Amarone 2006: attendiamo fiduciosi??3 min read

Oltre 170 giornalisti accreditati, di cui una cinquantina esteri. Ben 66 aziende presenti in spazi finalmente adeguati. Due grandi sale di degustazione a disposizione della stampa. Organizzazione precisa ed adeguata all’evento. Questo in estrema sintesi l’anteprima dell’Amarone 2006.

All’interno di questi nudi dati abbiamo  tastato il polso ad una denominazione (divenuta DOCG da pochissimo) che mostra una gran voglia di rimanere al top, sia come vendite che come immagine.

Anche l’operazione nell’annata 2009 di destinare il 30% in meno di uve all’appassimento per l’Amarone mostra che il coraggio non manca, affiancato dalla volontà di tenere alto il livello qualitativo (ed il relativo prezzo) dell’Amarone.

Comunque non è facile guidare un carro che è arrivato ad oltre 9 milioni di bottiglie di Amarone e supererà sicuramente i 16 milioni di bottiglie di Ripasso. Queste cifre non tengono inoltre conto del Valpolicella base, che alzerebbe di molto i milioni messi in campo.
Sembra però che le difficoltà qui arrivino più rarefatte, grazie ad alcuni mercati esteri (Nord Europa e Stati Uniti) che continuano a tirare ed un “sistema Valpolicella” che riesce a leggere sufficientemente bene tra le pieghe del mercato.

Ma veniamo all’annata 2006. Come potevamo immaginarci non è stata definita vendemmia del secolo….ma poco ci è mancato. L’andamento climatico ha visto giugno e luglio molto più caldi della media, agosto molto più freddo con precipitazioni almeno 4 volte sopra le medie, settembre ed ottobre nella norma, con poche piogge ed abbassamenti di temperatura notturna verso fine vendemmia.
Questo avrebbe portato (secondo i tecnici)  ad amaroni con notevoli struttura, grado alcolico alto e   rotondità importante grazie a glicerine naturali sopra la media. Partendo anche dal presupposto della buona maturazione dei tannini ci hanno presentato l’annata 2006 come già abbastanza godibile ed armonica. Un vino quindi buono adesso e con notevoli possibilità di miglioramento grazie all’invecchiamento.

I nostri assaggi (66 campioni, una quarantina già imbottigliati, gli altri da botte) hanno confermato le sensazioni di corposità, pienezza e rotondità tannica, ma hanno anche evidenziato una certa mancanza di freschezza che, di solito, non promette bene per l’invecchiamento. Lasciamo da parte adesso la parte aromatica, naturalmente “offuscata” dalla giovinezza dei vini e dagli imbottigliamenti recenti e cerchiamo di capire se tutta questa abbondanza di belle cose potrà rimediare alla carenza acida.

Solo il tempo potrà dircelo ma adesso non ci sentiamo di scommettere su una longevità superiore ad un vendemmia piuttosto diversa come il 2005.  Le nostre impressioni sono di un’ annata leggermente “appesantita” che potrà portare ad invecchiare meglio gli amaroni più tradizionali, giocati su nasi più immediati e bocche non esageratamente strutturate. Per fortuna si sentono sempre più vini che tendono (con parsimonia…) verso questa sponda.

I migliori? Sapete che non ci possiamo sbilanciare e che i nostri assaggi avverranno tra qualche mese. Quest’anno però vogliamo fare una cosa diversa. Assaggeremo gli Amaroni in due diverse tornate, prima e dopo l’estate. Questo servirà sicuramente a capire meglio quest’annata che, ad oggi, non ci sentiamo di definire migliore di quella che l’ha preceduta.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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