Toscana: Un altro scandalo, ma vecchio come il mondo.3 min read

Nei giorni scorsi i giornali hanno riportato la notizia di ennesimi sequestri di vino in Toscana, in particolar modo nella zona del Chianti. 100.000 ettolitri sequestrati, 42 aziende inquisite, cinque ettari messi sotto sequestro ed un azienda del comune di Castellina in Chianti chiusa per maggiori accertamenti. Leggendo sono convinto che tutti gli addetti ai lavori si siano fatti la stessa domanda: Ci risiamo? Siamo ad un caso “Brunello 2” con relativa perdita di credibilità del vino italiano (toscano in particolare) sui mercati mondiali.
Da quello che siamo riusciti a capire la situazione sembra diversa, non tanto per i reati contestati (truffa in commercio tanto per dirne uno) ma per il senso di “deja vu” che permea l’intera vicenda. Con tutto il rispetto per che dice di svolgere il lavoro più vecchio del mondo siamo di fronte, dal punto di vista enologico,  al “reato più vecchio del mondo” ,cioè quello di “annacquare” un vino più importante con uno meno importante e costoso (ovviamente non ammesso dal disciplinare di produzione). Se , da quello che siamo riusciti a capire, il vino più costoso è un Chianti (sicuramente con il prezzo al quintale più basso tra i rossi DOCG toscani) siamo di fronte ad una frode (sempre e comunque grave) tra poveri.  Siamo d’accordo che c’è comunque un guadagno(ed una frode)  a mescolare vino da 20 Euro al quintale con uno che ne costa 60-70, ma quella che ne viene fuori è soprattutto un ‘immagine di profonda tristezza.  Dopo una vendemmia che ha visto, per la prima volta da molto tempo, lasciare l’uva in pianta perché economicamente parlando non conveniva raccoglierla, si scopre di essere rimasti  alle vecchie manfrine, al cercare di coprirsi con una coperta vecchia, corta e logora. Questa truffa ha odore di muffa, per niente nobile.

Inoltre, ancora una volta, sembra che la Toscana sia la patria dei sofisticatori anzi, sia l’unica patria. Pare che tutto il vino “ da tarocco” proveniente dal sud arrivi e si fermi qui. Perchè siamo arrivati a questo? Probabilmente “grazie” al caso Brunello, che ha portato a svolgere inchieste molto approfondite  anche sulla direttrice Toscana-sud Italia. Non voglio  con questo intendere che nel mondo del vino (non solo toscano) basta indagare e qualcosa si scopre o che “il più sano ha la rogna” ma è certo che vecchi metodi sono duri a morire mentre oggi, grazie ad una maggiore precisione dei controlli, sono più facili da scoprire. Però, da persona abbastanza dentro al settore, mi sembra strano che tutto il vino taroccato si fermi  e si formi in Toscana. Non voglio fare nomi, solo riportare la voce che tanto vino del sud viaggia verso altre destinazioni e denominazioni e questo non da oggi. I problemi non sarebbero certo inferiori se venissero scoperti scandali  del genere in altre regioni, ma forse la logica ne uscirebbe meno ammaccata.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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