Quando un olio diventa “Magnifico”3 min read

Chiamare "Il Magnifico" un concorso oleario promosso nella terra di Lorenzo de’ Medici può sembrare scontato. Meno scontato è il vincitore del 2016, il "100% Italiano Coratina" di Dievole, azienda del Chianti Classico che conferma anche così il suo dinamismo imbottigliando recentemente un connubio fra Sangiovese toscano e Blaufrankisch del Burgenland austriaco.

 

Quindi non può meravigliare più di tanto che oltre a frangere per i suoi extravergini dop Chianti Classico sia andata nel sud est nazionale a selezionare delle olive di Coratina.

 

Risultato: ottimo. Dalla molitura presso il frantoio di Dievole ci si sarebbe potuti aspettare un’esasperazione alla toscana del carattere già forte della cultivar, invece è uscito fuori un sapore pieno eppure armonico. L’aroma di verdura risulta ben fuso con il caratteristico  amaro varietale: si può mettere l’olio sul pane e fare a meno della cicoria. Magnifico.

 

Per Il Magnifico ho avuto il piacere di partecipare ad alcune delle sessioni di assaggio presso la Camera di Commercio di Firenze, che ospitava l’ANAPOO (Associazione Nazionale Assaggiatori Professionisti Olio di Oliva).

Si sono svolte con schede di degustazione virtuali che riempivamo ognuno sul proprio dispositivo e mandavamo in tempo reale al capo panel Franco Pasquini. L’elaborazione era immediata, ma naturalmente non eravamo a conoscenza dell’identità degli oli, e per sapere il risultato abbiamo dovuto giustamente aspettare la giornata della premiazione.

 

Gli extravergini concorrenti sono stati suddivisi in tre gruppi (gli altri erano in valutazione presso la Commissione della dop Chianti Classico e presso l’Agenzia Servizi Agroalimentare delle Marche di Ancona) e così siamo arrivati lo scorso 17 marzo alla gran cerimonia di premiazione, con suspence ben gestita da Matia Barciulli, presidente dell’Associzione Premio il Magnifico, nonché maestro di cerimonie dell’ospitalità Antinori.

 

L’evento si è si è svolto infatti nell’auditorium delle spettacolari cantine di San Casciano, strapieno di pubblico.

 

Abbiamo visto lo stesso Marchese Piero consegnare il premio speciale alla carriera ad un altro Marchese anche lui produttore di vino oltre che d’olio, Carlos Falcò  Marqués de Griñon. Gli extravergini che produce vicino a Toledo sono eccellenti ed esemplari per chiarire cosa possono dare Piqual e Arbequina trattate a dovere.

 

Un risultato, come lui stesso ha tenuto a sottolineare, dovuto alla consulenza del toscano Marco Mugelli a cui del resto tutta l’iniziativa de Il Magnifico è dedicata. E’ stata l’occasione per presentare anche il "Grande libro dell’olio di oliva" (Mondadori), un bel volume rigoroso quanto coinvolgente curato dallo stesso Falcò.

 

Insomma si è respirato un certo clima internazionale come dalle premesse, vista la provenienza degli oli in concorso: USA, Sud Africa, Portogallo, Francia, Spagna, Croazia, Slovenia, Turchia oltre ai nazionali.

 

C’è da dire che per una manifestazione di ambizione crescente i premiati esteri sono risultati ancora troppo pochi, anche se il verdetto fa escludere il sospetto di campanilismo: tra i 24 finalisti e i premi speciali (quelli che  potremmo chiamare "I cortigiani del Magnifico") si trovano infatti molti non-toscani, tra cui diversi prevedibilmente pugliesi e una buona presenza gardesana.

 

Dal punto di vista di un assaggiatore come me rimane la consueta constatazione che in degustazione casuale vincono inevitabilmente le corazzate, mentre qualche elegante barchetta a vela va dispersa. Ne sappiamo qualcosa anche col vino, e forse per il futuro sarebbe il caso di prevedere diverse categorie e diversi Magnifici.

 

Last, but really not least: ha partecipato attivamente AIRO, benemerita Associazione Internazionale Ristoranti dell’Olio. Per quest’anno il loro riconoscimento è andato al ristorante "Tano passami l’olio" di Milano. Non ci sono ancora stato ma mi basta il motto per visitarlo alla prima occasione.

 

Come aveva ben intuito l’altro compianto personaggio a cui il Magnifico è dedicato, Massimo Pasquini, senza i vari cuochi, osti e chef in versione tv o addirittura in carne ed ossa, l’extravergine come l’intendiamo noi farà poca strada.

 

 

Alessandro Bosticco

Sono decenni che sbevazza impersonando il ruolo del sommelier, della guida enogastronomica, del giornalista e più recentemente del docente di degustazione. Quest’ultimo mestiere gli ha permesso di allargare il gioco agli alimenti e bevande più disparati: ne approfitta per assaggiare di tutto con ingordigia di fronte ad allievi perplessi, e intanto viene chiamato “professore” in ambienti universitari senza avere nemmeno una laurea. Millantando una particolare conoscenza degli extravergini è consulente della Nasa alla ricerca della formula ideale per l’emulsione vino-olio in assenza di gravità.


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