Una Pasqua un po’ diversa10 min read

Con questo ennesimo parto della fantasia vogliamo augurare una Buona Pasqua a tutti i nostri lettori.

Da quando Gesù aveva partecipato alle Nozze di Cana la sua vita era cambiata radicalmente. Prima, pur avendo seguaci e facendo un sacco di proseliti alla sua causa, aveva comunque qualche momento libero. Da quando invece si era sparsa la voce che produceva grandi vini (per non parlare di pani e di pesci…) era un continuo assedio.

Avevi voglia a dire che quello non era il suo lavoro, che l’aveva fatto una volta e basta. Nessuno ci credeva e alla fine, parlandone anche con i suoi dodici amici, con Maria e con Giuseppe, decise di mettere su un’ enoteca a Nazareth, chiamandola “al Cielo”. Lui però non poteva stare in negozio  tutto il giorno e così in un primo tempo ci mise sua madre e dopo poco tempo anche la Maddalena (così la smetteva di stare sempre per strada, che non dava certo un bell’esempio).

Essendo Nazareth un paesino la cosa fece scalpore. La gente si dava di gomito dicendo “Hai visto? Passi per Maria, ma adesso anche  la Maddalena assunta al Cielo. Di questo passo chissà dove andremo a finire.”  Quando Gesù sentiva queste cose  si arrabbiava tantissimo. “Chi siete voi per giudicare!” gridava ai paesani pettegoli.

Ma pur con due persone in negozio c’era sempre tanto da fare soprattutto perché Gesù, giorno dopo giorno, presentava vini sempre diversi e migliori. Oramai la sua fama aveva valicato i confini della Galilea e lui stesso si era talmente innamorato del mondo del vino che il suo oramai non era più un lavoro. Lo aveva capito perfettamente Maria, che ripeteva spesso alla Maddalena “Questa è proprio la sua passione!”

Il negozio era sempre pieno di gente, specialmente al sabato pomeriggio, giorno destinato  all’assaggio di nuovi vini provenienti dai quattro angoli del paese: allora Gesù esponeva un cartello con su scritto “INRI”, che voleva dire “In Negozio Rossi Incredibili” e la gente si accapigliava pur di assaggiarli.

La sua passione si era trasmessa anche ad alcuni degli amici, in particolare a Giuda che si era messo a produrre un vino rosso chiamato appunto “Sangue di Giuda”. Ma anche altri, come Pietro che aveva messo su un allevamento di galli, erano entrati nel settore dell’agroalimentare. Già si pensava di creare una società commerciale, “la Vini  Divini” per esportare in tutto l’Impero Romano ed in particolare a Roma.

Tutte queste belle cose caddero però come un castello di carte e quasi dalla mattina alla sera la situazione si fece molto critica. Da una parte le invidie di alcuni farisei commercianti di vino che si vedevano portare via il lavoro e avevano fatto di tutto per  creare problemi , dall’altra la grande, incredibile bontà di Gesù che spessissimo regalava il vino, oppure accettava dei “pagherò” che non venivano mai onorati o addirittura regalava vino e soldi a chiunque glieli chiedesse. Inutilmente Maria, Giuseppe, Maddalena cercavano di fargli capire la cosa.

 “Gesù , tu hai le mani bucate!” gli dicevano e lui rispondeva sempre “Che ci volete fare, è il mio destino!” e continuava imperterrito.

Un brutto giorno arrivarono i soldati romani e proprio nei giorni della Pasqua ebraica, quando le vendite toccavano i livelli più alti dell’anno, misero i sigilli all’enoteca. Questo fu il colpo definitivo : a Gesù non restò altro che convocare i suoi amici per un ultima cena con quello che era riuscito a salvare dalla confisca.

Roma in quel periodo stava usando le maniere forti con la Palestina: tutte le pene erano state inasprite ed anche per debiti o bancarotta c’era il rischio di finire sulla croce. Gesù lo sapeva e non era per niente tranquillo. Riponeva però speranze in Giuda, la cui azienda vinicola stava avendo grande successo e magari avrebbe potuto  (lui credeva) anticipargli un po’ di denari. Inoltre girava voce che avesse avuto un lascito di 30 denari da dei lontani parenti e questo rinforzava le speranze di Gesù.

La cena fu molto tesa e neanche sei  fiasche di Petrus, Selezione  Orto degli Ulivi DOCG (Denominazione d’origine Controllata di Galilea) del 21’, vino che spopolava allora in Galilea, riuscì a riscaldare l’ambiente. Gesù era teso come una corda di violino e aspettava l’arrivo di Giuda che però tardava. Purtroppo quando arrivò anche le ultime speranze del nostro povero Cristo svanirono. Giuda si presentò mezzo brillo con in mano alcuni piccoli involucri.

“Buonasera a tutti! Scusate il ritardo ma volevo farvi una sorpresa. Come sapete l’azienda va a gonfie vele e allora, grazie anche a dei denari che mi sono arrivati di recente, ho deciso di ampliarmi. Ecco qui il primo risultato che da domani potrete trovare in ogni negozio della Galilea. E’ un dolce, un piccolo impasto di mandorle, zucchero, carrube ed altre sostanze segrete. E’  gustoso e si mangia in un boccone.  L’ho chiamato Bacio di Giuda e questi sono i primi prodotti. Ve li ho portati ad assaggiare.  Gesù, eccoti il primo Bacio di Giuda!”

Il silenzio sepolcrale che accolse la tirata  fece capire a Giuda di aver fatto una solenne cazzata. Tutti, sapendo della richiesta che Gesù gli voleva fare (immaginando che anche lui sapesse) e lo guardavano immobili con occhi increduli o addirittura cattivi. Solo Gesù col suo sguardo dolce si avvicinò a lui, prese il bacio e poi usci nella notte, immaginando dove erano andati a finire  tutti i denari che Giuda avrebbe potuto prestargli.

Proprio in quel momento arrivarono gli esattori con i gendarmi che dovevano o riscuotere i soldi del debito oppure portare in prigione il debitore; presero Gesù e lo portarono in galera.

Come detto i romani stavano usando le maniere forti per mantenere l’ordine, ma Gesù era conosciuto e benvoluto da molti e quindi cercarono in qualche modo di evitare che una punizione eccessiva sfociasse in una eventuale sommossa. Per questo, saltando praticamente a piè pari il tribunale locale, dove i farisei dettavano legge, lo portarono direttamente dal responsabile romano, Ponzio Pilato.

Questi conosceva di fama Gesù e spesso aveva acquistato a “prezzi di favore” ottime partite di vino, per cui decise di adottare una strategia soft.

“Mi dicono che la tua enoteca sia la più fornita di tutta la Galilea e che tu sia un intenditore con un palato divino”.

“Parole tue, non mie!” rispose con modestia Gesù, che voleva capire dove Ponzio Pilato andasse a parare.

“Quindi” continuò imperterrito il romano “Sarai sicuramente in grado di riconoscere un vino da un altro. Ti propongo una specie di gioco. Tu sai quale è la pena per i debitori (e allargò le braccia in un gesto eloquente), ma se tu mi indovini….diciamo…39 vini, io ti lascio libero. Attento però, ogni vino sbagliato ti becchi una bella frustata. Sei d’accordo?

Gesù decise di stare al gioco e Ponzio Pilato fece portare i vini. “Sarò proprio io a servirteli” aggiunse con un sorrisino “Avanti,  portatemi una bacinella d’acqua per lavarmi le mani! Non voglio che odori strani possano disturbare il nostro “divino” assaggiatore.”

Iniziò così la degustazione: Ponzio Pilato da un lato, Gesù nel mezzo ed un nerboruto soldato romano con in mano una frusta dall’altro. Tutto filò liscio, tra i mormorii sempre più increduli della folla dove alcuni sussurravano “Ma questo è un miracolo!” e la faccia sempre più stizzita dei due romani fino all’ultimo vino.

Al trentanovesimo  campione purtroppo, un  Gesù forse stanco o forse troppo sicuro di sé, scambiò un facile Mar Morto Brut del 29 per un Golan Pas Dosè del 31. Immediatamente la frustata parti, Gesù trattenne a stento un grido e Ponzio Pilato poté esultare “Lo dicevo io che non eri così bravo! Guardie, riportatelo dentro che domani l’aspetta il Golgota.”

Alla fine non gli era andata così male. Il Golgota era la collina dove si trovava il più importante vigneto della Galilea: un cru di 14 ettari chiamato “Via crucis” per via della particolare forma di allevamento. Apparteneva ad una cooperativa di Farisei, proprio quella che aveva tramato per far fallire Gesù.

Come gli venne notificato in carcere, se il giorno dopo avesse potato a regola d’arte tutti e quattordici gli ettari del vigneto il suo debito sarebbe stato ritenuto saldato e lui sarebbe tornato un uomo libero.  Gesù sentendo che tipo di pena l’aspettava sbiancò ma inizio comunque  a prepararsi.

Appena i primi raggi del sole fecero capolino  il povero Cristo inizio la Via Crucis, partendo dal vigneto più in basso. Mano a mano che il tempo passava l’impresa si rivelava sempre più impossibile. Alcuni cercarono di aiutarlo ed un certo Simone di Cirene riuscì a farlo per  tre-quattro filari, ma molti vennero allontanati e la stessa Maria riuscì a scambiare solo due parole col figlio che, con un filo di voce gli sussurrò “Mamma, che pasquaccia quest’anno!”

Il tempo passava, il vigneto sembrava aumentare, le mani del Cristo sanguinavano. Ad un certo punto chiese dell’acqua ed un centurione romano, per spregio,  gli dette una spugna imbevuta d’aceto. Gesù fece finta di non accorgersene, alzò gli occhi al cielo guardando  ciò che solo lui, forse, poteva vedere. Il rispettoso  silenzio che avvolgeva il Golgota era interrotto solo dai secchi suoni del trincetto da potatura: tutti guardavano l’arco del sole sperando inutilmente di fermarlo.

Ad un certo punto però  non si sa cosa successe: le mani del Cristo sembravano andare sempre più veloci, i tralci parevano cadere da soli: la gente era ancora più ammutolita, perché si rendeva conto di assistere ad un vero e proprio miracolo. In breve, un attimo prima che facesse buio Gesù tagliò l’ultimo tralcio e crollò a terra, non si capiva se svenuto o morto. Subito venne avvolto in un telo e portato via.

Tutti si riversarono del vigneto per osservare da vicino, dandosi di gomito e dicendosi l’un l’altro “Non c’è dubbio, è un miracolo, un vero miracolo”.

E la voce si spanse sempre più, prima a Gerusalemme e poi in tutte le terre di Galilea, infiammata e spinta dal fatto che di Gesù nessuno sapeva più nulla.  Nei primi tre giorni si disse di tutto ma la stragrande maggioranza  pensava  fosse morto, stroncato dall’immane fatica. Addirittura al terzo giorno un gruppo di soldati romani, forse ubriachi, affermarono di averlo visto uscire da una grotta e volare in cielo.

Tre giorni dopo il Golgota, in una località lontana da Gerusalemme, Gesù si svegliò e si trovò davanti gli sguardi dolci di Maddalena e  di sua madre e quello divertito di Pietro, che subito gli parlò così “Finalmente ti sei svegliato! Hai dormito per tre giorni e tre notti” Gesù provò a muoversi ma era pieno di dolori “Stai fermo-continuò l’amico-“ non devi muoverti e anzi, sarà bene se per un bel periodo di tempo rimani qui e non ti fai vedere in giro. Comunque, almeno un grazie lo potresti dire! Se noi undici non avessimo pre-potato tutta la vigna di notte, lasciando però i tralci al loro posto, tu col cappero ce l’avresti fatta a finire. Del resto, a cosa servono gli amici se non ad aiutarti nei momenti di bisogno..

Buona Pasqua a tutti!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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