca e del suo nuovo agriturismo Ca dei Monti. Affollatissimo il Teatro dei Cuochi e le sue lezioni di cucina, in particolare le fenomenali preparazioni di Giuliana Saragoni del Gambero Rosso di S.Piero in Bagno e di Piergiorgio Parini de Il Piccolo Diavolo di Torriana.

Lo spazio culturale, il Caravanserraglio, era denso di incontri interessantissimi: Luciano Ferraro e Luciano Pignataro interrogati da Lorenzo Frassoldati, giornalista del Resto del Carlino sul tema  “..tra carta stampata ed internet..” ; poi il linguaggio del vino affrontato da Antonio Boco; la nuova cartina di Enogea sui terroir romagnoli con il Masna e Francesco Bordini; Giuseppe Palmieri (chef sommelier de La Francescana) intervistato dal simpatico Alessandro Bocchetti. Tutta roba seria, mica come il divertente e frizzante incontro con Alessandro Morichetti. Messo sotto torchio da Carlo Bozzo, l’incontro “Vita da Blogger” ha messo in luce le doti di consumato comunicatore del marchigiano. Provocatorio a tratti, polemico in altri, ma schietto, sincero e con la battuta pronta nei panni del fustigatore di certi costumi della stampa.  

Nel fitto (fin troppo) calendario delle degustazioni guidate, spiccavano due eventi presentati da Giampaolo Gravina: la verticale di Pinot Bianco Volberg della Cantina di Terlano ed una godereccia verticale di Vernaccia di San Gimignano  dell’azienda La Lastra. Notevole l’evento Loira, interessanti i vini dei monasteri georgiani fatti nelle Kvevri, ma il lavoro più pregevole lo ha fatto Filippo Volpi con i Finages di Borgogna. Il termine finage indica aree di produzione dalla tipicità affermata che vanno oltre le classificazioni borgognone classiche. Vini fatti da produttori ancestrali che cercano di vinificare nel modo più tradizionale possibile. Vi sarete resi conto, ma del resto basta sfogliare il programma on-line, che dal punto di vista dei contenuti e degli eventi c’era un menù in grado di soddisfare i palati più esigenti. Forse qualcosa si può migliorare dal punto di vista organizzativo, ad esempio predisporre un guardaroba per non sottoporsi a saune involontarie e distanziare maggiormente le degustazioni guidate per consentire un maggior spazio di manovra.

 

Chiudo con un pensiero triste, ricordando che l’edizione di quest’anno è stata funestata dalla scomparsa dell’amico Valter Dal Pane, 45enne imprenditore della ristorazione ed ideatore di Cinema Divino, Io bevo Romagnolo e Passaporto per la Romagna e di tante altre iniziative legate alla propria terra.

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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