L’ultima volta che ci siamo visti è stato al Vinitaly, l’ho lasciato che parlava con qualcuno seduto ad uno dei tavolini del suo stand.
C’eravamo scambiati qualche battuta sul fatto che lui era dimagrito ed io no.
Sapevo che si era operato, ma pensavo fosse qualcosa di diverso dal male che invece inesorabilmente lo ha consumato in questo ultimo anno.
Pasquale era soprattutto un uomo pratico, visionario, ma pratico, così come deve essere un uomo del marketing, inteso nel senso più ampio e migliore del termine.
Dire che fosse un uomo del vino è riduttivo: era innanzitutto uno che analizzava i dati di mercato e poi se possibile agiva di conseguenza.
La sua esperienza ai vertici della Peroni gli aveva insegnato a guardare i numeri, le percentuali, ma anche a stabilire con i propri collaboratori un rapporto che andava al di là del lavoro.
Pasquale aveva un sogno che stava realizzando, portare la sua azienda con una nuova linea di vini a livelli qualitativi molo alti. Era anche consapevole ci sarebbero voluti anni per realizzarlo, ma questo non era un ostacolo.
Ora tutto resta nelle mani di suo fratello Antonio e di sua figlia Barbara, che sono sicuro proseguiranno nel lavoro così ostinatamente iniziato da lui.
Grazie per la tua amicizia, ti saluto Pasquale.