Lettera a Veronafiere e Vinitaly di Alfonso Cevola5 min read

Ci è stata segnalata da Roberto Stucchi Prinetti di Badia a Coltibuono questa lettera che Alfonso Cevola, storico wine blogger statunitense, ha pubblicato sul suo blog ( il link lo troverete a fondo pagina). La pubblichiamo molto volentieri sperando possa servire a migliorare la situazione.

 

 

Cara Veronafiere,

 

veniamo a Verona e al Vinitaly dal 1967. Abbiamo assistito alla sua espansione negli anni e abbiamo resistito al travaglio di questa crescita con tanti altri italiani perseveranti, oltre che a tanta gente proveniente da tutto il mondo. Ma stiamo seriamente considerando di non tornare al Vinitaly di Verona.

 

1) Il primo giorno, domenica, è stata una vera e propria festa per ubriachi, per gente che non aveva nulla a che fare con l’industria del vino. Gli stand del Veneto e del Trentino-Alto Adige e il padiglione Lombardia erano impraticabili a causa della folla di gente che cercava di riempire i propri bicchieri. Impossibile sputare, e una pletora di ubriachi disordinati. È stato impossibile concludere affari in queste zone la domenica.

 

2) La questione parcheggio è una barzelletta. Di sera siamo stati seduti in auto, tutti insieme appassionatamente, nell’area parcheggio dall’altro lato della strada rispetto a Veronafiere, con centinaia di auto che tentavano di uscire dall’unica uscita disponibile. Due ore dopo, siamo finalmente riusciti nell’intento. Ovviamente tardi per gli appuntamenti, ancora una volta. Seriamente, è così difficile predisporre una linea di trasporto alternativa che vada da Veronafiere alle altre zone della città per alleggerire il traffico? Aprire altre due uscite? Ne parliamo da almeno 20 anni!

 

3) Vogliamo parlare della gente che sta a bighellonare fuori dai padiglioni, bloccando le uscite e fumando? Questa dovrebbe essere una fiera per professionisti, non un luogo per accendersi una sigaretta in attesa di “compagnia”. Per non parlare della gente che si ferma davanti alle porte, che si irrita se vuoi passare per andare in un altro padiglione. Chi si occupa di sorvegliare queste zone? Nessuno, ecco chi se ne occupa.

 

4) I bagni sono ancora, in gran parte, un disastro. Puzzano, i pavimenti sono fradici di pipì e le donne sono costrette a invadere i bagni degli uomini a causa della mancanza di WC a loro destinati. È degradante per le donne (e per gli uomini) che hanno solo bisogno di andare in bagno. È disgustoso.

5) Non siete ancora riusciti a mantenere correttamente ventilati alcuni padiglioni. Cosa c’è di complicato nell’utilizzare un’illuminazione a LED che non surriscaldi gli ambienti, oltre ad aprire le finestre per evitare che ci sia un caldo opprimente?

 

6) Ancora una volta, le comunicazioni all’interno dei padiglioni con il cellulare, tramite sms, internet e tutti gli altri mezzi che si usano in genere per comunicare nella nostra era sono impossibili da utilizzare al Vinitaly. Gli sms arrivano ore dopo; molti di noi perdono comunicazioni importanti per incontrare qualcuno o per cambiare il luogo dell’incontro. Le telefonate si interrompono di continuo. E tentare di accedere a internet alla ricerca di informazioni circa un’azienda o per accedere a un’app è un’impresa all’interno dei padiglioni di Veronafiere. Come possiamo portare avanti le nostre attività se non possiamo utilizzare gli strumenti che sono essenziali nel mondo di oggi? Questo è uno scandalo continuo che il management di Veronafiere non ha saputo gestire, ancora una volta.

 

7) 3 aziende di nostri amici si sono viste vandalizzare gli stand e sono state derubate. Di quanti di questi episodi non siamo stati informati? È stata una coincidenza o mancanza di sicurezza? #ThisMustStop.

 

Non ne avete ancora abbastanza? Spendiamo il nostro denaro guadagnato con fatica nel tentativo di promuovere i vini italiani. E Verona e Veronafiere ci hanno deluso. Siamo stanchi di combattere con folle di ubriachi pieni di sé, con bagni nauseanti, padiglioni malsani e con l’incompetenza dei massimi livelli del management di Veronafiere. Saremmo felici di un cambiamento; che si tratti di andare a Milano o non tornare affatto. A questo punto, preferisco piuttosto dedicare il mio tempo (e il mio denaro) a visitare personalmente i fornitori di vino presso le loro aziende ben illuminate, che sanno di aria fresca, acqua pulita, non affollate e senza fumo. L’infrastruttura di Veronafiere e di Vinitaly sembra essere al tracollo. Seriamente, Veronafiere, è necessario dare un bel colpo di spugna a una leadreship incapace se non si vuole rischiare di perdere l’attenzione di centinaia di migliaia di persone che vorrebbero semplicemente un mondo migliore per il vino italiano. Dov’è Luca Zaia quando c’è bisogno di lui?

 

Amiamo l’Italia e amiamo la community del vino italiano. Abbiamo molti amici nel mondo del vino italiano da tanti anni. Vogliamo tutti una soluzione alla questione, piuttosto che lamentarcene, davvero. Ma Veronafiere, e Vinitaly come associazione, hanno dimostrato di non essere in grado di trovare soluzioni sostenibili. Stiamo considerando di boicottare il Vinitaly del 2016
(#BoycottVinitaly2016), il 50° anniversario di una fiera con nobili intenzioni agli inizi, ma che sembra non abbia la volontà, la visione e la leadership necessaria per reggere altri 50 anni.

 

Firmato,

L’industria del vino italiano

 

versione originale scritta da Alfonso Cevola (http://acevola.blogspot.it/2015/03/why-this-might-be-our-last-vinitaly-in.html#more ) su On the Wine Trail in Italy. Tutti i diritti sono riservati.

Traduzione di Marilena Leta.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE