Il nostro primo assaggio del 2016 riguarda dei vini dolci, dal Friuli all’Umbria passando per il Trentino: un assaggio di liquide dolcezze (la stragrande maggioranza passite) che ha bisogno di una breve presentazione.
Anche se molte aziende vinicole producono un vino dolce o da dessert, è molto difficile metterne assieme un numero adeguato per un assaggio. Per questo abbiamo raccolto assieme tutti quelli che le aziende ci hanno inviato durante l’anno. Infatti degustandoli assieme ai "cugini" secchi si sarebbe trattato di pochissimi campioni, inoltre riunendoli in un unico assaggio si riesce anche a fare un minimo “punto della situazione” su questi vini sempre più messi in ombra.
E, a proposito di ombre, mettiamo in luce i migliori dei nostri assaggi: tutti friulani ma i trentini e gli umbri erano veramente troppo pochi e forse senza i top della categoria.
In questi due gruppi abbiamo trovato comunque cose ben fatte ma le punte le abbiamo trovate solo in Friuli, con un un picolit, un Ramandolo, un verduzzo e un uvaggio di fantasia.
Tutti e quattro vini di grandissima piacevolezza, con concentrazioni zuccherine e “idee di vino” diverse: tra questi l’idea più coerente e convincente è senza dubbio quella dei Ramandolo DOCG, che uniscono alla dolcezza e alla concentrazione un’acidità che gli conferisce grande versatilità ed elasticità di beva.
Perché questo è il vero problema di questi vini, quando berli! Con i dolci direte voi, ma dopo l’assaggio le bottiglie sono rimaste a disposizione per vari abbinamenti natalizi e i risultati non sono stati eccezionali.
Siamo andati dal pandoro al panettone, passando per torroni e croccanti vari per arrivare a pasticceria secca e dolci tipici senesi: quasi sempre i vini mostravano le loro belle caratteristiche ma non certamente una spiccata disponibilità all’abbinamento, superati a destra e a manca da altre tipologie non passite.
Abbiamo quindi provato l’abbinamento con dei formaggi e qui la cosa è andata meglio, anche se……..durante una cena, dove sei su un rosso importante, è difficile sui formaggi passare ad un passito.
Personalmente ho abbinato qualche Picolit sui classici crostini toscani a base di milza e fegatini e devo dire che non ci stavano niente male, del resto fegato d’oca e sauternes hanno fatto scuola. Però se ha metà cena è difficile passare dal rosso al vino passito, figuriamoci all’inizio….
Così il dilemma iniziale ce lo siamo portato dietro per giorni, senza riuscire a trovare una soluzione adeguata. Alla fine abbiamo anche provato la versione veronelliana del “vino da meditazione”, ma in quella veste la loro dolcezza li rende molto immediati e facili, al contrario delle notevoli e intriganti complessità di un buon cognac o di un calvados.
Insomma, pur riconoscendo l’alta qualità di molti vini dolci degustati non siamo riusciti a risolvere il dubbio sul quando berli. A questo punto si accettano consigli perché, vi ripetiamo, molti valgono veramente la pena di ritagliarsi uno spazio sulle nostre tavole e nei nostri cuori.