Una vera manna le venti annate di Manna9 min read

Per pudore professionale tendo sempre a non scrivere di cantine amiche, ma è impossibile sottrarsi al racconto di una delle degustazioni più affascinanti a cui abbia partecipato negli ultimi anni.

La cantina

Quella di Franz Haas è la prima cantina che ho conosciuto in Alto Adige circa 30 anni fa, quando ancora non sapevo che i nostri destini si sarebbero incrociati così tante altre volte in futuro. La prima cosa a colpirmi fu il fatto che tutto il personale della cantina parlava italiano e questa è una tradizione  portata avanti nel tempo. Ho seguito ogni passo ed ogni vino creato da allora, quando ancora la gamma era ridotta a poche etichette, ma già  producevano un, ancora oggi, irraggiungibile Moscato Rosa.

E il Pinot Nero? Era già un’ossessione per Franz!  Nel tempo i numeri si sono moltiplicati, (come la cantina, che non finirà mai di crescere architettonicamente) ma la luce da seguire è sempre stata la stessa: la qualità. Ciò ha fatto di questa realtà un punto di riferimento assoluto.

La famiglia

Prima di parlare della degustazione  vale prima la pena conoscere il contesto in cui si è nata.

Franz Haas: ogni primogenito della famiglia Haas si chiama Franz, io sto parlando di quello che ad un certo punto ha gettato il cuore oltre l’ostacolo ed ha deciso di portare la cantina sui binari della qualità. Un uomo tanto piacevole in compagnia, quanto rigoroso e severo con se stesso. In continua discussione con se stesso e sempre intento a spostare il limite della sua opera un poco più avanti, alla ricerca del suo Pinot Nero perfetto…che ovviamente non raggiungerà mai. La sperimentazione è nel suo DNA: in cantina si celano botti di vini che mai usciranno sul mercato, tante prove su vitigni, altitudini, lieviti, tappi etc etc…nessuna certezza, tutto viene messo continuamente in discussione, ma questo lo ha portato ad una espansione del mondo intorno a sé…sia di superfici di vigne che di spazi di cantina, quest’ultima sempre in costruzione e mai al passo con le uve che entrano. Da Franz si sta sempre stretti!!! Grande conoscitore e stappatore di bottiglie di ogni parte del mondo:  questo spesso fa la differenza tra un vignaiolo bravo ed uno grande.

Maria Luisa Manna, napoletana: è l’anima della cantina, probabilmente senza di lei oggi la cantina non avrebbe quel successo di pubblico e operatori che ha. I vini sarebbero altrettanto buoni ma il volto della cantina non sarebbe lo stesso. Instancabile promotrice della sua azienda, in viaggio continuo ad accompagnare i rappresentanti, ha portato un tocco di fantasia ed estro nel panorama altoatesino; la sua passione per la cucina la porta anche ad organizzare grandi eventi di successo, utilizzando e pensando l’intera cantina come una grande sala di ristorante. Il tocco architettonico e il suo gusto creativo si concretizzano soprattutto nel wineshop e nella panoramica sala di degustazione sopra la cantina. Ma, soprattutto, senza di lei Manna (il vino) non sarebbe esistito e anche se ci fosse stato, questa degustazione non avrebbe avuto luogo.

Il vino

Manna: è nato durante una cena in un bel ristorante della Val Pusteria, adesso chiuso ma allora gestito da Hansi Baumgartner, oggi fantastico affinatore di formaggi in quel di Bressanone: De Gust.

Il suo percorso nacque dalla riflessione che vedeva i molti vini assaggiati di difficile accompagnamento per un pasto intero: a Franz venne l’illuminazione di provare un blend di alcuni vini da monovitigno. Da quel momento nasce Manna, dedicato a Luisa. E’ l’anno 1995 e la prima annata esce con questo uvaggio: Riesling 50%, Gewurztraminer 20%, Chardonnay 20% e Sauvignon 10%.

Un vino che trasgredisce le regole del monolitico produrre in monovitigno, tipico della regione, che dovrà aspettare almeno altri 7 anni per rompere una storica diffidenza  e lanciarsi nell’affascinante mondo dell’assemblaggio di un vino da vari vini (mi viene in mente  Stoan 2002 di Willi Sturz – C. S. Termeno).

A onor del vero ad oggi tutti i vini altoatesini di tale categoria e forse non solo,  non hanno ripercorso i successi di Manna, un vino nato per gioco ma che richiede notevoli capacità interpretative dei vitigni e grande sensibilità all’assaggio nella sua costruzione. Sono gli andamenti climatici a dettare la forma di Manna, ogni annata ha le sue percentuali ed in ogni annata, assaggiata appena uscita, è possibile avvertire il prevalere di questa o quell’uva,  provienente da vigne sparse un po’ per tutto l’Alto Adige, a quote altimetriche tra i 350 e gli 800 metri. Dal 2013 entra nel blend anche il Kerner.

Ovviamente le uve vengono raccolte e vinificate separatamente, dopo di che avviene immediatamente l’assemblaggio per rendere la massa  più omogenea possibile.

La degustazione

 

l’evento che ha chiamato a raccolta alcuni amici della cantina è per festeggiare i 20 anni del Manna (annate 1995 – 2015);  il fatto stupefacente è stata la possibilità di poter assaggiare le 21 annate uscite, fino al 2015 compreso. Per l’occasione  un’ala della cantina è stata adibita da Luisa a sala di degustazione, 30 persone, 21 bicchieri ad ognuno….630 bicchieri sopra un unico tavolo per un effetto scenico di rara bellezza.

 

Di seguito il dettaglio degli assaggi.

2015 – annata secca, le ultime settimane temperature miti e notti fresche – naso molto potente con note floreali importanti, vena acida importante e finale lungo.

2014 – annata iniziata bene ma poi proseguita con frequenti precipitazioni e conseguente diminuzione delle temperature medie – naso ancora nascosto, al palato è fine ed elegante. Bello il finale.

2013 – tempo bizzarro nella primavera, luglio con grandi escursioni e brutta grandinata – ancora non espresso al naso con una nota medicinale in evidenza. Buona l’acidità ma manca di pressione al palato.

2012 – annata climaticamente vivace con meno quantità ma buona qualità – aromi molto puliti e fini con il Riesling che domina. Lungo e potente.

2011 – Annata difficile con molto caldo da febbraio a giugno – idrocarburi che marcano il naso, palato ampio ed elegante. Lungo anche se leggermente amarognolo. Tra i migliori in assoluto

2010 – inverno freddo con pochissime precipitazioni, vendemmia tardiva e periodo di maturazione a temperature più basse. Uve perfette. – aromi potenti e di grande finezza con molta frutta tropicale che ritorna al palato dove si presenta estremamente pulito ed elegante. Ancora molto giovane, tra i miei preferiti.

2009 – annata molto favorevole climaticamente – stupendo goudron al naso, buona pressione al palato anche se non lunghissimo. Vino elegante.

2008 – annata difficile con rischio di muffe da aprile ai primi d’agosto. Il sole di settembre ed ottobre hanno salvato l’annata – Delicati aromi di cannella e melone in prevalenza con un corpo stupendamente bilanciato, potente ed elegante. Veramente un vino eccezionale.

2007 – vendemmia iniziata con 3 settimane d’anticipo sulla media. uve sane e mature.  – Spezie e fiori a profusione, lungo e potente.

 

Dall’annata 2007 fino ad oggi Manna viene imbottigliato con tappo Stelvin, la differenza la si è palesemente notata in questa degustazione. I vini fino al 2007, non solo sono più giovani, ma hanno una luce diversa e una fragranza al palato che gli altri non hanno.

 

2006 – agosto molto piovoso e le temperature molto fresche hanno esaltato i vini bianchi freschi. Caramella al naso, bella struttura al palato e bello nel lungo finale.

2005 – condizioni climatiche sfavorevoli in vendemmia. Tè e fiori in evidenza. Buon attacco con buona finezza, lungo e persistente.

2004 – andamento climatico equilibrato e conseguente qualità delle uve bianche mediamente eccellente – naso ancora fragrante; palato potente, perfettamente bilanciato; lungo e molto piacevole.

2003 – in Alto Adige l’annata è stata da buona a ottima; vendemmia iniziata due settimane in anticipo – aromi molto complessi ed eleganti, sorprende per l’eccezionale pulizia e nettezza al palato, estremamente bilanciato. Per me uno dei top

2002 – annata difficilissima per l’Italia, l’Alto Adige si è salvato con vini freschi, puliti e tenore acido più elevato – un naso delicato e caramelloso sorprende e affascina. Palato complesso e perfettamente integro. Vista l’annata è quasi perfetto.

2001 – inverno mite, primavera calda e buone escursioni in prevendemmia: una buona annata per Chardonnay, Sauvignon e Traminer – un naso dolce e suadente con note di camomilla e tè. Grandissima beva e lunghissima tenuta al palato; ancora eccezionalmente vivo.  Una vera manna anzi, un sogno.

2000 – annata  con vini bianchi robusti e alcolici, acidità morbida – naso un po’ animale, potente ma stanco.

1999 – frequenti piogge durante tutta l’annata; annata difficile soprattutto in vigna –  naso pulito ma tenue, stanco con finale incerto.

1998 – annata generosa che ha reso necessari ampi diradamenti in vigna – il Riesling dona al vino la sua impronta più affascinante con note di idrocarburi e goudron in evidenza. Palato meno performante ma ancora vivo.

1997 – annata normale ma autunno fresco con acidità più elevate – vino che ha diviso la platea, un naso non pulito e un palato scomposto e ruvido.

1996 – annata tranquilla con temperature non molto elevate e maturazioni tardive – un naso potente con bellissimo profilo vegetale e terziarizzato con note di sambuco in evidenza. Profilo acido importante che rende questo vino non solo ancora vivo ma lo piazza, per me, tra i  migliori.

1995 – Temperature sopra la media e poche piogge; maturazione precoce delle uve bianche – (di sole 3 bottiglie rimaste solo una è stata reputata idonea per l’assaggio) Note di frutta, caramella e catrame con il Riesling che domina; palato potente e ben disteso, ancora perfettamente bilanciato; elegante. Una chiusura in bellezza.

 

Considerazioni finali

Aldilà delle valutazioni che hanno variato, anche di molto, tra un assaggiatore e l’altro, credo alla fine ci siamo trovati tutti d’accordo nell’affermare che questo vino rappresenta un punto di riferimento importante nell’enologia italiana. Un potenziale di invecchiamento fino a prima della degustazione solo intuito e che invece è stato confermato alla prova empirica.

Una degustazione eccezionale, un momento che probabilmente rimarrà in memoria nella nostra esperienza enoica. Un vino che diverte sia da giovane sia da maturo e sorprende quando viene portato al limite, dove l anime dei vitigni fanno a gara a prendersi la scena per lasciarla poi al Riesling, protagonista assoluto delle annate più vecchie.

Guardando i punteggi sembra quasi che dopo una certa età l’andamento dell’annata pesi molto meno di quanto ci si possa aspettare, salvo eccezioni. Franz stesso, durante la degustazione è rimasto sorpreso di certi nostri commenti su alcuni vini a cui lui, vista l’annata, non dava fiducia.

Così, Manna,  si conferma come vino che ha il pedigree per essere  considerato tra i migliori bianchi italiani. Probabilmente da oggi i fortunati partecipanti alla degustazione guarderanno con occhio diverso un calice di questo vino.

Il consiglio è di dimenticarvene qualche bottiglia in cantina, indipendentemente dall’annata, e ritrovarlo tra una decina d’anni: è difficile lo so…ma il tempo passa…

In autostrada ripensando all’evento mi domando quante siano le cantine che possano oggi proporre una degustazione tecnica di 21 annate di un loro vino e rifletto su quanto Franz e Luisa siano stati lungimiranti nel conservare preziosamente queste annate, in segno di fiducia e di speranza di quello che avrebbero fatto in futuro.

 

 

Gianpaolo Giacomelli

È nato a Lerici, vive a Castelnuovo Magra ed è quindi uomo di confine tra Toscana e Liguria. Al momento della “scelta” ha deciso di seguire la passione per le cose buone invece del comodo lavoro dietro una scrivania. Così la “scelta” lo ha portato a Londra a frequentare i corsi per Master of Wine, finendo tempo e soldi prima di arrivare agli esami. A suo tempo ha aperto un winebar, poi un’enoteca e alla fine ha un’associazione culturale, un wineclub, dove, nella figura di wine educator, propone serate di degustazione e corsi. Fa scorribande enoiche assaggiando tutto quello che può, sempre alla ricerca di nuovi vini. Ha collaborato con varie testate del settore, contribuito alla nascita delle guide vini Espresso e Vini Buoni d’Italia prima di dedicarsi anima e corpo a Winesurf.


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