Degustazioni Chianti Classico 2004. La quiete dopo la tempesta.4 min read

L’annata 2004 arrivava dopo due vendemmie estremamente difficili: il maltempo del 2002 e la tremenda calura del 2003 avevano sottoposto viti e viticultori a situazioni estreme. A questo si aggiungeva il difficile momento commerciale che ha avuto forse il suo “picco” negli anni della commercializzazione di queste due annate. Tutti questi fattori portavano a voler giocoforza vedere nel 2004 la “quiete dopo la tempesta”, in altre parole una vendemmia abbastanza normale dopo due veramente tragiche. Oggi possiamo dire che non siamo di fronte ad una vendemmia eccezionale ma, se paragonata con le due precedenti, andiamo dalle stalle alle stelle. Ma anche le stelle hanno dei difetti: Torniamo un attimo indietro ai mesi di agosto-settembre-ottrobre 2004 e cerchiamo di riconoscere il maggior difetto di quella vendemmia. Non è stato un problema metereologico ma umano; le scarsissime rese (e risultati) dei due anni precedenti non hanno dato il coraggio ai produttori di effettuare i dovuti diradamenti (visti anche i notevoli carichi per pianta che l’annata portava con se) con il risultato di avere mediamente dei buoni prodotti ma quasi mai con quel piglio e quel nerbo di un ottimo chianti classico. Chi ha diradato come si deve ha avuto buoni risultati, chi non lo ha fatto si è trovato in cantina vini semplici, corretti ma non certo dotati di grande potenzialità. Come vedrete dalle degustazioni molti vini hanno raggiunto punteggi buoni (tre stelle) ma ben pochi hanno meritato di più, segno che si è cercato un compromesso che salvasse “la capra” della quantità ed anche (almeno in parte) “il cavolo” della qualità.

Fino a qui per quanto riguarda l’andamento “meritocratico” delle degustazioni. Ma già scoprendo i vini dopo l’assaggio abbiamo avuto diverse sorprese, sia in negativo che in positivo, tutti comunque riassumibili nel tema  “Ma che uve hanno usato?”. Diversi vini sembravano marcare fortemente Cabernet e/o Merlot, ma dagli uvaggi dichiarati non risultava, mentre altre mostravano una classicità ampelografica che era invece disillusa dalla presenze delle uve suddette. Se non fossimo particolarmente esperti di questo grande territorio potremmo attribuire il fatto a nostra inesperienza ma, pur peccando di presunzione, ci sentiamo di dire che qualcosa di strano è avvenuto e sta avvenendo. Non è possibile sentire il seme di peperone, la paglia fresca,  il ribes o il lampone, in vini dichiarati Sangiovese 100% ed al contrario ritrovare in pieno i caratteri del Sangiovese e degli altri vitigni chiantigiani in prodotti con il 20% di Merlot riportato in etichetta. Questo non per penalizzare o idolatrare questo o quel vitigno ma per ricercare un filo conduttore sostenibile, che non porti noi ed i nostri lettori ha fare la figura di quelli che si bevono ogni panzana.

Sul momento, vista anche la delicatezza del problema, non abbiamo soluzioni al problema, ma promettiamo di investigare e di farvi sapere.

Ma non abbiamo assaggiato solo il 2004, completavano i nostri assaggi dei Chianti Classico 2003 e le Riserve della stessa annata. Sui primi possiamo solo dire che alcune cantine portano il loro nome non a caso ed anche in annate da tregenda raggiungono risultati notevoli. Sul fronte Riserve 2003 i risultati sono stati abbastanza in linea con gli altri vini italiani importanti di questa annata sahariana. Spesso quindi profumi  poco marcati e certamente non complessi, tannini ruvidi e potenze di difficile compressione ed evoluzione. A questo però si è affiancato un altro fattore che ci ha, almeno in parte sconcertato. Molte Riserve sembravano più del 2004 che del 2003! Avevano cioè una tannicità ed una potenza non da annata caldissima ma da vendemmia normale di medio livello, rafforzato da un certo senso di “vuoto” a centro bocca chiudeva il cerchio. Niente di strano e niente di illegale se il 2003 Riserva è  stato “diluito” in piccole percentuali di 2004 ( in alcuni casi forse di 2002…) ma  ci sembrava giusto sottoporlo come elemento di discussione sia ai lettori sia ai produttori chiantigiani. In definita la Riserva 2003 va vista per quello che è: un vino difficile in un annata difficile. Per questo fattore decisivo sarà il prezzo di vendita ed in questo campo ci pare che i produttori siano venuti abbastanza incontro al consumatore.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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