Anteprima Taurasi 20054 min read

Peccato non aver incrociato sulle scale che conducono al Castello il mio amico Beppe, non fosse altro per constatare se quello che l’anno scorso s’era ridotto ad un tatuaggio avesse almeno mantenuto il colore. Non lo saprò mai!  Ma lasciamo le parti basse ed innalziamoci verso l’alto percorrendo le irte rampe che conducono alle sale della degustazione. Scenografia e comparse ormai collaudate, per un teatro in cui quest’anno recitava il Taurasi 2005. L’annata che nei giorni precedenti aveva ricevuto le 4 stelle, è stata ben sintetizzata da Paolo De Cristoforo nella conferenza che ha visto la partecipazione  degli enologi e del prof Moio, che ha presieduto la commissione di valutazione. Il dibattito che ne è seguito, moderato da Luciano Pignataro, ha ancora maggiormente messo in evidenza alcuni aspetti della vendemmia che tutti concordemente hanno definito “eterogenea”, con diversità da vigneto a vigneto oltre che da zona a zona. Sono state sottolineate alcune caratteristiche di quest’annata ovvero: bei colori, acidità rilevante,  corredo aromatico complesso  e tannini che a dimostrazione della eterogeneità, variano da fini a duri.
Questo quanto sostenuto dalla commissione. Di mio ci aggiungo  che quando sento dire “vendemmia a macchia di leopardo" per esperienza  è quasi sempre il prologo ad una vendemmia dai risultati infelici. In verità però devo dire che dopo aver assaggiato i campioni (ho solo degustato quelli imbottigliati) il giudizio, non tanto sul rating , ma quanto sull’annata mi trova sostanzialmente d’accordo.
Vini in generale  dai colori “umani” con un bel corredo olfattivo, di buona acidità (in alcuni casi anche troppa), con trama tannica a volte meno dura di quello che ci si aspetterebbe da un Taurasi, ma complessivamente giocati, con qualche eccezione, più sull’eleganza che sulla forza e sulla concentrazione. Sicuramente quest’annata  non ha la potenza del 2004 ma questo non vuol dire che sia meglio o peggio, sono semplicemente diverse. Non saprei dire se questo millesimo  interpreta bene le caratteristiche del vitigno, ma credo che gli si avvicini  molto. Una buona media nelle mie valutazioni con alcune punte (non strabilianti) che riguardano.

Radici di Mastroberardino: la parola che mi viene più facile è classico, sempre lui. Naso complesso, una spalla acida ben sottolineata ed una trama tannica fine anche se non fittissima.

Di Prisco: un bel frutto rosso, fresco e ben equilibrato con tannino alquanto duro ma nella norma, buona persisenza.

Perillo:  frutta e spezie al naso, buona  freschezza e sensazione tannica un po’ verde.

Macchia dei Goti di Caggiano : anche lui sempre  una certezza. Potente e concentrato  come al solito,  dal naso speziato e complesso con una acidità ben  marcata e con tannini di buona trama.

Urciolo: un frutto giocato finemente anche se leggermente ancora sottoposto al legno, ma ben bilanciato e tannicamente ben vivo.

Spalatrone di Cantine Russo (debuttante) un piacevole incontro con fruttato sottolineato da un bel   legno, , anche nel finale  le note speziate giocano però  un ruolo ancora troppo marcato.

A seguire :Contrade Taurasi;Vigna Villae; Terre Irpine; Poliphemo di Tecce; Primum di Guastaferro.

Tra i debuttanti segnalo con piacere, ma c’è ancora da lavorare : Opera Mia di Cavalier Pepe e Nero Né –Il Cancelliere.

Un’ultima considerazione sull’evento. Il cambio di data da dicembre a marzo ha sicuramente giovato ai vini messi in degustazione ed anche se ad occhio  mancava  qualche produttore, direi che complessivamente l’idea dell’annata e delle sue caratteristiche è stata  data. Il progetto  poi di seguirne l’evoluzione  tracciando per quanto possibile un profilo sensoriale legato all’annata per  poi confrontarlo  nel tempo , finalmente apre la strada ad una ricerca più sistematica  e meno spontanea. Sempre perfetta l’organizzazione curata da Paolo De Cristofaro e Lello Del Franco a cui va senz’altro un grande ringraziamento per la passione e la professionalità che profondono in queste iniziative. Queste andrebbero ancora maggiormente sostenute da parte delle istituzioni. Servizio a dir poco impeccabile quello offerto dai sommellier dell’AIS, che ha pochi eguali in Italia.

 

 

 

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE