Qualche giorno fa si è conclusa la 23^ edizione del ‘Mondials des Vins Extremes’ organizzato dal Cervim, l’unica manifestazione enologica mondiale specificamente dedicata ai vini prodotti in zone caratterizzate da “viticolture eroiche”.
Un onore e un piacere poter partecipare a questo concorso, essendo io stesso affascinato dai cosiddetti ‘vini estremi’.
Poco più di 800 vini in concorso, perciò un concorso relativamente piccolo se comparato con altri concorsi internazionali, come Decanter (oltre 18,000 campioni) Berliner Wine Trophy (14.000).
Concorso piccolo ma i vini che possono essere ammessi fanno parte di un fascia molto ristretta di prodotti.
I vini devono avere, così cita il regolamento, ‘almeno una delle difficoltà strutturali permanenti’:
– altitudine superiore ai 500 m s.l.m., ad esclusione dei sistemi viticoli in altopiano;
– pendenze del terreno superiori al 30%;
– sistemi viticoli su terrazze o gradoni;
– viticulture delle piccole isole.
Inoltre:
– minimo 500 bottiglie di produzione
– ‘solo per aziende produttrici che trasformano l’uva o il mosto d’uva, o che elaborano il vino per ottenere le caratteristiche stabilite dai disciplinari..’..
Il 90% dei vini sono prodotti con vitigni autoctoni da zone vitivinicole poco conosciute, da vigneti allevati in condizioni estreme e/o molte isolate. Spesso infatti questi vini raramente valicano, a livello commerciale, i confini della zona o del paese di produzione.
Nove le commissioni di assaggio composte da cinque assaggiatori ciascuna con un presidente che di solito è un enotecnico o enologo o qualcuno con un titolo equivalente.
Il mio presidente era Roberto Cipresso.
Molti tra i degustatori non sono italiani e in generale vi è un bel mix tra enologi, giornalisti ed esperti degustatori.
Poco meno di 50 vini per sessione, una il pomeriggio dell’arrivo e una la mattina successiva,
Prima di ogni sessione la commissione fa assaggiare due vini a tutti i panels dando delle direttive ed un punteggio al quale attestarsi, diciamo una taratura del palato e del punteggio in modo tale da avere una linea conduttrice simile per ogni tavolo, dopodiché si inizia.
I vini vengono degustati singolarmente e non in batterie, come in molte altre competizioni, e giudicati dai 5 giudici seguendo l’ordine delle 9 categorie. Nessuna informazione riguardo al vitigno, l’invecchiamento e la maturazione eccetto un eventuale residuo zuccherino ed annata.
Il voto è generato automaticamente da un software, ogni degustatore ha un ipad con software incorporato, che somma i voti dei singoli parametri giudicati ed i vini sono giudicati con il metodo de la scheda de ‘Union Internationale des Oenologues’. Si assegna un valore che va da insufficiente ad ottimo/eccezionale ed il programma lo tramuta automaticamente in un punteggio che andrà a sommarsi ai successivi valori (13) suddivisi in tre macro categorie Vista – Olfatto – Gusto/Olfattivo ed un giudizio complessivo.
I voti sono in centesimi, così suddivisi:
Medaglia d’argento: da 85 a 88,99 punti
Medaglia d’Oro: da 90 a 92,99 punti
Gran Medaglia d’Oro: da 93 a 100 punti
Esistono poi altri 10 premi speciali tra i quali:
- ‘Cervim Piccole Isole’
- ‘Gran Premio Cervim’ per il voto più alto.
- ‘Cervim Futuro’
Quest’anno sono state assegnate 46 Grandi Medaglie d’Oro e 238 Medaglie d’Oro.
Ma quale sensibilità o cosa viene richiesto nell’assaggio?
Essendo spesso vini che provengono da zone vitivinicole di montagna, alta montagna, vulcaniche o da piccole isole in zone calde/tropicali o ventose, con vitigni la cui espressività forse è addirittura sconosciuta ai produttori stessi, con metodi di vinificazione anche estremi diventa difficile trovare un metro generale di giudizio.
I vini non hanno mai delle strutture o tramite tanniche importanti e a volte mancano di finezza: infatti ci è stato chiesto di esaltare i pregi piuttosto che cercare i difetti dei vini.
Pregi che si identificano o con un’alta acidità, o con un grande salinità. L’ alcol spesso tende verso il basso e i profumi sono molte volte spiccati e caratterizzanti.
Il nostro obiettivo era capire se uno di questi fattori potesse essere meritevole di una medaglia, dando un senso sia geografico/territoriale che di piacevolezza al prodotto. Un premio quindi all’interpretazione dei vitigno e allo stile del vino piuttosto che alla sua fattura in senso assoluto.
Un concorso enologico che crescendo potrà dare spazio a sorprese, riscoperte e nuove (o forse vecchie) frontiere del mondo vino.
Vini che potrebbero ritagliarsi una micro nicchia nel mercato mondiale grazie anche alla curiosità del consumatore per le storie ‘eroiche’ di viticoltura estrema che questi produttori portano con sé.