Chianti Rufina, in arte Pinot Nero (detto Rufina per gli amici)3 min read

L’anteprima annuale del Chianti Rufina si è dipanata tra una prima degustazione pomeridiana ( il venerdì) tra Rufina e –nientepopodimenoche-  Borgogna ed una successiva (il sabato) nonché mattuttina anteprima alla Villa di Poggio Reale. Avendo noi di Winesurf redattori di grande peso ma con poca autonomia vi presentiamo un compendio, non scritto a quattro mani ma a due+due. Questo perchè sia Pierlorenzo Tasselli che Alessandro Bosticco hanno preferito curare ognuno una delle due degustazioni. inizia il Tasselli

 

 

In queste degustazioni parallele (pinot-sangiovese e analoghe ) ci si aspetta di trovare una somiglianza fra i due. In realtà, questa volta , ho notato soprattutto le differenze : la sostanza di cui son fatti i pinot è la seta – il carattere che distingue il sangiovese è l’ acidità .
Ma la somiglianza c’è : sono simili l’ approccio al vino, l’ idea del vino che hanno in testa coloro che producono e che amano il pinot e il sangiovese.

I borgogna erano premier cru originari dei siti mitici : Volnay, Pommard , Chambolle Musigny . L’ annata 2007 , ci hanno detto i produttori , è stata difficile
I campioni di Borgogna si dividevano in due tipologie olfattive  prima che gustative: balsamici e animali . Con la glossa che il sentore “animal” è stato da tempo sdoganato e assunto fra le caratteristiche interessanti.

Anche i campioni di Rufina si dividevano in due tipologie : nervosi e potenti. E’ stato amore al primo assaggio per Frascole , confermato anche dagli interventi  dei commentatori . Interventi curiosi : veniva definito vino “atipico” nella batteria di Rufina, ma , quando entravano nei dettagli, risultava atipico in quanto molto tipico, molto corrispondente all ‘ archetipo del Chianti, molto chiantoso.

Lo definivano anche un vino “semplice” ; ma quando mi son fatto raccontare il lavoro in cantina, è risultato tutt’ altro che semplice. Solo che si tratta di un lavoro in cantina, questo sì, atipico : finalizzato a realizzare obbiettivi diversi da quelli  usuali dei wine-makers  wine-stars .
Gran figurone anche per il Bucerchiale di Selvapiana . Nessuno si è azzardato a definirlo atipico. Direi che aspira ad essere il canone del Chianti Rufina.
A me ( e non solo a me ) è molto piaciuto anche il 2007 della tenuta Bossi marchesi Gondi , che mi ha dato sensazioni assai diverse dall’ assaggio del vino di annata

.
E qui c’è il discorso sulle anteprime, che non mi ispirano fiducia, perché sono sempre troppo “ante” e troppo “prima” che il vino sia comprensibile .

 


Il Tasselli passa così il testimone al Bosticco

L’ anteprima dei Chianti Rùfina è un po’ paradossale: si svolge infatti prima delle altre vetrine dei grandi toscani, proprio per un territorio che fa della longevità la sua bandiera. I vini assaggiati sono sembrati meritare un affinamento più lungo prima della presentazione, e qualche campione mi ha dato l’impressione di esser stato approntato per l’occasione in modo un po’ frettoloso.
Più del vino "annata" 2009, quindi, mi sono sembrate compiute e coerenti le riserve 2008 (e tre aziende su diciannove ci hanno fatto assaggiare solo quelle), comunque capaci di buone prestazioni anche nel lungo termine.
I profili gustativi legati alle singole etichette si sono rivelati corrispondenti alle aspettative, con la Fattoria del Capitano che a giudicare dall’assaggio (solo 2009) ha fatto anzi un salto di qualità.

Come sempre per Rùfina la collocazione dei vigneti e le stesse dimensioni aziendali, oltre ovviamente agli intuibili "indirizzi filosofici", hanno determinato caratteristiche decisamente diverse. Tuttavia i vini assaggiati hanno offerto costantemente una notevole e spesso elegante persistenza gustativa, al di là di queste differenze.

Piuttosto il non-uso o l’abuso dei legni possono risultare sconcertanti per le differenze d’impatto che determinano  (ad esempio se capita di assaggiare di seguito un paio di 2009 come il Montulico della Cantina Sociale VICAS e il Cedro della Fattoria di Lavacchio).

Alessandro Bosticco

Sono decenni che sbevazza impersonando il ruolo del sommelier, della guida enogastronomica, del giornalista e più recentemente del docente di degustazione. Quest’ultimo mestiere gli ha permesso di allargare il gioco agli alimenti e bevande più disparati: ne approfitta per assaggiare di tutto con ingordigia di fronte ad allievi perplessi, e intanto viene chiamato “professore” in ambienti universitari senza avere nemmeno una laurea. Millantando una particolare conoscenza degli extravergini è consulente della Nasa alla ricerca della formula ideale per l’emulsione vino-olio in assenza di gravità.


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