Morellino di Scansano: bene, ma le diversità?4 min read

In questa mia visita in Maremma, come sempre curato ed accudito dalle Strade del Vino Colli di Maremma e dal suo ineffabile direttore Francesco Viviano, ho assaggiato, visitato, visto, discusso, ammirato e… trovato un’incongruenza tra il territorio del Morellino di Scansano ed i suoi vini.

Non vorrei che la cosa suonasse troppo negativa e quindi mi affretto a precisare che i Morellini degustati hanno dati dei riscontri tra il positivi ed il molto positivo, ma l’ incongruenza c’è.    

Da una parte abbiamo un territorio  molto vasto e quanto più variato si possa pensare; dal punto di vista dei suoli, delle altimetrie, delle esposizioni, del clima e microcilima. Si va praticamente dal mare al profondo entroterra, da morbide colline argillose a 3 metri sul livello del mare a zone, magari ad oltre 300 metri di altezza, dove il bosco cede pochi spazi alla viticoltura. Qui le colline sono più aspre, i caldi venti del mare meno influenti, le notti molto più fresche, le escursioni termiche nettamente più marcate, i terreni di diversa composizione. Vi ho parlato degli estremi, ma in mezzo troviamo tante di quelle (belle) diversità che, non per niente, hanno fatto di questo territorio uno dei più apprezzati dal turismo.

Un territorio molto variato dovrebbe anche dare dei vini molto diversi tra loro: qui purtroppo casca l’asino. Tra i Morellino di Scansano degustati (2008-2007 ed alcune Riserve 2006) solo pochi “parlano” del loro terroir in maniera chiara. Molto spesso mostrano somiglianze (anche piacevoli, ribadisco) che non possono essere giustificate solo dall’essere all’interno della stessa denominazione. La mia paura è che si sia creato un “Modello Morellino” (di buon livello qualitativo peraltro) che ha avuto un buon successo,  ma a cui troppi oramai si ispirano, rischiando una strisciante omologazione. Questo mi sembrava giusto sottolinearlo proprio in un momento in cui il mercato vuole sempre più identificare il vino con il territorio.

A proposito di mercato: la situazione non è certo facile, qui come altrove. La vendemmia 2009, oltre a non essere stata eccezionale, ha visto (ripeto, qui come altrove)cadere il prezzo delle uve. Dato che negli ultimi anni molto si è piantato e molto si è investito,  il rischio di non reggere la difficile congiuntura per diverse aziende è abbastanza reale.  Però nelle altre grandi denominazioni toscane si cerca di rispondere facendo gruppo, qui in Maremma invece il Consorzio del Morellino  non parla con la strada del Vino e viceversa,  la Provincia e la Camera di Commercio non possono reggere il ruolo di strutture aggreganti e finanzianti nello stesso tempo. Se ci aggiungiamo anche che alcune aziende importanti pensano di uscire o sono già uscite dal Consorzio la cosa si fa ancora più caotica. La divisione e la mancanza di una guida comune si percepisce in tutti i discorsi e porta solo a peggiorare la situazione.

Una situazione che coinvolge anche la proposta turistica, cresciuta anch’essa (pure troppo!!!!), facendo nascere come funghi  agriturismi, bed and Breakfast, alberghi, trattorie e ristoranti. La terra del cinghiale sembra sia diventata la terra del cinghiale in umido, anche in agosto!

Ma lasciamo da parte discorsi che potrebbero portarci lontano dal seminato e torniamo ai nostri semi, cioè ai vini assaggiati. Tengo a sottolineare che i 2007 assaggiati sono vini entrati solo quest’anno in commercio.

Morellino 2008.

Vini indubbiamente piacevoli, con nasi giocati sul frutto ed anche su sentori speziati. Non grande lunghezza al palato, buona freschezza e buon equilibrio. Vini pronti da bere che ben si sposano all’essere usati a tutto pasto: se consideriamo anche i prezzi piuttosto bassi mi sento di consigliarli quasi in toto.

Morellino 2007.

Maggiore struttura, maggiore ampiezza accanto a nasi ben definiti e più complessi rispetto ai 2008. Anche qui ottimo rapporto qualità/prezzo. Anche qui il giudizio, dal punto di vista qualitativo, è positivo.

Morellino Riserva 2006.

Un mondo diverso, dove si gioca su potenze che talvolta non portano con se freschezza ed equilibrio. Però i tannini sono quasi sempre dolci, pastosi e la polpa è assicurata; se una carenza va trovata è appunto nella freschezza, anche di alcuni aromi. Giudizio generale comunque positivo.

Le altre denominazioni, Sovana e Capalbio,  non presentavano abbastanza campioni per poter dare un giudizio di ordine generale.

Chiudo con una piccola chicca, un produttore di bianchi  di cui sentiremo molto parlare in futuro (e di cui, per la verità hanno già parlato altri): l’azienda Montauto. Assaggiate il loro due Sauvignon da vigne anche di 25 anni e poi vi ricrederete sulle potenzialità, in bianco, del territorio maremmano.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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