Brunello: adesso abbiamo delle certezze!2 min read

Dal comunicato stampa emesso dalla Procura di Siena possiamo trarre molti elementi importanti. Il primo è che certamente alcune aziende hanno violato i disciplinari di produzione. In che modo ce lo dicono i magistrati (successivamente all’esito delle consulenze tecniche disposte per verificare il rispetto del Disciplinare di Produzione del Brunello di Montalcino DOCG 2003, che hanno accertato che nel prodotto analizzato non vi era il 100% di uva Sangiovese…..).

Sappiamo anche a quanto ammonta la frode, perché  abbiamo il dato incontrovertibile che 11.000 ettolitri di Brunello di Montalcino 2003 sequestrati sono stati trovati "non conformi" e quindi, per poter essere dissequestrati (e venduti….) hanno dovuto subire il declassamento a Toscana IGT. 11.000 ettolitri di vino fanno circa un milione e mezzo di bottiglie che, su una produzione totale di circa 9 milioni, rappresentano quasi il 16% della produzione totale di Brunello di Montalcino 2003!!!!

Andiamo oltre e prendiamo in esame i quantitativi delle quattro annate successive (2004, 2005, 2006, 2007) tuttora sotto sequestro. Sono 44.000 ettolitri: il classico conto della serva ci fa vedere come ricadiamo sui soliti 11.000 ettolitri ad anno, facendoci “ipotizzare fortemente” che un discreto gruppo di aziende montalcinesi aveva vino”non Brunello” in cantina per almeno 5 annate.

Ma altri dati ci sembrano importanti: di  65.000 ettolitri totali sequestrati, solo il 15% (10.000) sono stati dissequestrati perché trovati in regola e conformi al disciplinare. Gli altri o sono stati declassati (11.000) o sono tuttora sotto sequestro.

Prima deduzione: la magistratura ha lavorato sodo ed è anche riuscita a riconoscere le mele buone tra quelle marce, non facendo di tutte le erbe un fascio. Ma le erbe poco buone sono comunque molte e questo non ci permette di gioire, come sembra sia successo, da parte di alcuni produttori.
Seconda deduzione: se le indagini andavano avanti dal 2007 non sono certo state le rivelazioni della stampa a far scoppiare il caso. La stampa ha solo fatto il suo dovere che è quello di ricercare, verificare e pubblicare delle notizie.

Terza deduzione: cosa aspetta il Consorzio di Tutela a procedere nei confronti di chi ha inferto un danno così rilevante all’immagine del Brunello? Oramai sappiamo che quasi un sesto del Brunello 2003 non era di solo Sangiovese: non 100 o 200 bottiglie ma quasi un milione e mezzo! Se il Consorzio rappresenta quell’84% rimanente che ha subito solo danni dalla questione non può e non deve tirarsi indietro.
Inoltre: perché questo mare di vino aveva superato tranquillamente i controlli della DOCG? Dove erano e come agivano le commissioni di degustazione? Non sarebbe il caso, vista la loro palese incapacità, di azzerarle e ricomporle ex-novo, proibendo a chi ne faceva parte di entrare nelle nuove?
In definitiva. Adesso ne sappiamo molto di più e da questi dati dovremmo ripartire tutti (produttori, stampa, consumatori) per pensare e costruire il futuro di questo grande vino!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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