Viticoltura biodinamica a Bordeaux? Si può!4 min read

Lo Château Pontet-Canet, che François de Pontet, Grand Écuyer di Luigi XV, creò ormai più di duecento anni fa (nel 1705) a Pauillac, ritornando  in quei territori  come Governatore del Médoc, è la dimostrazione più lampante di come la gerarchia del grande classement napoleonico del 1855 sia in parte stata rimodellata dal tempo.

 

Da Cinquième cru classé, dopo aver infilato una decina di millesimi uno più straordinario dell’altro, potrebbe essere considerato oggi una specie di supersecond.

Ahimé, la scalata verso l’alto è avvenuta anche nel prezzo, praticamente triplicato, ma ancora oggi abbastanza conveniente rispetto a quello dei Premier cru.

 

Eppure la storia di questo cru (una posizione ideale, con Mouton-Rotschild e Lafite a nord) ha attraversato fasi anche abbastanza oscure, prima di essere letteralmente preso in mano, nel 1975,  dal suo acquirente,  Guy Tesseron un négociant di Cognac con le idee chiare e dal suo régisseur, Jean-Michel Comme.

 

Penso a tutto questo, davanti a una magnifica magnum del 2009, forse la migliore di sempre di questo grande Pauillac.Un naso esplosivo, ancora giovanissimo, in cui prevalgono i piccoli frutti neri (naturalmente cassis e more mature),con note floreali e di cedro, al palato è puro velluto, rivelando  una trama tannica  fine-grained, di notevole eleganza, carnoso ma non opulento, è di straordinaria profondità e armonia.

 

E non posso non pensare  che a tutto ciò non sia estranea la scelta,  coraggiosa  per un grand cru del Médoc, della  biodinamica, effettuata con grande determinazione a partire dal 2004, dopo una fase di progressiva sensibilizzazione alla cultura biologica. 

Dapprima soltanto sui 14 ettari della vigna di Pouyalet: situata in prossimità della Gironde, è là che viene coltivato il Merlot .

Poi , ben presto, in tutta la proprietà, incluso quello che rappresenta il cuore storico dello Château: denominato “Le Plateau”, è una specie di groppa rialzata (i francesi direbbero croupe) costituita da graves garonnesi del Günziano, poggianti su uno zoccolo calcareo.

 

Si tratta di un suolo magro, perfettamente drenato, dove il Cabernet Sauvignon (il 60%, in media, del blend) trova il suo sito ideale.

Alcune parcelle sono molto vecchie, risalendo alla fine degli anni ’70. Al centro della croupe è il Cabernet Franc , che concorre per il 4% dell’assemblage; alla sua  periferia, sulle porzioni più ricche di argille, si trovano alcune vigne di Merlot. Dal 1995 a Pontet-Canet si  sono aggiunte tre piccole parcelle per il Petit-Verdot, situate ai bordi della croupe , che concorrono, in talune annate, al 2% del blend. 

 

La prima annata nella quale i vini dello Château hanno ottenuto da Biodyvin  la certificazione  biodinamica su tutta la proprietà  è  quella del 2010, altra annata eccezionale, che contende alla 2009 il primato di migliore di sempre, ma la progressione del grand vin é chiaramente percepibile fin dagli esordi della sua conversione: ricordo lo splendido 2005, un Pauillac marcato dal Cabernet, quell’anno al 70%, di grande potenza e densità, e persino il vino della difficile annata 2007 funestata dalla peronospora, favorita dalle avverse condizioni metereologiche, quella dalla quale trasse nuovo impulso la determinazione della proprietà a proseguire nel percorso verso la biodinamica.

Anch’esso a dominanza Cabernet (70%), è un Pauillac meno concentrato  di quello del 2005, ma di grande finezza, tra quelli di questo millesimo che maggiormente mi avevano colpito in occasione di una “orizzontale” di cru del Médoc  effettuata qualche anno fa.

 

Il Pontet-Canet del 2008 rappresenta una tappa intermedia rispetto alle due grandi annate del 2009 e 2010: spicca per le note fruttate molto seduttive e per la qualità e finezza dei suoi tannini. Più pronto del 2009, anche se potrà certamente durare anch’esso molto a lungo. Sull’esempio di Pontet-Canet, ora altri grandi cru del Médoc guardano con accresciuto interesse alla biodinamica. Il primo Château importante a intraprendere la strada della conversione è Palmer. Altri seguiranno.

Lo Château Pontet-Canet è distribuito in Italia da Sarzi-Amadé. Il costo di una bottiglia (da 0,75) del 2009 in enoteca non è facile da determinare, ma può essere fissato orientativamente in 400 euro. Molto meno costosa (sui 170-180 euro) quella dell’ultima annata in catalogo, la 2011.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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