Soave: il gigante con la faccia da bambino.4 min read

Tutte le volte che arrivo a Soave mi meraviglio di come quel piccolo, bellissimo borgo possa essere in realtà un vero e proprio gigante enologico. Infatti dalle stupende colline che lo circondano e dalla pianura che si trova di fronte, nascono ogni anno circa 55 milioni di bottiglie di Soave DOC (di cui 15 milioni di Soave Classico). Questi numeri sono permessi da quasi 6500 ettari vitati, dove troviamo ben 2500 produttori di uva. Cifre impressionanti sia in assoluto sia confrontate con qualsiasi altra DOC (in bianco o in rosso) italiana.

Questo “gigante dalla faccia da bambino”  è però un gigante buono. Sono quasi un ricordo infatti i “Soave da Autogrill” o da discount, privi (se andava bene…) di ogni caratteristica. Oggi, grazie anche ad un ottimo lavoro delle cantine sociali, si trovano sempre più Soave ben fatti e sempre meno “ricordi del passato”. La “faccia da bambino” viene  mostrata soprattutto nel Soave Classico, dove troviamo delle realtà enologiche di assoluto valore e tante piccole nuove cantine che stanno crescendo. Se volessimo continuare con i paragoni fantastici potremmo parlare del Soave come di un bel bosco con  alberi secolari, alla cui ombra crescono tranquillamente tanti piccoli alberelli.

E quest’anno gli “alberelli” hanno dato, ancora una volta, buoni frutti. I nostri assaggi hanno preso in considerazione sia l’annata 2008 che la 2007, portandoci a dei risultati di indubbio livello. 22 vini (42.30%) hanno ottenuto 3 Stelle e ben 5 su 52 assaggiati (9.61%) hanno raggiunto 4 Stelle. Una piccola ombra ha offuscato i nostri assaggi: mancavano infatti alcune cantine storiche, prima fra tutte la Cantina di Soave. Questo non ci ha permesso di avere un quadro ancora più esauriente della denominazione. Diverse cose però possiamo dirle: la prima è che la DOCG Soave Superiore è praticamente abortita, senza che nessuno abbia sentito il bisogno di versare una lacrima. Del resto (visto che il miglioramento qualitativo era comunque in atto) non se ne sentiva il bisogno prima e non ne sentiremo la mancanza adesso.

Come non sentiremo la mancanza dei tanti vitigni “migliorativi” che, per fortuna, non sembrano aver attecchito più di tanto nei Soave di alto livello. Questo dimostra che i produttori credono nella Garganega ma soprattutto che, se lavorata nella maniera giusta, quest’uva ha dei margini di miglioramento incredibili.

Parliamo di annate: il 2008 ce lo aspettavamo peggiore e anche se alcuni vini mostrano una certa semplicità o una minima diluizione (caratteristica di una vendemmia non certo fortunatissima), siamo comunque su livelli più che accettabili. Questo ci sentiamo di dirlo dopo aver assaggiato i 2007 ed aver visto come un anno di bottiglia in più possa giovare a questo vino. I vini di quest’ultima vendemmia ci sono sembrati addirittura ancora giovani, specie se parliamo di Soave Classico. D’accordo che  la vendemmia 2007 è stata superiore alla 2008, ma il filo conduttore di una maggiore maturazione (in vasca o in bottiglia) crediamo vada tenuto come punto fermo. Se si migliora la conduzione in vigna della Garganega gli si deve poi dare anche il tempo per esprimersi al meglio. Non facendolo si rischia di scambiare per vini scomposti e poco piacevoli  prodotti  invece di alto livello a cui manca solo una giusta maturazione. Oggi come oggi un buon Soave Classico può essere bevuto anche subito, ma sicuramente un anno o due di bottiglia non possono che migliorarlo.

Veniamo ai prezzi: anche qui il gigante mostra la sua faccia da bambino: si parla di cifre piccole, spesso molto al di sotto dei 10 Euro. Di questo siamo felici: vuol dire che nessuno si è montato la testa, anche quelli che avrebbero tutte le carte in regola per farlo.

In definitiva usciamo da quest’assaggio con il sorriso sulle labbra e, nel nostro stile, rilanciamo. Nei prossimi mesi vorremmo “toccare con bocca” le reali possibilità di invecchiamento di questo vino. Per farlo domanderemo al Consorzio del Soave, sempre efficiente e ben organizzato, di chiedere alle aziende una bottiglia di due annate “vecchie” (almeno di 6-7 anni, tanto per capirsi). Sarà sicuramente un assaggio interessante. Vi faremo sapere!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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