Degustazioni Franciacorta: la piacevole rivoluzione dei “senza annata”5 min read

Anche quest’anno la “Franciacortalonga” ci ha tenuti impegnati per una intera settimana!

 

Quasi 350 vini che il consorzio (a proposito, grazie mille!!)  ha raccolto a primavera, tenendoli poi stoccati per noi per farceli degustare quasi in inverno. Questo (oramai chi ci segue lo sa) per permettere ai vini di superare indenni le sboccature più recenti e degustarli ad almeno 6-7 mesi da questo evento molto  traumatico.

 

350 vini non possono essere presentati in una sola volta, quindi procederemo così: questo articolo parlerà di come sono andati gli assaggi, delle nostre considerazioni, delle nostre idee. Verrà affiancato dalla degustazione degli oltre 100 Brut (senza annata e millesimati) e dalla presentazione dei migliori prodotti della categoriai. Domani, martedì 20 dicembre, pubblicheremo i risultati generali dei Saten e degli Extra Brut, naturalmente con l’articolo-focus sui migliori e mercoledì chiuderemo con i Pas Dosé e i Rosé.

 

Quindi tre giorni di bollicine franciacortine, con consigli interessanti per le feste oramai alle porte.

 

Dopo aver degustato settanta Franciacorta per cinque giorni di fila tutti eravamo d’accordo su un punto che potremmo definire “la rivoluzione dei Senza Annata”.

Non ci viene in mente termine più adatto, perché in più di dieci anni di degustazioni non  era mai successo che i vini “base”  raccogliessero (quasi) più consensi dei millesimati. Naturalmente se andiamo a vedere la media punti i millesimati sono avanti in quasi tutte le tipologie (eccetto che nei rosé) ma quello che ci ha colpito di più è stata quella che potremmo definire come “diversità strutturale” dei non millesimati.

 

Confrontandoli  con i fratelli maggiori dotati di annata in etichetta, molto molto spesso trovavamo quasi un metodo produttivo diverso, un voler privilegiare freschezza, sapidità, croccantezza (brutto termine ma rende l’idea) rispetto a millesimati più ponderati, piacioni, mediamente più dolci, con note ossidative più spinte e con sensazioni di dosaggio più evidenti.

 

Questo, mutatis mutandis, in tutte le tipologie e la prima domanda che ci siamo fatti a bocce ferme è stata se la forbice tra le due grandi famiglie  si sia ristretta per  merito dei S.A. o per demerito dei millesimati.

Un po’ l’uno e un po’ l’altro, perché accanto a questa “grande rivoluzione” che ha toccato le cinque tipologie ce ne sono state altre più piccole: la prima è che gli Extra Brut millesimati hanno superato mediamente per la prima volta i Pas dosé equivalenti, la seconda è che i saten in generale si sono avvicinati molto alle due categorie suddette e la terza è che i brut (entrambi) sono andati un po’ peggio degli anni scorsi.

 

Tutto questo rivoluzionamento, ci fa intravedere dei cambiamenti in Franciacorta: forse si sta puntando su vini più reattivi e dotati di sapida freschezza?

Tra i senza annata (le cui basi sono 2013-2014) questa tendenza arriva prima al mercato, mentre i millesimati, quasi tutti di annate precedenti, sono ancora impostati “all’antica” senza voler dare valenze positive o negative a questo termine.

Forse alcune annate più fresche hanno influito su questo cambiamento, ma ci sembra comunque una strada che da qualche tempo era stata imboccata, per esempio con la riduzione degli zuccheri e la sistemazione tipologica dei Saten.

 

Naturalmente guardiamo con piacere a queste “rivoluzioni”, vedendo in questo anche la voglia di tutto un territorio di svilupparsi, adeguandosi anche a quanto il mercato suggerisce.

 

L’ultima piccola rivoluzione riguarda il pinot bianco, secondo noi molto più usato che in passato specie per le cuvée base. Un ennesimo segnale che la Franciacorta, piano piano, sta cambiando.

 

Veniamo adesso a due note veloci tipologia per tipologia.

 

Pas Dosé.

Non millesimati eleganti, forse leggermente carenti in quanto a “ciccia”. Ben pochi hanno scelto la strada della fermentazione in legno e questo per noi è un pregio, specie per vini che devono comunque essere bevuti senza tante cerimonie. I millesimati ci hanno un po’ deluso: gli mancava profondità, forse per colpa di annate non eccezionali.  Voto alla tipologia 7.5

 

Extra Brut

Senza annata, con nasi molto più definiti e con bocche molto meno dolci che in passato, millesimati sulla stessa strada dei Pas Dosé, quindi con qualche defezione nella complessità. Voto  8

 

Saten

Non millesimati molto più freschi, sapidi, lineari, con nasi che portano verso note di frutta bianca. Qualcuno gioca ancora molto sulla paciosa rotondità, ma la tipologia è abbastanza centrata e di buon livello qualitativo. Millesimati buoni ma senza quello stacco netto che in passato li divideva dai “base”.  Voto 8.5

 

Brut

Nel grande mare dei senza annata “si naviga”  da vini più asciutti e sapidi con nasi ancora da definire perfettamente (questa è la maggioranza), a prodotti molto più elaborati, anche con legno, molto impattanti al naso e in bocca ma strani per la fascia di prezzo. Millesimati con diversi vini da rivedere, in qualche caso troppo maturi al naso, in altri con bollicine poco avvolgenti e cremose. Voto 7-

 

Rosé

Se si lascia da parte il “gioco al lotto” dei colori, compresi in una forbice molto, molto ampia, i rosati (specie i non millesimati) ci sono sembrati di livello superiore al passato. Qui gli zuccheri giocano un ruolo più importante che nelle altre tipologie, ma i vini mostrano più equilibrio e soprattutto aromaticità chiare e piacevoli. Voto 7–

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


DEGUSTAZIONI CORRELATE


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE