Premio Gambelli 2017: ex aequo a Luca Faccenda e Diego Bonato2 min read

Se dovessi dare un peso “gambelliano” ai segni del destino allora è chiaro che da  lassù Giulio Gambelli non si fida molto del mio modo di degustare e quindi preferisce non farmi partecipare alla giuria del Premio Gambelli.

 

Infatti in cinque anni ben tre volte (due volte per  una gamba rotta e relative operazioni, l’ultima quest’anno per un megaraffreddore) non ho potuto partecipare all’assaggio. 

 

Ma la giuria era comunque di altissimo livello, come sempre formata da soci Aset e da un bel gruppetto di “Giovani Promettenti”.

 

Anche quest’anno il premio Giulio Gambelli per il giovane enologo che più si ispira al modo di fare vino del grande maestro ha premiato ragazzi (due, ex aequo, mai successo!) che se lo sono strameritato, il roerino  Luca faccenda e il padovano trapiantato in Chianti Diego Bonato.

 

La premiazione è avvenuta ieri 13 febbraio, prima della cena di gala della Chianti Classico Collection alla stazione Leopolda.

 

Mi sento di affermare che, anno dopo anno,la bellezza di questo premio unico nel panorama nazionale è tutto nella faccia sorpresa e nei modi timidi dei premiati, giovani non abituati alla ribalta, agli applausi, ad essere al centro dell’attenzione.

 

Pensandoci bene il Premio Giulio Gambelli ha in sé qualcosa di rivoluzionario: è un premio nato sulla memoria di un non-enologo che premia quelli enologi ancora non famosi, non coinvolti nel jet set di questo piccolo ma grande mondo.

Non premia un vino ma, attraverso il vino, il lavoro di un giovane. Non presenta liste e liste di vini degustati ma presenta solo i vincitori. Non ci sono sconfitti, solo giovani che ci riproveranno l’anno prossimo.

 

Ogni anno, durante la premiazione non posso fare a meno di emozionarmi, mentre una lacrimuccia viene trattenuta a malapena, perché mi viene da pensare ad un Giulio miracolosamente riportato in mezzo a noi che, con sguardo sorpreso, guarda cosa è nato grazie a lui.

Lo stesso sguardo, lo avevano i due premiati di quest’anno e questo per me è il miglior imprimatur per il loro futuro, non solo professionale.

 

Voglio ricordare che il premio Gambelli non potrebbe esistere senza l’appoggio logistico e soprattutto finanziario dei quattro consorzi toscani di tutela dove Giulio ha lavorato, quindi Chianti Classico, Brunello di Montalcino, Vino Nobile di Montepulciano e Vernaccia di San Gimignano. Altrettanto importante è l’aiuto finanziario delle aziende che hanno avuto Giulio come creatore di vini: in assoluto ordine casuale, Montevertine, Bibbiano, Rodano, Poggio di Sotto, Il Colle e Ormanni. Un ringraziamento ai consorzi e alle aziende non solo è d’obbligo ma è doveroso, perché grazie a questi aiuti i giovani enologi italiani possono avere una loro ribalta e un maestro a cui ispirarsi.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE