Rosso Piceno Superiore 2004 e vecchie annate: chi l’avrebbe mai detto!5 min read

L’idea poteva sembrare peregrina: una verticale di Rosso Piceno Superiore cercando vini che arrivassero fino ai primi anni 90’. Mentre la proponevo agli amici della Vinea, fulcro organizzativo locale nonché responsabili dell’Enoteca Regionale di Offida, mi  aspettavo di essere mandato cordialmente a quel paese. Il Rosso Piceno Superiore viene visto infatti da tutti come “il rinforzo” del Rosso Piceno, ma da qui a mantenersi per 10-15 anni il passo è lungo. Comunque mi dicono di si e la macchina organizzativa parte. Accanto a quest’assaggio molto rischioso ci mettiamo anche quello dell’annata 2004, da cui ci aspettiamo risultati più “tranquilli”.
Ora due parole per inquadrare il territorio: siamo nelle Marche ai confini con l’Abruzzo. Dalla regione che ha legato il suo nome al Montepulciano ci dividono pochi chilometri di colline di indubbia bellezza. Ma anche nel Piceno il Montepulciano va forte: La denominazione infatti prevede la stragrande maggioranza di Montepulciano, affiancato da Sangiovese e dai soliti vitigni internazionali. La zona, dal punto di vista enologico, è comunque piccola: non più di trenta produttori che lottano per crearsi un’immagine di qualità. Alcuni hanno deciso di lasciare da parte la denominazione e puntare su quelli che potremmo definire, con un termine mutuato dalla Toscana, “SuperPicen”. Una buona parte  però tiene duro producendo vini che partono in cantina da meno di 3€ sino a punte di 7-8. Il problema è che si parla di Montepulciano, vitigno che spunta normalmente prezzi bassi anche con una buona qualità (vedi il nostro articolo “Montepulciano, un mare di vino in tempesta”). “Mi conviene quasi più vendere sfuso che imbottigliare!” mi confida un produttore locale e non stento a crederlo visto che il suo Rosso Piceno 2006 (tra l’altro buonissimo!) parte dalla cantina a molto meno di 2€. In una situazione del genere come fai ad aspettarti vini che reggono l’invecchiamento? Ma noi abbiamo fiducia sia nel Montepulciano che nell’orgoglio dei produttori piceni ed andiamo avanti. Per prima cosa però facciamo l’assaggio dei 2004, che potrete trovare nella nostra sezione degustazioni a “Degustazione Rosso Piceno Superiore 2004”.
Ci troviamo di fronte ad una ventina di prodotti assolutamente ben fatti. Solo 5-7 anni fa questo sarebbe stato molto difficile:puzze e puzzette varie costellavano infatti  molti vini piceni sia che si parlasse dei vini base che dei Superiori. Il problema è un altro: diversi vini non sembrano dei Montepulciano, non hanno quel ruvido calore che questo grande vitigno trasmette. Sono buoni ma non hanno identità: sono vini internazionalizzati che forse si venderanno meglio ma che sicuramente non fanno il gioco del territorio e della sua riconoscibilità. E’ un problema vissuto da diverse zone enologiche e oramai tocca leggerlo quasi come una passo inevitabile nella crescita di una Denominazione. Speriamo solo che l’equilibrio si ristabilisca velocemente altrimenti il Piceno verrà visto come una zona dove andare a pescare vini ben fatti ma senz’anima. Dato che di vini  ben fatti a prezzi bassi ne è pieno il mondo queste belle colline rischierebbero di essere sorpassate a destra e sinistra. Da una parte dal grosso serbatoio di Montepulciano d’Abruzzo e dall’altra da vini fatti quasi allo stesso modo ma con blasoni molto più altisonanti. Con queste premesse ci avviamo verso la verticale: alla fine hanno aderito 5 aziende: 2 con vini fino al 2000 e le altre 3 con prodotti che toccano quasi tutti gli anni 90. Sarà un caso ma il problema suddetto si ripropone anche in quest’assaggio. Da una parte abbiamo le annate del Naumachos di Carminucci (2003-1998)  e dall’altra i vini di Cocci Grifoni (dal 2003 sino al 1991) e di De Angelis ( 2003-1993). Nel primo caso troviamo vini ben fatti e di buona serbevolezza ma che non ci entusiasmano e che soprattutto paiono rappresentare ben poco il territorio. Dall’altra vini che in alcuni casi mostrano problemi di vecchiaia(vedi Cocci Grifoni Vigna Messieri 1991) ma che quasi sempre ci sorprendono per una calda pienezza che diviene, nel tempo, eleganza. Lasciando da parte la diatriba “internazionale”  veniamo alle vere conclusioni del nostro assaggio. Abbiamo trovato vini non solo perfettamente conservati, ma che possono ancora maturare per anni. E’ il caso del Vigna Messieri 1998 di Cocci Grifoni e dei Superiori 1999, 1997 e 1995 di De Angelis. Quattro vini (con alle spalle altri cugini che qui non citiamo per motivi di spazio) che rappresentano un modo semplice ma veritiero ed efficace di fare vino. Avranno le loro ruvidezze ma il Montepulciano col Sangiovese non può non averle. Il bello era che i vini non erano stati fati per durare nel tempo ma per un consumo semi-immediato. Forse è questa la ricetta per durare: nascere con altri scopi. Mi è venuto in mente Sthendal quando diceva che il segreto per essere eleganti è quello di vestirsi in maniera elegante e poi, uscendo di casa, scordarselo. Così la ricetta per fare un Rosso Piceno Superiore da invecchiamento è semplicemente quella di……farlo e scordarselo in cantina.
Certo è che avere a che fare con vini che oggi vanno in commercio a pochi Euro e che possono invecchiare bene per almeno 10 anni ti mette allegria. Bisognerebbe solo che la gente lo sapesse.

Hanno partecipato alla degustazione: Alessandro Bosticco, Pierlorenzo Tasselli, Giampaolo Giacomelli, Pasquale Porcelli, Francesco Annibali, Carlo Macchi

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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