McItaly: spero proprio di sbagliarmi ma…4 min read

Visto che Carlin Petrini ha scelto la lettera aperta per dire la sua (e di Slow Food) sul panino McItaly, nato dall’accordo tra il Ministro Zaia e la multinazionale McDonald’s, seguirò anch’io questo metodo.

    
Caro signor Ministro,
chi scrive deve ammettere che qualche volta mangia un Big Mac da McDonald’s. Potrei dare la colpa ai miei figli che non sono (ancora) riuscito ad educare bene dal punto di vista alimentare, potrei addurre problemi di tempo, di velocità di servizio (anche se spesso si fa una coda che gliela raccomando). Se tutti questi motivi c’entrano non voglio però nascondermi dietro un dito: a me il Big Mac piace!

Lo sa perché? Perché nel mondo dell’alimentazione mordi e fuggi,  dove mangi pizze scongelate in pizzeria, panini al prosciutto a cui sono stati tolti i profumi del prosciutto e poi reimmessi  artificialmente, primi piatti “saltati” in padella, il Big Mac è una certezza. E’ sempre uguale a se stesso, sia che lo mangi a Siena, a Milano, a Parigi, a Londra o in qualsiasi altro negozio Mc Donald’s (perché negozio e non ristorante? Perché nei ristoranti c’è almeno un cuoco!).  Lo mangio anche se sono sicuro che il suo gusto è dovuto ad un non  gusto, ad una mescolanza di ingredienti che rendono quasi impossibile riconoscere il gusto della carne, del formaggio e via cantando. Una specie di auto da fé del gastronomo quale mi reputo in nome della rincorsa ad un gusto falsamente gustoso ma almeno sempre lo stesso. Però quando qualcosa è sempre uguale a se stesso, e Mc Donald’s di questo si fa vanto, molto difficilmente (eufemismo..)riuscirà nell’intento di parlare delle tanto da Lei sbandierate differenze alimentari e culinarie dell’Italia.

Queste differenze si potranno percepire in un Big Mac formato Mc Italy, sempre uguale a se stesso in ogni parte del mondo? Inoltre, mettendo il marchio del Ministero dell’Agricoltura su questa operazione commerciale non crede di averla sdoganata “culturalmente” al livello planetario? Capisco che Mc Donald’s poteva farsi i suoi panini con qualsiasi nome, ma tirargli la volata mi è sembrato eccessivo.

Sa cosa potrà accadere? Una cosa ben peggiore di quella accaduta per la pizza e gli spaghetti, oramai due stereotipi alimentari che trovi in qualsiasi parte del globo. Quasi sempre  quelli che trovi a giro per il mondo hanno ben poco da spartire con il vero spaghetto, la vera pizza napoletana. Queste però esistono ed il turista spesso viene in Italia proprio per mangiare la “vera pizza” ed il “vero piatto di spaghetti”.

Cosa succederà con un panino che ha sopra il nome dell’Italia e che verrà venduto, uguale a se stesso, in ogni parte del mondo? Che molti turisti verranno da noi per gustare il “vero Mc Italy”. Peccato che non esista, che dietro vi sia soltanto una manovra commerciale e non Storia gastronomica con la S maiuscola. Allora sa cosa accadrà? Ci sarà la gara in migliaia di locali a proporre il “Vero Mc Italy”, cioè una brutta copia di una brutta copia di una falsa idea della gastronomia italiana. Provi a pensare che immagine gastronomica daremo del nostro paese per soddisfare un bisogno sbagliato. Mettendo il nome dell’Italia e della sua cultura gastronomica accanto a quello di un’azienda privata che lo sfrutterà senza controlli ogni dove, lei ha creato una falsa visione della nostra gastronomia, ma soprattutto contribuito a creare tante tristi e bruttissime copie di quest’idea.

Non voglio entrare, come ha fatto giustamente Carlin, nel merito dei costi delle materie prime. Non perché non mi sembri un tema importante ma perché purtroppo sono strasicuro che la filiera ben controllata di cui parla l’Amministratore delegato di Mc Donald Italia vede come anello debole proprio il contadino, il produttore della materia prima. Altrimenti con i costi di distribuzione, organizzazione, marketing che ci sono oggi, come si potrebbe dare lo stesso panino in tutto il mondo a prezzi così bassi?

Faccia questa prova: esca dal ministero e provi a cercare un negozio di alimentari. Stanno scomparendo fagocitati dai supermercati ma se è fortunato uno lo trova. Entri e si faccia fare un panino col prosciutto crudo, però usando del buon pane casereccio e del prosciutto crudo come si deve. Vuole scommettere che non le costerà meno di 3-4€? E allora come si fa a credere che i contadini fornitori delle materie prime per un panino che costa meno di 3-4 €  (pur avendo sul groppone una miriade di costi industriali) vengano pagati abbastanza?

Vede Signor Ministro,
il giorno che passerà per strada e vedrà nella vetrina di un bar la scritta “Vero panino Italy” (non lo potranno chiamare proprio uguale perché Mc Donalds vigila..) sappia che è tutto merito suo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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