Sangiovese di Romagna: venghino signori venghino!4 min read

Grazie alla nostra colonna emiliano-romagnola Giovanni Solaroli (ma come facevamo prima senza di lui??) ed all’Enoteca Regionale dell’Emilia Romagna di Dozza abbiamo potuto fare un assaggio abbastanza esaustivo sul Sangiovese di Romagna.

Partiamo con le premesse.

1.Sono un amante del Sangiovese ma difficilmente questo amore si allarga a quello di Romagna.

2. Essendo per di più toscano potete immaginare che il Sangiovese, per me, abbia confini ben precisi.

Dalle due premesse-enunciati deriva (anzi derivava, visto come sono andate le cose) il lemma che, pur non ammettendolo nemmeno sotto tortura(interessante ossimoro di fatto) Il sangiovese di serie A è quello che sciacqua i suoi panni in Arno: il resto, Romagna compresa, si posiziona dalla serie B in giù.

Per questo, pur senza esternarlo al Solaroli che vive di piadina e Sangiovese romagnolo (in realtà adesso vive soprattutto di lunghi viaggi di puro divertimento, mannaggia a lui), mi ero avvicinato a quest’assaggio con quella che personaggi di chiara educazione oxfordiana definirebbero “Puzza sotto il naso”. La puzza si è però dileguata velocemente, grazie ai profumi messi in campo dai vini in assaggio.

Avevamo deciso questa volta di lasciare da parte i Sangiovese “base” e di concentrarsi sulle tipologie Superiore e Riserva. In campo le annate 2009-2008-20007 per i Superiore ed i 2007-2006 per le Riserve.  

In qualsiasi articolo che si rispetti occorre prima fare un quadro generale della denominazione. Ve lo risparmio proponendovi la lettura di questi due articoli del Solaroli che ci presenta, appunto il Sangiovese in Romagna ed i suoi areali (leggi qui e qui ).
Espletato questo compito veniamo un po’ alla nuda cronaca. Un’ ottantina di vini in degustazione con i Superiore in numero leggermente maggiore rispetto alle Riserve.
Se da iconoclasta del Sangiovese  dovessi definire le due tipologie potrei affibbiare l’epiteto di “Venghino signori ,venghino!” alla prima e “Ho visto cose che voi umani..” alla seconda.
In effetti i Superiore sono la vera categoria di approccio,almeno  fuori dalla Romagna, per questo vino: Il prezzo medio si assesta attorno ai 5-7 €, rendendola di fatto concorrenziale non solo con i Chianti Classico o con i Rosso di Montalcino o Montepulciano, ma con i Chianti in genere. Quando parlo di concorrenza mi riferisco ovviamente anche al rapporto qualità-prezzo, faro di questa denominazione. Infatti specialmente con l’annata 2008 siamo di fronte a vini freschi e piacevoli, di buona struttura e con prezzi mooolto ragionevoli. I 2009 assaggiati credo siano un po’ l’avanguardia della tipologia, presentando vini molto giovani ma troppo semplici: sicuramente nel prossimo anno entreranno in campo i pezzi da novanta di quest’annata. Comunque mi sembra di aver capito che un buon Superiore deve essere bevuto attorno ai due anni dalla vendemmia. La riprova l’abbiamo avuta con i 2007 dove mediamente (anche se in quest’annata abbiamo trovato uno dei migliori vini assaggiati quest’anno)   si comincia a notare una leggera flessione naturale.

La media punti (2.34) non è stata certo bassa e potrete vedere come molti vini abbiano meritato il simbolo del rapporto qualità-prezzo. Assaggio quindi positivo, anche se il meglio doveva ancora arrivare.

Il meglio si è incarnato nella degustazione delle Riserve. Da (lo ripeto) appassionato di Sangiovese toscano non posso non rilevare una marcata differenza aromatica e gustativa tra le tipologie. Nelle riserve prevalgono ancora le sensazioni fruttate e la terziarizzazione è meno accentuata: inoltre i tannini sono meno imponenti rispetto a quelli toscani. Il tutto porta però ad un vino abbastanza strutturato ma non così ieratico e difficile da godere nel breve-medio periodo come, per esempio, una Riserva di Chianti Classico. Questo sia che si parli di un ottima annata come il 2007 che di una, abbastanza buona, come il 2006. Quello che mi ha sorpreso, soprattutto nei 2007, è la prontezza di beva unita ad una potenza ragguardevole. Vini dove il tannino è già levigato ma non per questo le prospettive di maturazione risultano inficiate. La frase tratta da Blade Runner è di sicuro azzeccata per questi vini che, con una media stelle di 2.51, danno la paga a tante blasonate denominazioni in rosso.

Per quanto riguarda invece l’uso di altre uve oltre al Sangiovese la situazione è, più o meno quella di altre zone,  con le percentuali di “Bordolesizzazione” ancora nei limiti del normale. Certe note vegetali sentite in alcuni campioni risalgono probabilmente più ad una non perfetta maturazione delle uve che non ad un utilizzo spinto di Cabernet. Anche l’utilizzo di legno non è eccessivo e solo pochi campioni hanno mostrato segnali di “parkerizzazione”.

In definitiva “obtorto toscano collo” devo rivedere i miei giudizi sul Sangiovese di Romagna e porlo sullo stesso podio dei miei amati vini toscani. Se vi sembra poco…

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE