Un’occhiata ai bilanci: Mezzacorona3 min read

Questa serie di articoli nasce dalla voglia di cercare di capire cosa succede, in questo momento di crisi, nel mondo del vino. Abbiamo così pensato, per prima cosa, di dare un’occhiata ai bilanci delle più grandi aziende vinicole italiane. Questo nella speranza di trovare dati positivi che possano dare speranze ed esempi da seguire a tutto il settore.

 

 

Dato che lo spunto per questa serie di articoli ce li ha dati il commissariamento della cantina trentina La Vis (vedi) , iniziamo questa panoramica sui bilanci delle più grandi aziende vinicole italiane da un’altra azienda trentina, anch’essa cooperativa anch’essa grande, anzi molto più grande di La Vis: Mezzacorona.

Mezzacorona (di cui abbiamo il bilancio consolidato al 31/08/2009) è una delle principali aziende italiane e sicuramente, dopo Cavit, la più grande cantina Trentina.

Come accennavo molto più grande di LA Vis. Tanto per darvi un’idea il fatturato 2009 di la Vis è stato di circa 101 milioni di Euro mentre quello di Mezzacorona ha toccato i 160 milioni (con un incremento di circa 25 milioni rispetto al 2008).

Mezzacorona ha anche un “capitale netto” che è praticamente il doppio di quello di LA Vis (circa 83 milioni rispetto a 39) ed anche nel settore delle “immobilizzazioni materiali” (in parole semplici. vigne, macchinari, cantine, tutto quanto di solido e durevole c’è in azienda) stiamo a circa 200 milioni rispetto ai 93 di La Vis.

Uno dei dati che colpisce maggiormente un non esperto di finanza come il sottoscritto è sicuramente l’indebitamento, in particolare quello verso le banche. Una moderna azienda è naturale che usi i canali bancari per approvvigionarsi di denaro, specie se ha intenzione di ingrandirsi. Non sono certo un’analista finanziario ma credo che tali debiti non debbano essere superiori a determinati livelli. In Mezzacorona, da quanto risulta dal Bilancio Consolidato 2009, solo i “debiti verso banche” assommano a circa 148 milioni, a cui vanno aggiunti quelli verso “fornitori” (44 circa). Questo dato va edulcorato con altri numeri: in particolare l’azienda vanta molti crediti di cui quelli verso clienti sono i principali ed ammontano a circa 30 milioni. Devo inoltre rilevare che rispetto all’annata precedente i “debiti verso le banche” sono diminuiti di qualche milione di euro.

Un altro elemento importante è che come ogni altra azienda vinicola il vino in cantina entra a far parte del bilancio: qui tra vino in affinamento o in stoccaggio si arriva alla notevole cifra di quasi 50 milioni di Euro.
Il bilancio si chiude in attivo per oltre un milione e mezzo di Euro, più basso rispetto a quello dell’esercizio precedente che era attorno ai 9 milioni.

Anche se ci rimarrete male non mi permetto di commentare questi dati: da una parte perché non ho la competenza necessaria, dall’altra perché credo che con così pochi numeri da confrontare ognuno possa farsi un’idea chiara.
La prossima settimana parlerò di una grande azienda toscana: Banfi.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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