Montalcino: una spiegazione plausibile!2 min read

Ieri, di ritorno da un Vinitaly dove i problemi del Brunello hanno tenuto banco, se non altro dal punto di vista mediatico, stavo per pubblicare un articolo dal titolo abbastanza forte, “Cretinismo a Montalcino?”. In questo mi domandavo perché delle persone sane di mente dovessero piantare Merlot e poi fare tutte le pratiche per passarlo in una DOCG di solo Sangiovese. Era come mettere da soli il capo sotto la mannaia, perchè era chiaro che si trattava di far passare un pollo per un cavallo. In più la vite non può essere spostata: rimane lì ferma ed è facilmente controllabile. Molto più semplice sarebbe stato, se proprio si voleva commettere una frode, comprare del vino in cisterna e poi, magari nottetempo, farlo entrare in cantina. Pare che questo sistema sia molto difficile da scoprire. C’era però qualcosa di strano in tutto questo, perché le aziende implicate non sono quelle del contadino Gosto o Beppe, ma fior di nomi che, oltre a titolari di grande intelligenza e lungimiranza commerciale e produttiva, hanno fior di tecnici e di teste pensanti al loro servizio. Allora mi sono messo al telefono ed ho chiamato quella che potrei chiamare la mia personale “Gola Profonda”. Gli ho espresso i miei dubbi e lui mi ha fatto vedere il problema da un punto di vista completamente diverso.
Se un’azienda vinicola ha dei problemi economici, una delle voci attive sicure, su cui eventualmente chiedere dei prestiti ad una banca, è il parco vigneti. Un ettaro di Brunello vale almeno 350.000/400.000, mentre uno di Sant’Antimo  7-8 volte meno. Forse per questo "tot" ettari di Merlot non sono mai stati convertiti a Sant’Antimo, per evitare un deprezzamento drastico del capitale aziendale  che avrebbe reso impossibile l’ottenimento di prestiti. Tutto questo ovviamente incrociando le dita e sperando che i controlli arrivassero il più tardi possibile. Purtroppo sono arrivati e la situazione è precipitata.  Così la faccenda ha un senso ed ha ancora più senso la riunione che domani 9 aprile 2008 metterà di fronte i montalcinesi alla scelta se cambiare o no il disciplinare. Attenzione: pur non arrivando al gesto “follemente calcolato” ipotizzato sopra, diverse aziende locali pare abbiamo grossi problemi economici e siano esposte in banca. Per questo potrebbe servire e non poco passare qualche ettaro di Merlot o Cabernet Sauvignon (se gli spazi " di conversione" esistono) da una DOC minore ad una DOCG importantissima, facendone lievitare fortemente il prezzo e praticamente ricapitalizzando a costo zero la propria azienda.
Stiamo a vedere cosa accadrà domani e speriamo che in tutto questo a rimetterci non sia quel grande vino che nasce, da solo Sangiovese, sulle colline di Montalcino.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE