Vino e Camino: tra gli antiquari di Roma vecchia5 min read

Con questo articolo diamo il benvenuto nientepopodimenoche….ad una donna! Rosanna Ferraro, romana DOCGCGCGCG, ci parlerà soprattutto dei ristoranti della Città Eterna ma anche di città più…mortali. Il tutto attraverso un piccolo e piacevole itinerario. Benvenuta Rosanna, anche se non sai in che guaio "te stai a caccia’!

Roma è una strana città per la ristorazione. Il centro è frequentato da turisti che sono una gran fortuna, figuriamoci, ma spesso sono “pellegrini” più portati a coltivare lo spirito che il corpo. per cui hanno poche esigenze e si divertono pure con i ristoratori alla “bianco o rosso, dottò?”. I piatti della tradizione romana giganteggiano su cartelli scritti a mano sulla porta di trattorie che poi sfornano avventori ben sazi di sughi e olii, panna cotta, tiramisù e vino della casa. Ma poiché con 20/25 euro di media e l’effetto euforizzante del piattone di pasta sono pure felici, rimane la leggenda che a Roma si mangia bene, spendendo poco, ovunque.

 

Visto che non è proprio così, meglio andare più a colpo sicuro e poiché per stasera ho fatto già la mia scelta, me la prendo comoda e vado a piedi facendo un tratto di Via dei Banchi Vecchi (nell’ansa del Tevere al di qua di San Pietro) dove, tra antiquari e artigiani –veri, e spesso felici di scambiare due chiacchiere- entro pure in una bottega del tè piccola quanto ricca di profumi, BiblioTèq. La gestisce un sommelier dell’AIS che ha deciso di mettere il naso tra quelle preziose foglie essiccate. E non le ha lasciate più. Passare lì qualche minuto a scegliere un tè tra le decine di barattoli che ti fa “sniffare” è un’esperienza da non perdere. Si è fatta l’ora dell’aperitivo.

 

Imperdibile, a pochi metri, una sosta nella vecchia Vini e Oli Il Goccetto dove prendo un bicchiere di vino accompagnato da quattro chiacchiere in attesa che l’appetito aumenti. I vini in mescita sono ben selezionati, i frequentatori storici sempre disponibili a dare consigli e fare compagnia negli assaggi e se non si passa per l’aperitivo si può tornare per un ultimo bicchiere dopo cena. Sergetto sta sempre lì, immutabile negli anni.

Esco e passo nella parallela via Giulia, strada voluta da papa Giulio II per aprire una nuova arteria nel cuore di Roma (lunga un chilometro in pieno centro!) e progettata da quel Bramante che contemporaneamente si dilettava poco più avanti, alla Basilica di San Pietro.

 

Alla fine del percorso, direzione Tevere, si apre una splendida piazza che non per niente si chiama Dell’Oro e al n 6 si “cade” in Vino e Camino, giovane clone romano dello storico locale di Bracciano. L’interno è distante anni luce dai locali di design che aprono adesso, con un suo calore sobrio, adatto sia ad una cena a due discreta ma dove lui non voglia strafare, sia ad un tavolo di amiche in vena di confidenze, sia al gruppetto di 8/10 persone raccolte in una saletta appena defilata.

La cucina propone grandi classici tra i quali spiccano Cacio e pepe, Paccheri al pesto di noci, Lombate di manzo, Polpette di melanzane fritte, Purea di fave con verdure, ma anche divagazioni legate alla stagione e alla voglia di fare. Essendo una cena non ho voluto esagerare e ho saltato gli antipasti, che hanno descritto piuttosto abbondanti e gustosi –soprattutto quello di Bracciano, con fagioli e pecorino, frittatine, prosciutto e ricotta- ma mi sono tuffata in un piatto di strozzapreti con guanciale cozze e pecorino veramente golosi, di quelli che mettono di buon umore e che ti riconciliano con il fatto che sei appena al lunedì sera e la settimana è ancora lunga (a proposito, da ricordare l’apertura del lunedì, visto che è il giorno di chiusura di moltissimi locali a Roma).

Insieme alla pasta abbiamo preso una più sobria zuppa di lenticchie e moscardini con pane tostato, anche questa molto gustosa, tirata con un sughino giusto. Ho solo dimenticato, presa un po’ dalle chiacchiere, di chiedere del peperoncino che credo ci sarebbe stato bene per dare una piccola sferzata al palato.

Come secondo piatto due gustosi involtini di carne e carciofi avvolti in una foglia di verza, buoni, ma con un effetto un po’ troppo polpetta, mentre ma divorare sono state le polpettine vere e proprie, quelle di agnello al sugo, servite dentro una rosetta, tipico pane romano che spopolava fino ad una decina di anni fa. Ma anche il pane subisce i flussi del gusto e adesso questo qui fa un po’ vintage.

Comunque l’effetto era quello del panino da “muratore” dove per azzannare tutto insieme bisognava essere la rana dalla bocca larga. Poco importa, mangiato smontato  (un po’ di polpetta e un pezzetto di pane intriso di sugo) è stato come tornare alle fantastiche polpette di mamma, dal potere di metterti in pace col mondo. Peccato invece per il pane nel cestino, piuttosto banale. La scelta del vino non è stata velocissima perché la carta presentava ottime etichette e i ricarichi assolutamente contenuti.

 

Ho scelto un Nebbiolo de La Spinetta del 2007 che ha messo tutti d’accordo (cameriere compreso che ha fatto, bontà sua, i complementi per la scelta) su pasta e involtini era straordinariamente perfetto, si perdeva un po’ con i sughi, per via dell’acidità del pomodoro che spegneva il bel frutto che ha, ma le sue note speziate e balsamiche, il tannino elegante sorretto da una vena fresca, l’armoniosa complessità ce lo hanno fatto gustare fino alla fine. Compresi caffè e cognac 12 anni, vino escluso, 35 euro a persona. Dimenticavo. Ai dolci, che pure tentavano, io non mi sono avvicinata…così mi illudo che sto a dieta, ma pare che la millefoglie con gocce di cioccolata fatta al momento fosse straordinaria.

 

 

Vino e Camino Piazza dell’Oro 6, 00186 – Roma Tel. 0668301332
Orario: pranzo e cena (chiusola domenica)

Sitoweb: http://www.vinoecamino.it/ (in costruzione)

 

 

BiblioTèq – tea shop. Via dei Banchi Vecchi 124 – Roma Tel. 0645433114 http://www.biblioteq.it

 

 

Il Goccetto Via dei Banchi Vecchi, 14 -Roma  Tel. 066864268

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE