In questi giorni un nostro collaboratore si è trovato coinvolto in una serie di assaggi che, per numero di campioni presenti ha stupito anche me, pur abituato ad assaggi seriali.
In particolare per tre mattinate di fila ha assaggiato una media di 140-150 campioni. Le mattinate erano in realtà al massimo di 4 ore, il che porta, considerando che in una commissione di 7-8 persone i tempi per versare i vini sono piuttosto lunghi e che ogni tanto una pausa di 5 minuti va fatta, ad un tempo medio su ogni vino di 1 minuto e 45 secondi. In questo tempo il vino è stato guardato, annusato, assaggiato, sputato e poi le sensazioni sono state riportate su carta o computer . Tutto questo per almeno 140-150 volte.
Prima di andare avanti devo ammettere che sia per winesurf sia per altri assaggi che mi capitano durante l’anno cerco di non superare la soglia degli 80-90 campioni in una mattinata/giorno. Non assaggio mai di pomeriggio e comunque la mia mattinata di assaggi inizia di solito alle 8.30 e può arrivare al massimo alle 14.
Di solito quando parlo di queste “performances” con i non addetti ai lavori questi sgranano gli occhi come le civette e mi guardano come si potrebbe guardare un marziano.
Devo anche ammettere che sto trattando un argomento molto scivoloso. Infatti se per me 140 sono troppi per qualcun altro del settore i miei 80 possono essere comunque una follia. Inoltre tutti i possibili interessati potrebbero rispondermi che per loro non è un problema e anni e anni di assaggi insegnano molto e permettono di sveltire il lavoro mantenendo comunque un’elevata qualità di degustazione. Insomma: se ne può capire una solenne mazza assaggiando pochi vini oppure essere un fenomeno degustandone molte e molte decine, addirittura centinaia, al giorno. Questo è sempre vero? Chissà..
Quello che vorrei cercare di capire è se esiste, oltre al limite fisiologico, un limite etico aldilà del quale non è giustificabile un assaggio con relativo commento e voto, sia esso positivo o negativo.
Provo a mettermi nei panni di un produttore che ci affida i suoi prodotti. Ce li affiderebbe lo stesso se dichiarassimo pubblicamente che la rivista o la guida x assaggia non meno di 140-150 vini al giorno a degustatore? Che poi lo abbia fatto, lo faccia e lo farà è un altro paio di maniche. La cosa importante deve essere il dichiararlo pubblicamente, farsene carico moralmente e saper rispondere con animo candido come colombe al produttore che ci farà la domande delle domande “Ma se il mio vino fosse stato il quarto invece del centoventisettesimo ( o il settantanovesimo) della giornata lo avresti valutato allo stesso modo?”
Non mi nascondo dietro un dito. Forse non saprei rispondere “SI!”con animo del tutto puro. Per questo riassaggio molti vini e soprattutto faccio questo lavoro in commissioni di almeno tre degustatori.
Trasliamo la cosa nel campo vicino, quello delle guide dei ristoranti: come sarebbe possibile giustificare un assaggiatore che visita, mettiamo, una decina di ristoranti al giorno? Il suo giudizio quanto verrebbe ritenuto valido? Anche qui entra in campo il criterio di bravura ma il concetto base è “quale è il limite personale oltre il quale ti senti di non poter garantire un giudizio valido e quindi uguale ad un eventuale secondo assaggio o visita?”
Non ho e non voglio dare risposte. I miei dubbi possono sembrare come i sogni di Mercuzio “figli d’una mente oziosa, generati da un’inutile fantasia fatta d’una sostanza tenue come l’aria e più incostante del vento” ma credo che ognuno di noi “seriali”, prima di arrivare ad autogiustificare qualsiasi numero di vini in assaggio, dovrebbe dentro di sé farsi la domanda, darsi la risposta e agire di conseguenza.