Alcol e guida: se mangi si può! Ecco le tabelle.4 min read

Questo articolo nasce grazie a diversi lettori (che ringrazio) i quali mi hanno inviato  la “Tabella per la stima delle quantità alcoliche che determinano il superamento del tasso alcol emico legale per la guida in stato di ebbrezza.” (vedi a grandezza naturale)


Questa tabella rappresenta la prova provata che le nostre misurazioni empiriche con l’etilometro tascabile (vedi) , non erano peregrine.

Prima di tutto però spieghiamo come è fatta la tabella: questa precisa subito che contiene i “Livelli teorici (non è la Bibbia quindi, ma nessuno ha la verità in tasca) di alcolemia raggiungibili dopo l’assunzione di una unità alcolica” .
Cosa si intende per unità alcolica? Il quantitativo di liquido alcolico, variabile a seconda della tipologia, che uno non deve superare se vuole rimanere sotto il fatidico 0.50 grammi/litro. Variabile a seconda della tipologia dicevamo. Infatti di birra se ne possono bere 330 gr. Di superalcolici 40 gr. E di vino i fatidici 125 grammi.

Nel bicchiere qua sotto vedete versati 125 grammi di vino. Per inciso i 125 grammi della legge non si riferiscono ad un vino con alcol precisato, quindi non sappiamo se si parla di un vino in brick da 10° o di un Primitivo da 16°. Questa cosa è molto importante ed infatti chi ha preparato le tabelle parla chiaramente di vino a 12°.

Ma veniamo alla cosa più importante: la tabella è divisa in due parti. Assunzione di alcolici a stomaco vuoto o a stomaco pieno: le differenze sono sostanziali!!!!

Per esempio, un uomo di 80 chili può assumere a stomaco vuoto oltre 250 grammi ( 0,22 a unità) di vino a 12°.  Questo vuol dire più di due “unità alcoliche” di vino ( molto più dei 125 grammi “ministeriali” riportati in precedenza, che probabilmente si riferiscono ad un vino di gradazione maggiore, anche se la cosa non è molto chiara). A stomaco pieno  invece può  arrivare oltre  tre unità (0,13×3) cioè a più di 400 grammi di vino (quasi il 50% in più). Anche se si parla di una persona abbastanza robusta (ma poi nemmeno tanto) e di vino a 12 gradi, siamo molto lontani dal terroristico “ un bicchiere di vino è il massimo”. Facciamo altri esempi: solo una donna di 45 chili ( un peso piuma)  supera il limite assumendo a digiuno la classica unità di 125 gr. di vino (0,51), mentre a stomaco pieno la stessa persona può arrivare a berne quasi il doppio (0,29 x2) prima di superare lo stesso limite.
Esempio limite il mio, peso dichiarato 100 KG. A digiuno potrei bermi 325 gr di vino a 12° mentre mangiando potrei assumerne quasi 5 volte (0,11 per chi pesa 90 chili), il che mi porterebbe a poter trangugiare (credo proprio sia la parola giusta) più di 600 grammi  di vino, poco meno di una bottiglia bordolese.

Stupiti? Penso proprio di sì, specie se si pensa a tutte le raccomandazioni, a tutte le frasi “Un bicchiere massimo, meglio ancora niente”.

Con questo non voglio istigare alla crapula enologica, ma solo riflettere su un fatto: il consumo intelligente, quello di chi è avvezzo a bere vino solo durante i pasti, seguendo la linea storico-culturale di paesi come Italia e Francia, è stato castrato perché si è voluto dare un messaggio preciso, chiaro e forte, ma solo nella direzione di chi gli alcolici li consuma in maniera dissennata e soprattutto fuori pasto.

Non posso dire che questo sia sbagliato, una sola vita salvata basterebbe a giustificarlo ampiamente, vorrei solo incominciare a togliere alcune fette di prosciutto sugli occhi a tutti i gli amanti del vino che oramai vivono con la psicosi del bicchiere di troppo, permettendogli, cum grano salis, di godersi un bicchiere in più in santa pace. Non mi sto rivolgendo a chi ama solo le peggiori conseguenze dell’alcol, bensì a coloro che hanno un normale rapporto col vino, che lo bevono solo a tavola e che sono stati i più penalizzati da regole studiate per quelli che potremmo definire gli “Ultras” alcolici.

Paragone che calza a pennello: allo stadio, per colpa di pochi esagitati siamo arrivati ai tornelli, alle tessere del tifoso, all’impossibilità di seguire una  trasferta della propria squadra. Nel vino, per cercare (giustamente) di salvare pochi si proibisce ai più un tranquillo consumo equilibrato.

Ultima cosa per i ristoratori: non ho visto un ristorante che esponga questa tabella. Pensate che sarebbe un cattivo servizio reso al cliente?

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE