Montepulciano: cosa accade se sei storiche cantine…2 min read

Il mondo del Vino Nobile di Montepulciano negli ultimi tempi sta vivendo momenti abbastanza turbolenti.
Tutto nasce dalla notizia che sei grandi nonché storiche aziende locali, Avignonesi, Antinori (La Braccesca), Boscarelli, Dei, Poliziano, Salcheto, si sono riunite assieme in un gruppo denominato “Il Nobile delle Famiglie”.

Scopo del neonato gruppo è naturalmente quello di promuoversi, in particolare all’estero.
Una notizia del genere, dove un “gruppo di testa” si stacca dal plotone delle aziende e va in fuga verso promozioni personalizzate, prendendosi tra l’altro come gadget il termine “Nobile”, non poteva che scatenare le paure e le ire delle altre aziende e sicuramente creare qualche grosso grattacapo al Consorzio di Tutela.
Da qui riunioni tra produttori, discussioni accese e possibili scenari che prendono spunto dalla Valpolicella (Ricordate Le famiglie dell’Amarone??) e fanno certamente rizzare i capelli ai responsabili del consorzio.

In tutto questo succedersi di voci ne abbiamo captata una, confermata anche nel sito creato dai sei produttori (www.thealliance.wine) su cui conviene riflettere: pare che la parola d’ordine delle sei aziende per presentarsi all’estero sia una e una soltanto, sangiovese!
La cosa fa piacere ma suona un po’ strana perché proprio tra queste sei cantine ci sono quelle che in passato più hanno spinto verso la modifica del disciplinare che portava la quota minima di sangiovese dal 80% al 70%.
Inoltre una bella fetta dei vini di queste cantine non solo non è sangiovese in purezza ma spesso utilizza vitigni non autoctoni: quindi se quanto si vocifera fosse vero staremmo per assistere ad un importante cambio di rotta, per non dire ad una vera e propria inversione di rotta.

Ricapitoliamo: da una parte pare abbiamo un gruppo storico e importante di produttori che si unisce e “prende in prestito” un termine non scelto a caso come “Nobile” per presentarsi al mondo e fare promozione.
Dall’altra tutto il resto della denominazione è in fermento perché si sente un po’ “in mezzo al guado” e vuole capire quali sono le regole a cui bisogna adattarsi per fare gruppo “fuori ma dentro al consorzio”, last but not least, il Consorzio deve mediare tra le parti e non mi sembra una cosa semplice.

Se ci mettiamo poi anche il discorso “sangiovese 100%” la cosa assume toni quasi divertenti perché pochi anni fa quasi le stesse cantine avevano richiesto e votato un disciplinare dove il sangiovese scendeva al 70%.

Ognuno è libero di cambiare idea, per carità, però se così fosse saremmo di fronte ad una notizia interessante.

Per saperne di più nei prossimi giorni parleremo con i qualcuno del “Gruppo dei sei” per capire veramente cosa sta bollendo in pentola.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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