Da qualche anno il Fiano trova in Puglia una nuova casa. In verità, senza scomodare Carlo II° d’Angiò che diede ordine a Guglielmo de’ Frisoni di spedire da Cava dei Tirreni 16 mila viti di Fiano a Manfredonia, possiamo dire che nelle campagne pugliesi c’è sempre stato. Non per niente un secolo prima Federico II° dà un ordine esattamente in senso contrario, facendo spedire viti da Foggia in Campania. In passato mai vinificato in purezza, pur presente in moltissimi disciplinari, trova oggi invece interpretazioni monovarietali che ampliano di molto gli orizzonti “bianchi” della regione. Passato il periodo dello Chardonnay e del Sauvignon Blanc, assistiamo oggi ad una lenta affermazione di questo vitigno con un continuo crescendo di aziende produttrici disseminate per tutta la regione. I risultati delle nostre degustazioni sono abbastanza significativi avendo degustato quasi l’intera produzione pugliese. Cosa emerge? Innanzitutto, diciamolo subito, un quadro complessivo confortante e non tanto per i risultati in se, ma quanto per le ampie possibilità di miglioramento. Questo nonostante dalle degustazioni, fatte a novembre, quasi tutti i vini segnino il passo con un quadro organolettico piuttosto stanco. Tale fattore però va analizzato tenendo conto che si tratta di vini derivanti da vigne giovani, impiantate per lo più recentemente e che con il tempo potranno solo migliorare. E’ quindi logico negli anni a venire attendersi risultati molto più soddisfacenti sotto il profilo sensoriale, sia per quanto riguarda la complessità sia per quanto attiene alla loro durevolezza.. Tuttavia a parte questo limite attuale, va anche notato che al pari della rinnovata attenzione internazionale verso i vini bianchi, cresce anche l’attenzione dei produttori con una maggiore qualità in vigna e con l’adozione di tecniche enologiche sempre più raffinate. Tra queste l’uso della neve carbonica sia durante la vendemmia per raffreddare i grappoli d’uva sia durante la pigiatura, come anche l’uso di particolari lieviti selezionati che esaltano i precursori aromatici. Come si vede un quadro in continua evoluzione che non mancherà di dare i suoi frutti nel giro di pochi anni.
La degustazione ha visto alternarsi vini da Fiano di origine ed ampelografia diversa, per cui un discorso a parte va fatto per “l’Altro Fiano”, quello Minutolo, che con il primo ha solo una infelice omonimia, trattandosi di un vitigno dalle caratteristiche totalmente differenti. Il Fiano Minutolo è un’uva aromatica che potrebbe ben stare in compagnia del Gewurztraminer di Malvasie e di Moscati, a cui assomiglia per alcune sensazioni che riesce a trasfondere. In Valle d’Itria da secoli è conosciuto con il nome di Fianello (A. Fonseca 1892) e presenta caratteri anche ampelografici diversi rispetto al Fiano di Avellino. E, proprio per evitare qualunque forma di confusione, nel prossimo futuro verrà iscritto nuovamente al Catalogo Nazionale delle varietà di vite con il solo nome Minutolo. Quest’uva rappresentava la forza aromatica dei vini di Locorotondo, nel cui disciplinare è previsto un impiego fino al 5% ma che, a partire dalla fine degli anni ‘60 è stata espiantata a vantaggio di Verdeca e Bianco di Alessano, sicuramente più produttivi. La riscoperta recente ha offerto ai produttori pugliesi una nuova via per affermarsi con vini bianchi che partendo dai trulli stanno invadendo a macchia d’olio la regione.
Per questo ritrovato vitigno potremmo fare sostanzialmente lo stesso discorso fatto sul Fiano e sulla giovinezza delle vigne (nel caso del più vecchio siamo alla terza-quarta vinificazione), tuttavia la potenza aromatica gli permette una maggiore ma relativa longevità.
Il Fiano Minutolo si propone generalmente con più immediatezza e definizione olfattiva, marcando, nelle espressioni migliori, un’espressività floreale coinvolgente che si alterna a sentori di erbe aromatiche e frutti a polpa gialla, ammiccando forse pretenziosamente ai classici vitigni aromatici. Risulta però ancora magro in bocca e con una lunghezza che solo il tempo e la qualità del lavoro in vigna dovrebbero portare.
Le Degustazioni
Fiano 2007
1) Gazza Ladra – Az. Santa Lucia
Una delle migliori interpretazioni pugliesi. Buon corredo varietale con sentori che si rincorrono tra agrumi e frutta a polpa gialla con sottolineature caramellate. Pieno, di buona struttura, di rilevante presenza acida che gli assicura freschezza e longevità.
2) Fiano Jody – Az. Spagnoletti Zeuli
Anche se ha perso un po’ nella intensità olfattiva, complessivamente mantiene un quadro di accettabile freschezza e di buona struttura. Agrumato e con tracce di pera che si perdono rapidamente.
3)Fiano Rhua- Az. Santi Dimitri
Profumi floreali tenui. Buona struttura sostenuta da un’ accentuata acidità che accompagna note di mineralità e chiude con leggere sensazioni di mandorla amara.
4)Fiano – Az. Conti Zecca
Paglierino brillante profumi floreali. Semplice e piacevole di discreta struttura gioca tutto sulla freschezza con una buona tenuta acida chiudendo con note agrumate e lieve mineralità.
5) Fiano – Az. Valle dell’Asso
Paglierino carico. Al naso una certa stanchezza con profumi poco intensi ed evoluti. Al palato si conferma la sensazione olfattiva con note di pera e curry che si dipana in un quadro tendenzialmente avanzato.
6) Fiano- Az. Villa Schinosa
Paglierino carico. Profumi floreali ed erbacei poco espressivi. Buon corpo, poca persistenza, minima freschezza. Un quadro poco esaltante per un vino che ha più che superato il suo momento migliore.
7) Fiano – Az.Dolce Morso
Vino che si avvia decisamente al suo termine con connotazioni evolutive ben evidenti. Possiamo solo presumere una precedente espressività comunque non imponente e caratterizzata da una certa neutralità.
Fiano Minutolo 2007
1)Cré- Az. Vetrere
Interpretazione di carattere. Buona immagine varietale con sensazioni di pera williams matura in prevalenza. Corpo pieno ed elegante. Persistente. Finale piacevolmente amarognolo. Una delle migliori espressioni di quest’anno.
2) Tenuta Marini – Az. Candido
Note che si richiamano al floreale ma anche alla frutta gialla. In bocca ha un impatto molto lineare con un ingresso asciutto per aprirsi in crescendo verso note persistenti di rosa e albicocca , per poi chiudersi nel finale con note di mandorla di buona persistenza.
3)Egiale – Az. Guida.
Le note varietali sono ben espresse e complesse (ananas, rosa, frutta candita) e dotate di discreto vigore. Impatto morbido in bocca che lascia presto spazio a un leggero esubero dell’acidità che scopre un corpo un po’ esile. Chiude con leggera mandorla amara.
4) Tufjano – Az. Colli della Murgia
Buone sensazioni varietali orientate verso note floreali e di salvia, non particolarmente intense ma distinte. Corpo leggero e sensazioni gusto-olfattive poco persistenti per un vino che mostra qualche limite evolutivo.
5)Rampone – Az. I Pastini
Leggermente sotto tono nella intensità olfattiva rispetto alla sua uscita sul mercato. Profumi floreali che rimandano alla rosa, facilmente percepibile, ma anche all’ananas, caratterizzando un frutto fragrante sottolineato anche da venature olfattive di mineralità meglio avvertibili appena versato e che si integrano nel finale di bocca amaricante.