Un male da evitare: quello dell’esca3 min read

Non arriva con i mali di stagione e non colpisce l’uomo bensì la vite e spesso proprio a causa dell’uomo. E i suoi effetti possono essere devastanti se la pianta viene trascurata o curata male.
Il mal dell’esca viene considerato un vero è proprio cancro per la nostra pianta e così era definito anche dai vecchi in Friuli.

Sembra che il nome derivi dal fatto che i legni infetti, in passato, venissero usati come “esca” per il fuoco: proprio la consistenza spugnosa ne faceva un ottimo “accendi fuoco”.

La malattia (molto più precisamente si dovrebbe definire un insieme di malattie) avviene a opera di alcuni funghi che concorrono in maniera diversa al danneggiamento dei tessuti e in alcuni casi possono anche diventare antagonisti: Fomitiporia mediterranea, Phaeomoniella chlamydospora e il Phaeoacremonium aleophilum. A seconda dell’agente interessato si assiste a diverse forme del mal dell’esca:

–    Venature brune: compaiono delle striature necrotiche visibili dopo un taglio longitudinale delle barbatelle, ma si possono avere anche delle forme latenti in cui i sintomi non sono immediatamente evidenti. I funghi responsabili sono il Phaeomoniella chlamydospora e Phaeoacremonium aleophilum e possono dar luogo a infezioni in seguito alla diffusione di spore nei vasi a partire dalle zone infette nelle piante madri o a infezioni che si verificano in vivaio in seguito alla presenza di spore sul materiale di propagazione e nell’ambiente.

–    Malattia di Petri: prende il nome del fitopatologo che lo isolò durante i suoi studi. Molto più diffuso all’estero dove è noto con il termine di “black goo”, si manifesta come un fenomeno di deperimento e può colpire piante o vigneti giovani dai primi mesi dell’impianto fino ai 6-8 anni. In associazione ad altri fattori di stress, come forzatura di produzione o condizioni climatiche e idriche particolari, le infezioni a livello del portainnesto o della cultivar comportano ridotto vigore vegetativo, minore crescita, cattiva saldatura dell’innesto, clorosi diffusa, ritardata e scarsa produzione ecc. il fungo responsabile è il Phaeomoniella chlamydospora.

–    Esca giovane: spesso causata da Phaeomoniella chlamydospora e il Phaeoacremonium aleophilum ha origine da ferite che diventano l’accesso diretto alla pianta. In questo caso non compare la carie bianca, ma la sintomatologia è più a carico dell’apparto fogliare.

–    Esca classica o Carie bianca: è purtroppo la più conosciuta. In questo caso la sindrome inizio con la tracheomicosi con conseguente ostruzione dei vasi linfatici ad opera del Phaeomoniella chlamydospora e il Phaeoacremonium aleophilum e prosegue poi con la degradazione del legno ad opera del Fomitiporia mediterranea.

Presentiamo i responsabili:

Il Phaeomoniella chlamydospora  attacca i tessuti vascolari della pianta causando la morte delle cellule. Aggredisce lo xilema causando imbrunimenti dei tessuti. Le lunghe venature scure partono proprio dalle ferite sul legno dal momento che le spore invadono il legno (spesso attraverso i tagli di potatura). Una volta all’interno del fusto, le spore si dipanano e si ramificano infettando tutta la pianta attraverso la corrente linfatica. Così come nell’uomo, anche la nostra pianta attiva le sue autodifese volte a fermare l’azione del fungo. Se la pianta è già sotto stress o indebolita da inutili concimazioni, le difese non contribuiscono a proteggerla.

Il Phaeoacremonium aleophilum penetra allo stesso modo del Phaeomoniella chlamydospora , spesso attraverso ferite da potatura e impedisce il normale flusso linfatico portando la pianta alla morte. L’infezione si riconosce dalla tipica colorazione bruno-rosata che si manifesta sul taglio trasversale del fusto.

Il Fomitiporia mediterranea è l’agente responsabile della carie bianca, ma spesso necessita della presenza del P.ch. e del P.al. per potersi formare. Si può formare su legni molto vecchi o già morti e solo in particolari condizioni climatiche e ambientali. Il fungo in questo caso degrada la lignina sino a trasformarla in una massa spugnosa bianco-giallastra. Anche in questo caso si propaga attraverso ferite provocate alla pianta.

 

segue…..

 

 

Per gentile concessione di Ersa FVG.

Davide Ferrarese

Davide Ferrarese, agronomo e profondo conoscitore del Piemonte agricolo, per diversi anni nostro “metereologo ufficiale” ci ha lasciato in eredità tantissimi interessanti articoli.


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