Ascesa, caduta e miseria di Mc Italy3 min read

Desaparecido. Non se ne hanno oramai notizie da giugno: di lui e di, cito testualmente, “Carne italiana al 100%, olio extravergine di oliva, formaggio Asiago DOP, bresaola della Valtellina IGP, pancetta della Val Venosta, grano saraceno, cipolle di Tropea e carciofi romani”. In tutto mille tonnellate di materie prime “Made in Italy”, per un valore di circa 3.4 miloni di Euro, che dovevano servire per dare vita al desaparecido. Questo ha ovviamente un nome: Mc Italy e venne definito dall’allora ministro dell’ Agricoltura Luca Zaia  “il primo panino interamente tracciato, non anonimo, attraverso cui globalizziamo l’identità  dell’agricoltura italiana”.

Per globalizzare l’identità dell’agricoltura italiana il caro Zaia aveva pensato a Mc Donald’s, o forse la multinazionale del panino aveva pensato a Zaia ed al ministero dell’Agricoltura per pubblicizzare gratuitamente un loro nuovo prodotto. Fatto sta che il Mc Italy aveva conquistato le prime pagine dei giornali, grazie anche alle giuste proteste di chi vi vedeva solo una chiara manovra commerciale che sviliva sia la qualità dell’agroalimentare italiano sia l’immagine stessa della grande tradizione gastronomica italiana.

Per giorni si sono susseguiti articoli in cui si chiedeva e si dava conto di quello che questo panino sarebbe stato e avrebbe rappresentato e scagli la prima pietra il giornalista enogastronomico  che non disse la sua sull’argomento.
Dalle vette dell’interesse mediatico il Mc Italy è sprofondato in pochi mesi nell’abisso del disinteresse alimentare (usare il termine gastronomico mi sembra eccessivo). In poche parole. Il panino non piaceva, non andava e  Mc ‘ lo ha tolto dal mercato. Per esserne sicuri basta andare sul sito di Mc Donalds italia (vedi) dove del tanto strombazzato italico panino non se ne trova traccia.

Nel mondo odierno di flop commerciali se ne contano a migliaia ma su questo del Mc Italy mi vorrei soffermare perché esempio di quello che oramai è il nostro mondo. Un”immenso pacco dove quello che conta non è il contenuto ma il contenitore.
Il contenitore era perfetto, formato da un Ministro in campagna elettorale (ovviamente andata poi benissimo), da una multinazionale in fregola per un interesse mediatico ottenuto a costi zero, dai media stessa che “addentando” il tema del panino, trovavano grande interesse nei lettori. Tutto questo circo Barnum non ha speso una parola sull’uscita di scena del panino che tanto avevano osannato (o esecrato). In particolare non ci risultano dichiarazioni sia di Zaia (che  era addirittura arrivato a promuoverlo all’interno dei negozi dei paninari americani) sia di Mc Donald’s, che lo ha mandato al macero seguendo la fredda logica commerciale che la contraddistingue.

Il contenuto invece è appunto la “carne italiana al 100%, olio extravergine di oliva, formaggio Asiago DOP, bresaola della Valtellina IGP, pancetta della Val Venosta, grano saraceno, cipolle di Tropea e carciofi romani” e soprattutto i loro produttori. Mi piacerebbe sapere che tipo di contratto aveva fatto Mc Donald’s con loro e se questo contratto prevedeva penali nel caso di sua interruzione. Insomma vorrei sapere chi nella storiaccia dal nome “Ascesa, caduta e miseria di Mc Italy” è rimasto con il cerino acceso  in mano.

Mi piacerebbe sapere se gli agricoltori che vi avevano visto un modo per smerciare il loro prodotto sono stati remunerati a dovere, se le associazioni di categoria (Coldiretti mi senti??) hanno fiancheggiato realmente i contadini in questo flop e se il Ministero dell’Agricoltura non abbia fatto sentire la sua voce per l’utilizzo quasi gratuito (I suppose), cialtronesco e fallimentare dei prodotti agroalimentari Made in Italy e, se vi sembra poco, del marchio “Italia”.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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