Ernesto Gentili: ringrazio comunque l’Espresso, anche se…5 min read

Dopo la notizia dell’azzeramento della redazione guida vini da parte del gruppo Espresso abbiamo telefonato ad Ernesto Gentili, ex-curatore della guida assieme a Fabio Rizzari, per sapere da lui come sono andate veramente le cose.

 

 

Buongiorno Ernesto. Dicci subito una cosa, te l’aspettavi?

 

Prima di parlare di aspettative vorrei fare un piccolo passo indietro: abbiamo fatto 13 edizioni della guida, prima con un contratto triennale e poi rinnovato ogni anno per 10 volte. Questo vuol dire che c’era un rapporto di fiducia e questo rapporto comprendeva anche la piena libertà di espressione. Detto questo, la diminuzione del numero di pagine dell’ultima edizione non era certo un segnale confortante e poi  a gennaio mi è arrivata la telefonata di Vizzari…

 

Che ti convocava a Roma per una riunione?

 

Assolutamente no, mi diceva solamente che la direzione dell’Espresso aveva deciso di cercare altre strade relative al settore vino. Anche se aggiungeva che potevamo fare delle proposte, ho capito che questo rapporto durato 13 anni stava per finire.

 

Ma poi vi hanno convocato ufficialmente?

 

Ti ripeto che l’unica comunicazione (anche difficile perché la linea era disturbata) è stata quella telefonata.  Poi non ho e non abbiamo saputo più niente. Del resto non mi risulta che abbiano fatto un comunicato ufficiale, ma la notizia sia stata data “ufficialmente” da Luciano Pignataro. A questo proposito: prima ho parlato di un buon rapporto con l’Espresso per 13 anni, di una fiducia data e ricambiata, proprio per questo mi sento di dire che potevano chiudere la cosa in maniera più elegante e… mi fermo qui.

 

Ma durante quella famosa telefonata Vizzari come ha motivato la scelta?

 

Non l’ha motivata, ha detto solo che era una scelta della direzione editoriale.

 

Si dice che la scelta sia stata motivata dalle scarse vendite. Cosa hai da dire in merito?

 

Considera che nel 2007 la guida vendeva circa 35.000 copie. Prima con Velenitaly, che ci ha dato una grossa botta e poi con la naturale diminuzione che ha colpito tutte le altre guide cartacee e l’editoria in genere, queste cifre si sono molto ridimensionate, come del resto si sono ristrette anche le vendite della guida Espresso dei ristoranti.  Occorre dire che la forza commerciale dell’Espresso non è mai stata usata a vantaggio della guida vini. Anche se sono due canali importanti, la guida usciva solo in edicola e in libreria, non prendendo mai in considerazione gli altri tipi di vendite, che alla fine sono quelle che fanno guadagnare un editore.

 

Tipo?

 

A parte le vendite tipo, appunto, “guida ristoranti”,  fatte a grossi gruppi farmaceutici o ad altre importanti aziende, non esisteva nessuno in Espresso che proponesse l’acquisto alle aziende vinicole in guida. Tutte le guide puntano molto su questo settore, e anche nel nostro caso poteva portare a grossi numeri. Invece noi cosa si faceva? Alla premiazione  se ne regalava una copia ad ogni produttore e a posto così! Ti rendi conto di quante copie stiamo parlando in 13 anni? Per la guida ristoranti non si lavorava e non si lavora così, anzi, se ci fai caso, tante aziende vinicole sponsorizzano i premi ai migliori ristoranti…Purtroppo la guida vini è sempre stata considerata la cenerentola del gruppo, magari utile in funzione guida ristoranti e noi come redazione potevamo fare ben poco, perché il nostro ruolo era quello di fare bene la guida, non di venderla.

 

Se potessi tornare indietro cambieresti qualcosa?

 

Dal punto di vista redazionale ben poco perché il nostro lavoro l’abbiamo sempre fatto bene. Cercherei di far cambiare le cose dal punto di vista commerciale, come detto prima. Magari farei inserire nel contratto l’impegno ad una edizione in inglese, che era stata promessa più volte ma non è mai arrivata.

In questi giorni ho letto un cumulo di menzogne, come quella di avere "una linea editoriale esclusivista che ha lasciato fuori tanti protagonisti del vino italiano”. Se mai è stato proprio il contrario: abbiamo avuto il merito di far emergere una moltitudine di produttori, nuovi e di lungo corso, mai presi in considerazione dalla critica al tempo dominante e allineata, immediatamente pronta però a mutare apparentemente forma per rivendere come proprie queste scoperte. I protagonisti che abbiamo lasciato fuori sono quelli “Se non mi premi non ti do più il vino” o quelli abituati a contrattare le valutazioni dei propri vini. Se il nostro esclusivismo è questo, allora siamo fieri di essere “esclusivi”.

 

Come vedi il futuro delle guide cartacee sui vini?

 

Anche se il cartaceo ha indubbiamente perso appeal, con alcuni aggiustamenti, tipo la traduzione  in inglese o in giapponese  per il grande mercato internazionale, non vedo un futuro buio. Vedo più buio per le guide dei ristoranti, che alla fine risultano molto più ingessate e costose.

Del resto anche sul web non si riesce ancora a vedere quegli investimenti che possano far pensare ad una guida di nascere e farsi conoscere. Anche sul web, per fare una guida bisogna pagare i redattori e non mi sembra che  succeda spesso. (in effetti tutti i redattori di Winesurf, anche se assaggiano circa 8.000 vini l’anno, sono volontari. n.d.r.).

 

A parte le guide, cosa pensate o cosa pensi di fare adesso?

 

Idee e proposte ne abbiamo diverse e ora le vaglieremo, anche riguardanti il web. Per quanto mi riguarda invece uscirà a breve un mio libro sui vini toscani (versione inglese inclusa) e ne ho in ponte altri.

 

Quindi non escludi una nuova guida.

 

Non la escludo anche se mi sembra che il panorama guide sia piuttosto… saturo.

 

 

 

 

 

 

Foto Ernesto Gentili di Villa Petriolo che ringraziamo

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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