Se Nerone fosse stato più slow9 min read

“Lucio Domizio Enobarbo Nerone Claudio Cesare Augusto Germanico?? Dove sei????”

“Sono qui Poppea  ma, Porco Giove, quante volte ti ho detto che devi chiamarmi Nerone o semplicemente Imperatore!”

“Ma Lucio Domizio Enobarbo Nerone Claudio Cesare Augusto Germanico, i tuoi nomi sono uno più bello dell’altro, come posso non pronunciarli.”

“Ascolta Poppea! Voglio essere chiaro con te: se tu non avessi due…..se tu non fossi  una gran… insomma, se tu non fossi così, a quest’ora saresti già trippa per leoni. Quindi……SMETTILA DI CHIAMARMI A QUEL MODO!”

In effetti quello è proprio il nome completo di Nerone. Comunque l’ennesima discussione del giovane imperatore (in questo momento, nel 64 D.C. ha 27 anni) con la giovane e avvenente moglie l’ha fatto incazzare oltre il lecito e quando Nerone è incazzato o scopa o..

“TIGELLINO! IL  FALERNO! MUOVITI!!!!"

Tigellino, il  capo della guardia pretoriana, arriva con un  cratere pieno di un liquido color dell’oro ed un calice.

“Eccomi o sommo Imperatore. Ecco il tuo Falerno! Forse non è il momento ma, o sommo, vorrei ricordarti che il compito  del capo del Pretorio non è proprio quello di servire il vino ma…. (vedendo che Nerone stava nuovamente per esplodere) a me va bene così!”

Nerone prende dal capiente contenitore un calice di Falerno,  vino amato e decantato in tutta l’antica Roma, lo annusa, lo sorseggia e…

“Tigellino, ma quale Falerno mi hai portato???? Questo non è il 59 della Cantina Augustea! al massimo può essere il 61 vendemmia tardiva di Villa Cesarea! Soprattutto lo voglio Merum, non aggiunto d’acqua. L’acqua dalla a quella frequentatrice di quadrivi e angiporti di tua madre.”

Tigellino si scusa per l’errore e va a prendere l’altro vino. Nel frattempo Poppea  cerca di recuperare terreno.

“O Nerone (vedi ho imparato…) ma come fai a riconoscere ogni vino. Devi rendere grazia agli dei che ti hanno fatto un grande dono.”

Nerone, come ogni giovane nonché imperatore che si rispetti non resiste alle lusinghe, così..

“Sai- con tono di sufficienza imperiale-  facendo ENObarbo di cognome non potevo che avere un buon palato, ma è stato solo seguendo le lezioni  di quel Gallo Cisalpino proveniente da  Augusta Taurinorum, quel Carolus Petrinorum Braidenses, che ho imparato tante cose. Tu, nella tua ignoranza, credi esista il Falerno e basta, ma solo nei territori italici abbiamo il Cecubo, il, Il Sorrentino, il Trebellicano, il Mamertino, il Pretuziano, il Retico, per non parlare del vino dei Colli Albani.."

Avrebbe potuto continuare per ore (come ogni allievo ad un primo corso di degustazione che vuole dimostrare la sua bravura e conoscenza)  ma ecco arrivare Tigellino con il vino giusto. Nerone ne prende un calice ed inizia a spiegare.

“Senti Poppea- mettendole il bicchiere sotto al naso- questi intensi profumi di violetta di montagna, di pesca albina e di mandorla balbuziente, miscelati a sentori quasi animaleschi di piede di centurione non ti fanno impazzire?"

Poppea mette il calice sotto il naso e, senza entusiasmo, annuisce. Nerone continua nel suo sproloquio.

“E poi in bocca: che freschezza, che potenza e soprattutto che mineralità! (ebbene si! Anche allora si trovava la mineralità…) Senti questo retrogusto amarotico ma dolce, questa chiusura repentina ma lunga, armoniosa, questa profondità leggera, quasi aulica…non ti fanno venire voglia di….di….”
Poppea prende sottobraccio Nerone borbottando  fra se “ Meglio quello che statte a sentì..” ed entrambi escono di scena.
Avrete capito perfettamente il perché di questa uscita e quindi li scuserete. Ci concentriamo così su Tigellino che sta ridendo sotto i baffi perché ancora una volta ha rifilato all’imperatore il solito vinaccio che non si sa nemmeno da dove venga, tenendosi per se il Falerno.

Dopo un po’ Nerone ritorna dal talamo, con una faccia molto soddisfatta. Tigellino cerca di sfruttare il momento propizio per discutere di una cosa importante.

“O Nerone, scusa se ti disturbo, ma potremmo discutere ancora di quella tua grande idea, che però ha qualche problemino nell’attuazione. Capisco, quelli che seguono il Gallo Cisalpino, che si sono definiti  seguaci del Lentus Cibus sono simpatici, attivi e oramai a Roma sono quasi più dei cristiani, ma…..ho parlato anche con diversi senatori ed il tuo progetto sembra molto difficile da realizzare, per non dire rischioso.”

“Vedi Tigellino –rivolgendosi al prefetto con fare tranquillo e comprensivo (vorrei vedere, dopo…l’uscita di scena con Poppea) – Ogni Imperatore romano ambisce all’immortalità, almeno a quella storica. In un periodo come questo abbiamo già conquistato tutto quello che si doveva conquistare, inoltre Augusto (Che Giove l’abbia in gloria) ha riformato la magistratura , ha rimesso in sesto l’amministrazione pubblica delle province e ha riorganizzato l’esercito. Ora, se tutto è stato praticamente fatto, cosa mi resta da fare?  L’unica cosa è far stare meglio i romani. Ormai a Roma siamo più di mille volte mille ed è giunto il momento di dare un urbe più vivibile a tutti. “

“Ma Nerone, scusa se mi ripeto, ma il progetto non ti sembra troppo rischioso..”
“Nessun rischio, caro Tigellino. Se tutto verrà fatto come dico io nessuno si farà male, anzi, tutti si divertiranno e godranno come satrapi in calore e….a cose fatte non potranno che ringraziarmi. Del resto anche Giulio Cesare voleva attuare un grande rinnovamento edilizio della città! Io non faccio niente di nuovo, solo lo faccio in maniera intelligente e godereccia.”

“Grande Nerone, permettimi ancora di farti notare alcune cose…..anche i costi non saranno proprio bassi e poi..”

“Basta! La cosa dovrà svolgersi come ho detto! Per almeno un mese passerete in tutte le vie di Roma per annunciare che il 18 di Iulius, lungo la Via Appia si mangerà e si berrà senza spendere un’ asse o un sesterzo.  Una serie di grandi banchi, distanti almeno dieci stadi l’uno dall’altro daranno gratis vino e cibo di altissima qualità. Una cosa mai vista! I banchi più vicini a Roma avranno vino e cibo dei colli romani, mentre andando avanti v offriranno cibi e vini di altre terre non solo italiche.  Si potrà così abbinare il Falerno al filetto di elefante dei Cartaginesi o il Cecubo alla tartare di coccodrillo degli Egizi. Insomma, una grande festa per tutto il popolo romano, che, lento pede,  dovrà e vorrà assaggiare tutto. I soldati avranno il compito di spingere anche i più riottosi a partire per questa camminata mentre si mangia o mangiata mentre cammini; potremmo chiamarla “Longocibus”, mi pare suoni bene. “

“Il grande successo della manifestazione”-continua infervorato Nerone – “ metterà anche in discussione il vecchio modo di cibarsi, distesi su scomodi triclini. Basta con le cene da Trimalcione dove ti inciucchi e ci vogliono dieci giorni per riprenderti. D’ora in avanti i romani dovranno imparare a mangiare e ad apprezzare il cibo in un altro modo ma sempre con moderazione. Seduti , o in piedi come lungo la Via Appia, dove ci saranno i produttori stessi  ai banchi e spiegheranno quello che stanno servendo. Si tratterà di una grande momento per il  piacere alimentare: per la prima volta il popolo potrà mangiare e bere quello che mangiamo noi! Lo potrà apprezzare, conoscere e riconoscere. Potremmo anche chiamarlo “Stradone del Gusto”: un luogo dove bere, mangiare a sazietà ma dove si potrà soprattutto iniziare a capire cosa e perché si mangia.”

“Questo- Tigellino interrompe il sogno ad occhi aperti di Nerone-  o grande imperatore potrebbe anche andare bene…verrà a costarci un botto ma possiamo permettercelo. Il problema è la seconda parte dell’idea…”

“Cosa c’è che non va nella seconda parte! E’ conseguente alla prima! Se devono mangiare in maniera diversa devono anche vivere in luoghi diversi. Si tratta di distruggere delle case inabitabili per ricostruirle più grandi e più belle che pria! Quale momento è migliore di quello in cui tutti gli abitanti sono fuori a mangiare e bere? Magari avranno qualche momentaneo disagio nei primi tempi ma poi tutti mi ringrazieranno.”

“O sommo Nerone, sui ringraziamenti non ci conterei. Comunque tu sei  l’imperatore e tu decidi.”

 

30 di Iulius

 

Nerone  sta osservando le ceneri di alcuni grandi quartieri di Roma dall’alto del terrazzo imperiale. In sottofondo si sentono i rumori della città che però, piano piano, vengono sovrastati da un vocio che diventa sempre più forte. In breve si sente provenire dal basso urla indistinte e  si capisce che una grande folla si è raccolta attorno al palazzo imperiale e che gli  animi non sono proprio tranquilli. Entra tutto trafelato Tigellino e Nerone subito gli chiede:

“Tigellino, cosa sta accadendo da basso? Il popolo è sempre arrabbiato per l’incendio? Eppure mi hai assicurato che non ci sono stati morti, che avevi fatto sgombrare tutti.”

“O sommo Imperatore, infatti è stato così! Solo qualche incorreggibile vecchio astemio non si voleva muovere di casa ma sicuramente le fiamme l’hanno convinto. Comunque, o Nerone il momento è grave, il popolo è inferocito, non so quanto potremo tenerlo tranquillo.”

“Eppure dovete riuscirvi! I tempi per la ricostruzione saranno lunghi e le case non saranno pronte prima di..”

"A’ Nero’ –sbotta Tigellino che quando è sotto pressione torna ad essere romano de Roma- questi nun vonno a’ casa, vonno er vino bbono!"

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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