Barolo 2005 e Barbaresco 2006: diamo i numeri!3 min read

Ci eravamo lasciati a maggio dopo gli assaggi dell’Alba Wines Exibition annunciandovi che avremmo fatto nuovi assaggi ad alcuni mesi di distanza per poi arrivare ad un giudizio complessivo dell’annata 2005 di Barolo e 2006 di Barbaresco. I nostri assaggi ( grazie alla Wellcom che ha curato la raccolta dei campioni) si sono svolti verso la metà di ottobre e ci hanno fatto fare alcune deduzioni: la prima è la dimostrazione dimostrata dell’esistenza dell’acqua calda, cioè che Barbaresco e Barolo d’annata chiariscono meglio le loro caratteristiche (per non dire migliorano…) se invece che a maggio vengono assaggiati ad ottobre. Senza scomodare Messieur de Lapalisse vediamo di approfondire questo “incredibile”concetto. Se dovessimo fare un paragone sono cambiati in meglio più i Barolo 2005 dei Barbaresco 2006. I cambiamenti  sono avvenuti infatti non solo e non tanto dal punto di vista aromatico ma soprattutto in bocca. Qui l’annata 2005, molto più pronta (ma secondo me anche più equilibrata) ha dato a diversi Barolo quella concreta pienezza che a maggio si intravedeva. Praticamente tutti i vini riassaggiati si sono mostrati con tannini più delineati ma soprattutto con una legatura molto più armonica tra gli stessi. Le buone potenze si sono così potute apprezzare maggiormente e sensazioni di scompostezza o di quasi amaroticità di maggio sono praticamente scomparse. Non vogliamo tediarvi nel ripetere il nostro giudizio sulle due annate vedi qui e quindi passiamo ai numeri ed alle medie.

    
Nessun Barolo 2005  ha ottenuto il “mitico” riconoscimento delle 5 Stelle:  ci sono stati 10 vini con 4 Stelle, 74 con 3 Stelle, 72 con 2 e 10 con 1 sola Stella. Tra i 173 vini degustati ne sono stati eliminati 7 per problemi di varia natura, questo ha portato La “media stelle”  a 2,53.

Prima di fare i confronti cerchiamo di spiegare cosa cerchiamo nella media dei punteggi. Può sembrare brutto, per un giornale come il nostro abituato sempre a ragionare ed a dare poco peso ai freddi numeri, spiattellare cifre una dietro l’altra. Nel farlo il nostro obiettivo è quello di avere una specie di “prova del nove” facilmente fruibile da tutti sul valore dell’annata. Considerando inoltre che spalmando la cosa su tanti vini i dati decimali hanno il loro peso, le differenze possono sembrare minime ma invece rappresentano un dato importante. Infatti le  2,53 Stelle  del 2005 sono superiori di poco sia alle 2,25 del 2003 (e vorrei anche vedere…) che alle  2, 42 del 2004. Ma questa differenza, se prendiamo in considerazione 2005 e 2004, vuol dire tanto: parla di vini da una parte buoni e già abbastanza pronti per essere gustati, mentre il voto più basso del 2004 (dove ci sono stati però vini con 5 Stelle) sta a rappresentare un annata comunque buona ma sicuramente al momento dell’assaggio più chiusa e restia a concedersi. Merito del 2.53 finale va ai molti barolo (74, pari al 42.7%) che hanno ottenuto 3 Stelle, ad ulteriore dimostrazione che l’annata ha sfornato molti buoni vini ma forse meno punte di valore assoluto. In definitiva potremmo dire che il Barolo 2005 è “mediamente” un vino da poter bere sin da adesso o da conservare per un numero non eccessivo di anni (da 4 a 8).

Il Barbaresco 2006 invece, essendo degli ottimisti, potremmo catalogarlo tra le vendemmie da “attendere”.
Avendo avuto 4 vini con 4 Stelle, 24 con 3 Stelle, 37 con 2 e 6 con 1 (con 4 esclusi per problemi vari) ha una media stelle  di 2,36. Questa è più bassa del 2005 (2,43) e leggermente più alta del 2004 (2,22). Gli estimatori della vendemmia 2006 vedranno sicuramente il bicchiere mezzo pieno e attribuiranno ai Barbaresco di quest’annata un radioso futuro  ma un tormentato presente. Noi, scettici a livello italico su questa vendemmia, riteniamo che quelle carenze riscontrate altrove esistano ed esisteranno anche per il Barbaresco.

Quindi, ai posteri l’ardua sentenza ed….all’annata 2006 di Barolo la riprova di quanto detto su questa controversa vendemmia.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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