Negretti a La Morra: sperimentazione nella tradizione5 min read

Che bella esperienza il Langhe Tour dei Giovani Promettenti! Mi accolgono, in sostituzione del direttore di InternetGourmet, per le degustazioni di un considerevole numero di campioni di Barolo e Barbaresco, presso il Consorzio ad Alba e per una serie di visite in aziende del territorio. Per loro è una consuetudine, per me è una piacevole novità, scorrazzare tra i vigneti che si vestono delle calde e brillanti sfumature autunnali.

 

Arriviamo a Santa Maria, frazione – e MGA – del comune di La Morra, in vista all’azienda Negretti.

 

Ci accolgono Massimo ed Ezio, i giovani fratelli che rappresentano la quarta generazione della famiglia. Entrambi hanno frequentato la scuola enologica di Alba; successivamente, Massimo ha conseguito la laurea in enologia presso la facoltà di Agraria di Torino, mentre Ezio ha scelto la specializzazione in discipine economiche e gestionali.

 

«Nel 2003» raccontano «abbiamo costruito la nuova sede aziendale e iniziato a gestire direttamente la nostra realtà produttiva che ha una storia familiare di oltre un secolo». 

I 7 ettari gestiti all’inizio del 900 – tutti accorpati nei comuni di La Morra e Roddi – oggi sono diventati circa 13, con una produzione complessiva di circa 40.000 bottiglie annue.

Non c’è dubbio, hanno le idee molto chiare, Massimo ed Ezio; lo si capisce anche dal rigore e dalla semplicità che animano gli spazi della cantina: ampi, funzionali, senza ridondanze ornamentali. Ci sono molte vasche d’acciaio in cui avviene la fermentazione per tutti i vini prodotti e legni di diverse capacità ed essenze. Anche la degustazione ha confermato uno stile produttivo dai contorni rigorosi, aperto alla sperimentazione e capace di mettere a frutto l’esperienza e la storia familiare, senza stravolgere la tradizione.

 

La degustazione:

 

Dadà Langhe Chardonnay 2015 e 2013

Grande pulizia olfattiva e una decisa precisione stilistica colpiscono già in questo vino bianco.

Il 2015 si apre su note fresche di fiori di tiglio e pesca; il sorso è ben strutturato e saporito. Il più evoluto 2013 ha note burrose e di pasticceria e una trama gustativa ampia, molto sapida.  Molto ben calibrato il passaggio in legno.

 

Dolcetto d’Alba 2015

Davvero un gran bel vino, da bere anche d’estate, opportunamente rinfrescato. Il frutto varietale è intenso e nitido; c’è un’affascinante leggerezza nel sorso che termina in un bellissimo gioco tra polpa fruttata e sale. Vino piacevolmente didattico che sorprende.

 

Nebbiolo d’Alba 2013

Prodotto con uve  scelte dai vigneti di Monforte, ha profumi intensi e fragranti, dove predomina il floreale, arricchito da una piacevole nota pepata. La beva è distesa e austera. 12 mesi di barriques di rovere francese danno spessore senza appesantire.

 

I Barolo

“Guardare alla modernità con intelligenza” potrebbe essere il motto dei fratelli Negretti, un concetto che la degustazione dei quattro Barolo prodotti ha trasmesso molto efficacemente. Le marne grigio-blu, dette di Sant’Agata, argille finissime miste a sabbia, sono caratteristiche del terroir di La Morra e Roddi. Sono dunque dei Barolo dai profumi fruttati, delicati, con tannini sottili e strutture non eccessive.  Massimo ed Ezio, però, attraverso una ricerca personale, hanno scelto per ogni Barolo una gestione diversa dei legni, per grandezza e tipo di essenza, usando ogni anno solamente il 30% di contenitori nuovi. il loro stile è sempre rigoroso e molto pulito, ma ogni Barolo rivela un preciso carattere.

 

Barolo 2012

Prodotto con selezioni dai diversi vigneti di La Morra, ha un profilo deciso, con note scure, di grafite, quasi fumé. I tannini sono fitti, già piuttosto arrotondati; quasi pastoso al palato, è scorrevole e sapido. L’affinamento avviene prima in barrique di allier per 8 mesi, poi in botti di rovere da 20 hl per 18 mesi. Austero.

 

Barolo Rive 2012

Prima annata in commercio per questo Barolo che è prodotto con le uve dell’omonima menzione geografica del Comune di La Morra, dove i filari sono esposti a sud.

L’uso della criomacerazione e l’affinamento in rovere francese grande per 24 mesi esaltano il frutto rosso, maturo e intenso, e un notevole spessore gustativo, con l’alcol ancora un po’ in evidenza. I tannini offrono giovanile astringenza e sono sostenuti da una buona acidità che promette longevità. Esuberante ma con saggezza.

 

Barolo Mirau 2012

Le uve provengono da un vigneto sulla sommità del cru di Santa Maria. L’affinamento avviene in rovere svizzero da 20 hl per circa 24 mesi.  Elegantissimo il profilo olfattivo: floreale, di piccoli frutti rossi maturi, erbe balsamiche, note lievi di cacao in polvere e pepe bianco. I tannini sono fitti, rilevati.  Freschezza e persistenza allietano il palato.  Mi permetto: è un Barolo che lascia una traccia nel mio cuore. Raffinato.

 

Barolo Bricco Ambrogio 2012.

Le uve provengono dalle vigne la cui età va dai 45 ai 70 anni, poste nell’omonimo cru di Roddi. Si tratta del Barolo aziendale dalla maggiore struttura (nei terreni è più presente l’argilla e l’affinamento avviene in barriques di allier per 24 mesi). Il profilo olfattivo è molto variegato, con note di humus, liquerizia, erbe balsamiche, frutto rosso maturo quasi in composta. Il sorso è polposo, spesso, con tannini ben avvertibili ma già setosi, quasi dolci. Potente e aggraziato.

 

Barolo Mirau 2007

 Il naso si apre lentamente su fiori secchi, note polverose e progressivamente mentolate, piacevolmente fresche. Grande eleganza anche nel sorso, sapido e balsamico, dai tannini soavi e avvolgenti. 

 

 

Barolo Bricco Ambrogio 2005

Molto variegato il profilo olfattivo: frutti rossi, cioccolato fondente, note terziarie appena accennate di tabacco, fungo. Il tannino è ancora vivace e contribuisce a una beva molto pacevole, direi leggiadra, che ben accompagnerei a una battuta di Fassona.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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