Questionario: le aziende rispondono! Seconda parte31 min read

Pubblichiamo la seconda parte dei commenti al nostro questionario. Anche questi hanno spunti che fanno riflettere. Leggeteli!

Ambra                                   Toscana                                               Retroetichetta si   
Commento
Pur essendo veritiere tutte le risposte che ho dato alle diverse domande, devo per onestà aggiungere che, per quanto riguarda la filtrazione, sto utilizzando per i rossi la filtrazione a cartucce sopratutto quando ho problemi di brettanomyces e stesso discorso per quanto riguarda la filtrazione tangenziale su mosti vini con problemi di brettanomyces all’inizio dell’elaborazione. Inoltre le stesse considerazioni valide per i vini rossi, e le risposte fanno riferimento ai vini rossi ,possono non essere valide per i bianchi in cui filtrazioni e chiarifiche , pur se non necessarie, permettono di produrre vini con più tranquillità: e non sto parlando di vini importanti con affinamento prolungato, ma di vini di pronta beva elaborati giovani. E’ evidente che ogni tipo di vino segue un percorso che può beneficiare o meno di un determinato intervento tecnologico. E’ chiaro che un vino rosso a buona ottima maturità, affinato per uno o più anni in qualsiasi tipo di vaso (meglio legno,ma anche cemento) acquista naturalmente una stabilità, per cui, secondo il mio parere, non ha bisogno di niente altro, se non, talvolta, una stabilizzazione tartarica, anch’essa solo ed esclusivamente per maggiore tranquillità.  Stesso discorso per la solforosa. Un vino rosso, dotato di buon corredo polifenolico, ma anche un vino bianco,  potrebbe farne anche  a meno, ma devo ricordare che nella fermentazione i lieviti producono naturalmente un buon livello di anidride solforosa e quindi anche senza aggiunte, i vini ne sono naturalmente provvisti. Sono dell’avviso che le multinazionali  spesso e volentieri propongono nuovi prodotti enologici che non hanno, almeno per me, alcuna validità, non tanto  morale,  ma scientifica (penso ad esempio allo smisurato campionario di tannini). Devo però con la stessa onestà aggiungere che ho provato l’utilizzo di lieviti selezionati e batteri malici selezionati. Pur non essendo assolutamente  necessari, e,  sopratutto, non essendo certi che essi prendano il sopravvento sulla microflora spontanea, ho notato nell’utilizzo notevoli benefici a livello di acidità volatile prodotta,  minore fase di latenza e maggiore  energia fermentativa con probabili vantaggi per minore produzione di ocratossina e possibilità di ridurre i rischi di insorgenza di problematiche di brettanomyces.Per quanto riguarda i malici selezionati , minore produzione di ammine biogene. Quello che voglio dire è che non si può a priori rifiutare tutto quello che la tecnica ci mette a disposizione, ma va valutato caso per caso. In alcune situazioni si possono avere dei vantaggi sulla sanità dei prodotti elaborati, e questo non è secondario sia per la salute dei consumatori e sia perchè sempre più stretti sono i limiti legali di alcuni prodotti tossici presenti nei vini (ocratossina, presto le ammine biogene). Il vino fin dall’antichità è stato sempre soggetto ad essere in qualche modo manipolato (resina, miele, spezie), quindi non è che sia una grossa novità tutto quello che succede oggi. Le conclusioni a cui sono giunto per il momento nel mio percorso enologico è il cercare di rispettare il più possibile la tipicità, il terroir nel senso più largo del termine (legame territorio, vitigno, uomo), con l’assoluta certezza che la natura va rispettata sempre ed ha al suo interno quasi tutte le risposte ai nostri quesiti tecnici. Ma non rifiuto a priori le innovazioni tecnologiche. Esse, in alcuni casi ,se utilizzate con discernimento, possono secondo me essere prese in considerazione per essere messe  al servizio della salute del consumatore.
 
Torregiorgi                           Piemonte                                              Retroetichetta:si   
Commento
Bisognerebbe far capire che i cosiddetti "Designer Wines", fatti (in tutto il mondo) nella totale ignoranza di ogni regolamento (che gli Europei si sono dati) non sono vino, ma una mistura qualsiasi con l’aspetto di vino. Ho sentito dire che solo il vino fatto con tutti i criteri tradizionali fa bene alla salute (ossia previene infarto ed altri malanni – se bevuto con moderazione) È un argomento importante.

Fattoria Castellina               Vinci                      Toscana                                Retroetichetta: si 
Commento
Produciamo uva e vino biodinamico. Unico prodotto esogeno da noi utilizzato: SO2 in modicissime quantità e solo all’imbottigliamento. Questo è l’unico modo per produrre vini che esprimano VERAMENTE terroir, annata e personalità azienda/produttore. 

Oddero Fratelli                      Piemonte                              Retroetichetta: DIPENDE, MA ALLO STATO ATTUALE MOLTE DELLE PRATICHE E DEI PRODOTTI SOPRA ILLUSTRATI SONO ASSOLUTAMENTE SCONOSCIUTI AL CONSUMATORE, E SI RISCHIEREBBE DI FAR SEMBRARE IL VINO UN PRODOTTO CHIMICO ANZICHE’ UNA BEVANDA SENZA CHE LO SIA REALMENTE SEMPLICEMENTE FACENDO UN ELENCO DI NOMI DI PRODOTTI ASSOLUTAMENTE UTILI E ININFLUENTI SUL PRODOTTO FINALE E LE SUE CARATTERISTICHE.

Villa Cervia  Abruzzo  
Commento
Quanto usato per produrre un vino? Il vino è comunque uno degli alimenti  più naturali. La sua struttura è molto complessa e riportarla in etichetta è proposta demagogica ed inutile. Riportare cose non comprensibili dalla gran massa non serve a nulla. Per noi basta la premessa iniziale. Già abbiamo inserito in etichetta " contiene solfiti " . Chi capisce cosa vuol dire? In compenso il nostro pensiero è quello che ogni produzione venga CERTIFICATA DA ENOLOGO,  che dichiara che tutta la produzione è stata effettuata sotto il suo controllo e che ne risponde civilmente e penalmente. Lasciamo liberi di fare il proprio mestiere a chi lo sa fare ma responsabilizzando chi immette nel mercato il prodotto. Cerchiamo di parlare e di scrivere solo quando ci sono le competenze. Oggi troppi scrivono " fesserie" in quanto ignoranti ma pretenziosi di salvaguardare la salute pubblica. ES. i trucioli si utilizzano solo per far " sciogliere nel vino, sapori ed odori che il legno cede quanto il vino è conservato in botti appunto di legno”. L’invecchiamento è altra cosa. Quando un vino è conservato in un recipiente che ha una certa "porosità" con lo scambio lentissimo di aria che si ha, si facilitano e si innescano dei fenomeni fisco-chimici ( ossidoriduzioni) che modificano la struttura ( odore, corpo). Se l’invecchiamento è idoneo e a carico di vini di pregio, si migliora la qualità. Quando vengono messi trucioli similari ( comunque pezzi di legno certamente pregiato) non si hanno fenomeni di ossidriduzione causato dallo scambio di ossigeno ma SOLO sapore di legno che tra l’altro, dopo un periodo di moda, è sempre più meno gradito ( anche perchè si è ecceduto con barili e similari).

Tringali     Bolgheri        Toscana                     Retroetichetta   SI, MA LA RETRO NON DOVREBBE RISULTARE TROPPO TECNICA.

Grosjean                                               Valle d’Aosta                        Retroetichetta  si   
Commento
Nelle buone annate la natura prevale sulla tecnica e la chimica, nelle annate difficile a volte qualche intervento sopra riportato può essere necessario.

Vini Croci  Emilia Romagna    Retroetichetta  si       
Commento
Sono convinto che il vino debba esprimere con naturalezza e franchezza il territorio e l’annata in cui viene prodotto,  anche magari esprimendo piccoli difetti. Alcune delle tecniche sopraccitate rischiano di omologare i vini  a quello che in un dato momento il mercato chiede.

La Gironda   Piemonte  
Commento
Non ritengo di utilizzare prodotti né pratiche compromettenti, ma non so se sia opportuno riportare tutto in etichetta. Ad esempio, se indicassi che utilizzo farine fossili per la filtrazione, il consumatore medio, non informato sulle pratiche di cantina, cosa potrebbe pensare vedendo questa nota in etichetta? Ci si può permettere di mettere in commercio un vino non filtrato? Non siamo tutti Gravner, purtroppo. Ritengo si debba obbligare ad indicare sulle etichette di tutti i prodotti quegli additivi che potrebbero essere dannosi alla salute o quelle pratiche per le quali il consumatore è stato sufficientemente informato e può avere farsi una Sua personale opinione (trucioli, ecc.) Sono altrettanto convinta però che, tra tutte le cose che ingeriamo, l’uva per produrre vino ed  il vino siano ancora uno dei prodotti  meno trattati con prodotti pericolosi e, in generale, meno manipolati! (rispetto ad insalate, zucchine, mele, pere, fragole e tutti i prodotti marcescibili di cui ci alimentiamo quotidianamente!). Come risponderebbe oggi il consumatore trovandosi di fronte un vino non filtrato o non stabilizzato? Lo apprezza nei vini di Gravner, ma da una piccola produttrice sconosciuta? Senza considerare il giudizio che potrebbero darti nei concorsi enologici, guide, ecc.   E’ già cosi difficile riuscire a farsi considerare con un prodotto corretto…Non sono andata oltre la C su molte pratiche perchè non avendole provate direttamente, non saprei dare delle informazione sulla inutilità e dannosità. Certamente, comunque,  non sono necessarie per fare un buon vino

Il Feuduccio                         Abruzzo,                               Retroetichetta si                        
Commento
Quanto espresso è in stretta relazione con l’impostazione produttiva da "piccolo enopolio", che persegue per le proprie produzioni una politica di alta qualità. Diverse tecniche sopra citate si rendono necessarie quando non si governa la produzione sotto il profilo strettamente viticolo ( rese/ettaro, curve di maturazione). 

Cesari                     Veneto                          Retroetichetta     Sì, l’unico dubbio è la comprensione da parte dell’utente finale di questi passaggi: se un’azione non ha controindicazioni per la salute non ha senso che venga pubblicizzata (soprattutto se ha un brutto nome tipo:dialisi). Sono d’accordo nel dover indicare in retroetichetta le operazioni non concesse ai produttori della zona (leggasi vini preparati con trucioli del nuovo mondo nel mercato italiano o europeo venduti ovviamente a prezzi più concorrenziali, a mio parere qui c’è frode per il consumatore).

61 Castello di Lamole                           Toscana                Retroetichetta si                
Commento
Non sono un enologo, non sono un esperto, sono soltanto un "contadino di ritorno" molto curioso. Lo sviluppo delle conoscenze chimico-fisiche, microbiologiche, ecc. e le necessità tipiche di aziende industriali (peraltro rispettabilissime) hanno consentito di sopperire ad eventuali carenze delle precedenti fasi produttive e soprattutto a creare l’omogeneità fra le varie annate che la natura non sempre consente.

Benincasa             Umbria                    Retroetichetta: si
Commento
Molti dei prodotti e macchinari sopra elencati non possono essere considerati dannosi per la produzione di un "buon vino" ma sono da considerarsi assolutamente inutili per la produzione di un BUON VINO partendo la BUONE UVE con scrupoloso lavoro in vigna e in cantina.

Il Caraglio Piemonte    Retroetichetta no Forse indurrebbe titubanze inopportune nei consumatori in momenti come questo, meglio pensare prima a utilizzare solo in modo opportuno.le tecnologie..poi si vedrà…                                            
Commento
Le tecnologie sopra esposte vanno valutate in singoli casi (Già vino rosso e bianco è diverso), e utilizzate a mio modo di vedere con parsimonia per evitare vini costruiti (eccesso tannini per es.) ed omologati (eccesso chiarifiche filtrazioni…), penso vadano utilizzate perchè alcune permettono di rientrare nei parametri di legge obbligatori (ac tartarico, Mosti concentrati), ma altre solo in dosi per mantenere la qualità raggiunta in vigneto, o se l’annata è stata negativa per rendere il vino accettabile; non si deve stravolgere il gusto o tutto il quadro organolettico del vino!! Alcune tecnologie (es aromi artifciali o naturali esterni, trucioli…), non sono opportune, creano solo falsa qualità, omologazione per risparmiare risorse e tempo per più o meno grandi realtà (ma forse anche qualche piccola…)

Perticaia  Umbria     Retroetichetta  NO – creerebbe solo confusione e incertezze nel consumatore ritengo che la normativa vigente sia già sufficentemente rigorosa a garanzia della salute del consumatore:

Musella       Veneto                  Retroetichetta  si                                               
Commento
Purtroppo non ho molto tempo per approfondire come meriterebbe questa tematica, ma in generale nella nostra azienda stiamo cercando il miglior equilibrio tra tecnologia e rispetto del vino, o meglio
stiamo cercando di rispettare al massimo il vino anche attraverso la tecnologia. Anche i clienti vanno tutelati, quando comprano una bottiglia devono avere una certa garanzia di bevibilità. Personalmente ho fatto un esperimento producendo e adesso vendendo un Amarone completamente al naturale. Nessun prodotto enologico, nessuna tecnologia. Solo la protezione della Solforosa durante la macerazione e all’imbottigliamento. I risultati sono stati interessanti.

 

Ca del Vispo   toscana    Retroetichetta si                                                    
Commento
La mia opinione sui macchinari o prodotti chimici è un po’ particolare: il problema è che non siamo noi medie o piccole aziende a decidere quello che dobbiamo fare. Purtroppo tante aziende sono costrette a seguire delle tipologie di vinificazione per una questione di mercato, che richiede determinati prodotti ma fondamentale PREZZI troppo concorrenziali per stare al passo con le cosiddette industrie del vino. Queste ultime sono, per aziende piccole o medie, concorrenti (nel nostro mondo, detto cosi in modo IRONICO) sleali.  I macchinari non sono necessari per fare un prodotto di qualità. Come gia detto pulizia e sanità delle uve fanno gran gioco…..
Pieri Agostina    Toscana     Retroetichetta  no per i costi

Monte Tondo   Veneto    Retroetichetta         si                                                           
Commento
Credo non sia utile utilizzare strumenti esterni rispetto a quelli utilizzati in passato, per quanto tecnologie e scienze scoprano nuovi metodi di lavorazione per migliorare lo sviluppo dei nostri prodotti. La soluzione ideale è usare nuove tecnologie ma con rispetto nei confronti del passato, che non sempre sono inferiori rispetto al futuro e presente.

Cascina Minella                                                  Retroetichetta  si                                               
Commento
In merito alle risposte date: probabilmente in certe annate si potrebbe fare a meno del bisolfito. Personalmente da una certa epoca in avanti(malolattica svolta) ne faccio uso, rimanendo molto al di sotto del limite di legge(30-40%), ma non mi sento di abolirlo. Chiarifica-filtrazione: per la mia poca esperienza ho visto che dipende dalle annate. Il Dolcetto è un vino particolare che produce fecce molto "critiche". A volte puo essere utile una qualche chiarifica, meno necessario il filtrare. Ho comunque messo a tali voci "B" perché ritengo si tratti di operazioni che tolgono qualcosa alla struttura del vino ma non ne modificano i tratti. Microssigenazione: premesso che  i costi di acquisto ed utilizzo dell’ apparecchiatura mi sono ad oggi preclusi, credo sia (nel caso del Dolcetto) utile per  migliorare i profumi limitando forse il numero di travasi. Purtroppo viene oggi utilizzata in abbinamento a vari prodotti(scorze lieviti, mannoproteine) per fare vini piu’ strutturati ed aromatici. Lieviti selezionati: problema non semplice, secondo me. Ad oggi  ne faccio uso per avviare le fermentazioni dei singoli mosti ( produco 2 Dolcetti distinti) 2/3 giorni prima in un recipiente, poi quando pigio nelle vasche uso tale mosto come attivante.  Probabilmente come per la solforosa in certe annate si potrebbero evitare. Per cio’ che riguarda tutte le risposte "E": intendo dannoso tutto quello che modifica deliberatamente il vino, per fargli avere caratteristiche non proprie di tale vitigno. Non credo che i lieviti aromatici piuttosto che le mannoproteine siano dannosi per la salute, ma sono un sistema per produrre vini un poco finti.

Corzano e Paterno                              Toscana                                Retroetichetta  si                                
Commento
Di tante sostanze o pratiche non so se sono dannose o solo inutili o quant’altro…Una cosa è per me certa:  migliore e la materia prima (l’uva) meno manipolazioni sono necessarie successivamente e più autentico e interessante risulta il vino alla fine.

Villa Diamante   Campania                 Retroetichetta  no                                                             
Commento
Non bisogna opporsi al progresso tecnologico ma il vero progresso è rappresentato dalle tecniche che consentono il massimo rispetto della tradizione. La conoscenza scientifica permette peraltro di individuare tra tutte le tecniche messe a disposizione del viticoltore  quelle che costituiscono un vero progresso ossia quelle che consentono un trattamento della vendemmia vocato ad esaltarne le peculiari qualità.

Scubla   Friuli                                       Retroetichetta  dipende                                    
Commento
Desidero la massima neutralità nella produzione, non prescindendo però da alcuni elementi guida seppur ridotti ai minimi termini. Nulla in realtà di quanto sopra esposto merita D o E ma senz’altro delle grosse C, a meno che per dannosi per il vino non s’intende il non riuscire a dargli l’espressione che merita.

Cavallotto   Piemonte                                         Retroetichetta  non risponde                                                                          
Commento
Caro Carlo, ho accettato molto volentieri di rispondere al tuo questionario anche se, come ben sai, il mondo del vino è straordinariamente complesso ed è quindi impossibile ottenere parametri assoluti.
Mi spiego meglio:un buon vino è senz’altro un grande vino da invecchiamento come il Barolo ma, posso produrre anche un buon vino Dolcetto o un buon vino bianco. I tre vini possono essere tutti buoni ma, mentre è necessario utilizzare più tecnologia e prodotti per un vino bianco e in parte per un Dolcetto, sul Barolo questi risulterebbero non solo inutili ma anche dannosi per la qualità. Nel mio caso, ad esempio, utilizzo la refrigerazione per stabilizzare il Dolcetto e poi la filtrazione (solo mezzi fisici in modo da evitare l’uso di chiarificanti e/o enzimi o altri procedimenti chimici) ma, sul Barolo questi "trattamenti" sarebbero distruttivi. E’ quindi ovvio che se all’interno di una piccola cantina famigliare come la nostra già ci sono enormi differenze tra vino e vino, quali e quante differenze ci possono essere tra un buon Barolo e un buon Lambrusco di Sorbara!?

Livia Fontana    Piemonte                  Retroetichetta Sì..ma non è così facile e semplice        
Commento                                           
Si sta esagerando con lo stravolgere la produzione del vino. La colpa è sì soprattutto dei produttori che trovano strade più facili ma anche dei giornalisti che scrivono quasi solo e sempre bene dei vini "taroccati" e dei consumatori che chiedono vini facili, pronti ed a prezzi bassi.  Ma dove è finito il vino la cui qualità si faceva in vigna????

Antico Colle                         Toscana                                Retroetichetta  si                                                               
Ad oggi vista la mancata  competenza del consumatore finale, ma anche delle varie catene di filiera commerciale, la differenza tra azienda ed "azienda" sta nei processi di lavorazione e nella genuinità del prodotto, che è dimostrabile e percepibile solamente attraverso un ‘educazione al consumo ed un’attenta manifestazione di tutti i processi produttivi.

Altomena     Toscana                         Retroetichetta  si                                                               
Commento
L’ utilizzo di vitigni internazionali, di lieviti selezionati, enzimi, tannini, barriques francesi e quant’altro porta ad una perdita delle caratteristiche di tipicità dei vini. Purtroppo il mercato chiede vini morbidi con grandi profumi ed intensità coloranti, ottenibili solo con le pratiche di cui sopra Per seguire il mercato entriamo in concorrenze con paesi dove il costo della manodopera è 10 / 20.volte meno che da noi, e la qualità si fa con la manodopera. Le prospettive non sono rosee se non si riesce a dare una sterzata al mercato ed a vendere la tipicità.

Montesecondo     Toscana                               Retroetichetta  si                                               
Commento
Ho contrassegnato con punti interrogativi quelle domande alle quali non so rispondere per mancanza di esperienza. Il paradosso di questo dibattito e che ci troviamo a parlare di ciò che non usiamo !.. Ma non si dovrebbero elencare gli ingredienti ? Lo facciano tutti. Siamo noi quelli normali, perché dobbiamo essere messi negli appositi reparti, "biologici" " biodinamici" ? Si crei un reparto "Chimici – uso di sostanze nocive per l’uomo e l’ambiente"

Vignamaggio                        Toscana                                Retroetichetta NO, perché creerebbe una discriminazione con quanti non lo facessero e perché le etichette sono già molto complesse e piene di mille diciture (si pensi a "contiene solfiti" in 15 lingue!ecc. ecc.)                                        
Commento                                                                          
Bisogna distinguere fra prodotto e prodotto e fra tecnica e tecnica. Ci sono prodotti che vengono usati da 150 anni come la SO2, che usati nei limiti di legge non comportano danni per il consumatore e permettono la conservazione ottimale del vino. Ci sono invece prodotti e tecniche che pur non comportando problemi per la salute del consumatore aiutano a migliorare la qualità di qualche vino carente. Si tratta però sempre di rimedi che non risolvono mai il problema, ma lo attenuano momentaneamente in vini di pronto consumo. I vini da medio e lungo invecchiamento possono giovarsi solo della provenienza da grandi uve e di un corretto affinamento.

Campriano            Toscana               Retroetichetta  si ma solo So2                                         
Commento
Credo che a parte certi prodotti assolutamente necessari e altri quasi inutili i prodotti per l’enologia vadano usati per supporto in certi frangenti ma mai per  surrogare carenze evidenti per le uve di partenza. Personalmente penso che alcuni servano per fare emergere la qualità delle uve di partenza se si lavora bene sotto il profilo igienico (vedi lieviti) e non per appiattire i prodotti come molti pensano. Sulle indicazioni in etichetta sono a favore di indicare la quantità di So2 perchè è un indice di una buona condizione igienica sia della cantina che del vino. Molte indicazioni in più per ora possono disorientare il consumatore più che informarlo se non è un tecnico che conosce fino in fondo il significato e l’uso dei prodotti.

Foffani                                  Friuli                                      Retroetichetta  si                                               
Commento
Tra le domande manca un insieme di temi, che si riferiscono alla presenza o meno di ossigeno nel vino ed alla gestione dello stato ossido – riduttivo prima del mosto e poi del vino. E’ proprio questo il modello "principale", sul quale si impostano i differenti protocolli di vinificazione, per seguire il quale si utilizzano, come "strumenti" molti di punti sopra descritti. Inoltre, tutte le domande sopra poste sono proposte in assoluto, e non esiste una risposta assoluta: diverse varietà si fanno in maniera ottimale in modo anche molto differente tra di loro, e diverse tecniche di vinificazione impiegano "mezzi" diversi. Le domande da farsi a monte sono 1) quale vino? 2) con quale stile? 3) quindi, con quale protocollo di vinificazione. Poi si può cominciare a ragionare.

Enrico Pierazzuoli                Toscana                Retroetichetta no.
Commento
Prima di scrivere in retroetichetta bisogna educare la gente e far conoscere cosa sono questi prodotti altrimenti con la logica di massa andiamo a demonizzare anche le cose inutili. Far cultura e conoscenza non vuol dire solo scrivere ma vuol dire dare alla gente la possibilità di capire cosa è il prodotto che usiamo e a cosa serve. Non siamo riusciti ad assicurare qualità con le DOCG, non credo riusciremo a farla scrivendo quattro parole in retroetichetta. BISOGNA EDUCARE LA GENTE SPIEGANDO E FACENDOGLI CAPIRE COSA LEGGE, NON BASTA SCRIVERE!!!!!

Mustilli                                                 Campania                                             Retroetichetta no
Commento
IN BREVE IL MIO DOGMA:IL "BUON" VINO SI FA CON BUONA UVA IN VIGNA. IN CANTINA SI DEVE PROTEGGERE ED ESALTARE LA NATURALE QUALITA’ DELL’UVA, CON TECNICHE APPROPRIATE ALLE TIPOLOGIE DI VINO DA PRODURRE. QUANDO SI VUOL PRODURRE UN VINO DI QUALITA’ SUPERIORE A QUELLO CHE L’UVA DI PARTENZA PUO’ DARE CON L’UTILIZZO FORZATO DI TECNICHE E/O PRODOTTI ENOLOGICI, INEVITABILMENTE SI HA L’EFFETTO OPPOSTO.

Collosorbo            Toscana                                               Retroetichetta si                 
Commento
Non si può purtroppo “fare di tutta l’erba un fascio” o meglio di tutte le tipologie di vino fare un’unica (anche se più sana e legata alle tradizioni) metodologia di produzione…Aziende piccole e qualitativamente elevate si possono permettere  dei “rischi” diversi (per fortuna!!!) rispetto alle “grandi”.

Podere Le Fonti                   Toscana                             Retroetichetta no non uso retroetichette.

Tezza                     Veneto                                  Retroetichetta no, non c’è spazio in etichetta.

Jasci & Marchesani                            Abruzzo Retroetichetta  si                                 CREDO CHE IL VINO SI DEBBA CONTINUARE A PRODURRE UTILIZZANDO MENO CHIMICA POSSIBILE, AFFIANCANDO PERO’ UNA CORRETTA PRASSI ENOLOGICA  E L’UTILIZZO DI ATTREZZATURE IDONEE ALLA PROPRIA LAVORAZIONE. QUESTA E’ LA FILOSOFIA CHE MUOVE LA  NOSTRA AZIENDA.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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