Gambero Rosso in scatola.5 min read

“La società fiduciaria è un’ impresa che assume l’impegno di amministrare i beni per conto terzi, la rappresentanza di titolari di azioni e/o obbligazioni. L’affidamento dei titoli alla società fiduciaria comporta la creazione di una proprietà fiduciaria con la conseguenza che ….la fiduciaria è tipica di chi non vuole apparire come socio in società di capitali e non rendere pubblico quindi il suo nome. Tale anonimato è quindi coperto dalla società fiduciaria.” Fonte Wikipedia.

 

Tenete a mente queste definizioni con ciò che si portano dietro, serviranno in seguito.Veniamo adesso all’oggetto del contendere.

Come penso sappiate nei giorni scorsi Stefano Bonilli, direttore (nonché fondatore) della rivista Gambero Rosso è stato licenziato in tronco. Al suo posto è stato messo Daniele Cernilli. La domanda più assillante che ci ponevamo però riguardava l’attuale proprietà del Gambero Rosso. In altre parole: usciti di scena soci storici come Bonilli e sua moglie, chi è divenuto proprietario del pacchetto di maggioranza del Gambero? Da un anno girano voci su famosi produttori che, senza risultare ufficialmente (Panerai, Zonin), sono divenuti possessori del pacchetto di maggioranza.

Queste voci sono state regolarmente smentite, l’ultima volta proprio pochi giorni fa da Paolo Cuccia. nuovo proprietario (così si è dichiarato) di GRH (Gambero Rosso Holding). In un’intervista al Corriere della Sera diceva che dietro di lui non c’era nessuno, tantomeno Panerai o Zonin e che lui era a tutti gli effetti proprietario del gruppo editoriale, pallino che aveva sempre avuto sin da piccolo… etc. etc.
Adesso dovete ricordarvi quanto detto sopra sulle fiduciarie perchè, dopo aver fatto indagini in alcune Camere di Commercio abbiamo scoperto che l’intero pacchetto azionario di GRH (oltre sei milioni di azioni ordinarie) è di proprietà………..della Compagnia Fiduciaria Nazionale, con sede a Milano. Noi peraltro crediamo al signor Cuccia quando ci dice che è lui il proprietario ma non possiamo non domandarci perché, dichiarando pubblicamente di possedere il Gambero, trincera dietro una vera Muraglia Cinese le informazioni sulla composizione del pacchetto azionario. Il termine “Muraglia Cinese” non è scelto a caso. La Compagnia Fiduciaria Nazionale non è infatti l’ultima venuta ma un vero e proprio “salotto buono” della finanza italiana. Di proprietà dei fratelli Aldigretti (commercialisti) con quasi il 60%,  nonché del Gruppo Falk e di Italcementi, questa fiduciaria è stata e viene utilizzata da società e personaggi famosissimi, come Fininvest, Ligresti etc etc. Del resto Paolo Cuccia fa parte del gruppo che conta, visto che è o è stato Presidente, Amministratore o Consigliere di Amministrazione in società importantissime come Bulgari, Capitalia, EUR S.p.A e Abn-Amro. Ha seduto anche nel Consiglio di Amministrazione della CIA (Compagnia Immobiliare Azionaria), società nata da Class Editori. Nello stesso consiglio sedevano anche Paolo Panerai (editore di Class) nonché Gianni Zonin e suo figlio Domenico. Per chiarezza di informazione c’erano anche altri importanti personaggi fuori dal mondo vino, come Luca di Montezemolo e Diego della Valle. Con questo non crediamo di dimostrare niente, ma ci sembrava giusto farlo sapere, anche perché non riusciamo ancora a capire come si vogliano pagare fior di onorari ad una fiduciaria se tutto è chiaro e lampante.

Magari i dati in nostro possesso sono vecchi, perché i cambiamenti in Camera di Commercio vengono registrati “con tempi burocratici”. Se ciò fosse vero non chiediamo altro che una visura camerale e saremo felici di darne notizia. Però certe Camere di Commercio lavorano più veloci di altre, prova ne sia che dall’informatissimo articolo pubblicato su Vie del Gusto dello scorso luglio le cose sono cambiate. Lì si diceva che Paolo Cuccia era vicepresidente esecutivo di FWF (Food and Wine Factor) la società che controllava Gambero Rosso Holding. Dico Controllava perché ad oggi FWF è in liquidazione e tutto il pacchetto azionario è, come detto, della Compagnia Fiduciaria Nazionale.

In definitiva possiamo affermare che la composizione del pacchetto azionario di GRH è ancora avvolta da mistero e ciò non può che portare acqua al mulino delle illazioni che girano da circa un anno. Questo non tranquillizza certo sia i dipendenti sia soprattutto i vari partners del Gambero Rosso, come per esempio Slow Food, che si trova a coeditare la guida vini più importante d’Italia con soci di cui non conosce le fisionomie. Credo proprio che, se così stanno le cose, a Bra non si dormano sonni tranquilli e magari si pensi seriamente ad una strada diversa.

Per questo torno alla domanda che avevo fatto alcuni giorni fa a Daniele Cernilli, allargandola anche al sig. Cuccia. In un mondo dove si parla di un prodotto che nasce grazie alla luce del sole, perché non mantenersi sotto questa luce anche in altri casi? Perché non si deve sapere, aldilà di ogni ragionevole dubbio, la composizione azionaria della più importante rivista enogastonomica italiana?
Quali segreti mai si nasconderanno dentro a quella “scatola” con sei milioni di azioni? Anche se risultassero proprietari dei produttori di vino, cosa mai potrà accadere? A questo punto tacere o dare delle mezze verità è forse la strada peggiore.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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