Franciacorta DOCG : i risultati di oltre 200 assaggi.3 min read

Ed eccoci finalmente alla pubblicazione dei risultati scaturiti dalla degustazione di oltre 200  spumanti franciacortini o, come preferiscono in zona, Franciacorta DOCG. Alcune premesse: abbiamo assaggiato lo stesso numero di vini delle guide di settore e nello stesso periodo. I campioni infatti sono stati raccolti dal Consorzio vini Franciacorta in una sola tornata e sono stati utilizzati per noi, come per Gambero Rosso, Espresso e Veronelli. Su Winesurf troverete quindi le valutazioni degli stessi vini (nonchè annate) che le guide pubblicheranno fra tre-quattro mesi. Quando si parla di nuove guide on line crediamo che si debba intendere proprio questo. Come detto i vini sono stati raccolti tutti dal Consorzio, a cui va il nostro ringraziamento per il preciso e puntuale lavoro, nonchè per la gentile e professionale accoglienza.
Adesso veniamo ai vini. Su 200 e passa campioni non abbiamo trovato un solo vino difettato e questo è sicuramente un buon risultato che diventa ottimo se vi sommiamo una beva ed una piacevolezza “caratteriale”. Il dato viene però addolcito e non in senso positivo dai numerosi campioni con una vena, per noi, troppo tendente al dolce. Il mercato indubbiamente richiede vini morbidi e suadenti, ma crediamo che forse si sia arrivati al punto di mettere un freno a questa tendenza, che porta con se una inevitabile mancanza di profondità. Sul fronte dei Saten invece ci siamo chiesti (e sembra che anche il consorzio e molti produttori se lo stiano chiedendo) quale è la vera tipologia di questo vino che mostra caratteristiche molto diverse da azienda ad azienda. Visto il suo grande successo commerciale (ed i relativi prezzi…) crediamo sia giusto lavorarci molto a fondo per poterlo connotare con precisione. Brut e Saten non millesimati rappresentano comunque la grande base della Franciacorta che ci saremmo aspettati, specie nei Brut, di un livello leggermente superiore. Sicuramente col tempo miglioreranno  ma non trovare un vino da almeno quattro stelle tra i Brut ci ha dato da pensare. Le cose migliorano nettamente passando ai millesimati: aumentano la complessità e la profondità degli aromi, l’eleganza e la pienezza. In diversi casi diminuiscono le sensazioni dolci e questo porta a vini di sicuro livello internazionale che abbinano grande bevibilità a sicura longevità. Alcuni prodotti  non sfigurerebbero tra i grandi della Champagne. Stessa bella musica negli Extra Brut e Pas Dosè (sia millesimati che non) che però cambia parlando di Rosè. Qui il problema principale è forse quello della scarsa conoscenza generalizzata della vinificazione  in rosso del Pinot Nero. Se lo Chardonnay è oramai vitigno di casa, perfettamente adattatosi e conosciuto a menadito dai produttori ed il Pinot Bianco “rischia”di divenire una vero mano santa per il territorio, il Pinot Nero è ancora non ben digerito da diversi produttori. Questi  hanno voluto entrare nella nuova richiesta mondiale di vini rosè pensando forse che bastasse “traslare” l’esperienza della vinificazione in bianco. Si sono però trovati con vini dai colori in alcuni casi approssimativi e con ben poche delle caratteristiche di un vero spumante rosè, specie se porta il nome importante ed impegnativo di Franciacorta.
A qauesto punto non possiamo che lasciar parlare gli assaggi: come vedrete al top vi sono sia nomi conosciuti sia aziende meno famose. A voi il giudizio finale…magari supportato da un buon numero di bottiglie aperte

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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