Degustator6 min read

Premessa.

All’inizio  del secondo millennio la terra è invasa da una bellicosissima razza di Assaggiatori (o presunti tali). Niente e nessuno si salva. I primi a cadere sotto le loro bordate sono i ristoranti a tre stelle, seguiti a ruota da quelli di livello inferiore. Le trattorie e le osterie, risparmiate dalla prima ondata, cadono anch’esse quando la guerra si fa totale.
In poco tempo  tutto il settore enogastronomico non resiste ai feroci e continui assalti degli Assaggiatori. Il panorama dopo pochi anni è desolante, una vera e propria “tabula rasa”, sulla quale sorgerà, secondo la religione  Panurgica professata dagli Assaggiatori, la cucina del futuro, completamente libera dalle aberranti distorsioni che una cultura malata le aveva imposto.

Nel 2093 tutto il pianeta è sotto il Governo dei Panurgici ed il loro capo, Pol Pet, è l’uomo più potente e temuto della terra. Ma non tutti si sono sottomessi. Un gruppo sempre più grande (ma giocoforza clandestino) di oppositori,  chiamati Talepan al Pan, sta minando ogni giorno di più le basi della società Panurgica. Sono guidati da un uomo forte e deciso il cui nome è Fidel Pasto.
Dopo l’ennesima azione degli uomini di Fidel (distruzione di svariate porzioni di “petto destrorso di faraoncina all’agretto, concentrato in salsa tartufata di pappagallo del Kilì” ) Il Governo Panurgico decide un’azione definitiva. Inviare nel passato un Degustator, replicante perfezionato del più grande e raffinato assaggiatore mai esistito, per “convertire” il piccolo Fidel ed impedirgli così di  divenire il capo dei controrivoluzionari.

 

 

“Mamma, c’è una lettera per me!”

 

Così iniziò il nostro rapporto con il Degustator, con quella lettera che lui spedì a Fidel. Ancora oggi mi ricordo l’insieme di ideologiche stupidaggini che aveva scritto. Mi vergognavo quasi a leggerle al bambino, ma era una lettera per lui ed era giusto che ne conoscesse il contenuto:

 

"Caro piccolo compagno, scrivo a te ed alla tua famiglia di poveri comunisti e/o comunisti poveri costretti da sempre a mangiare cibi scadenti o scaduti. A partire dalle mense scolastiche, per passare poi a quelle aziendali, con tragici intermezzi “festivi” negli untuosi stand delle Feste Unitarie i tuoi genitori prima e tu dopo siete stati costretti a trangugiare le peggiori schifezze.
Il capitalismo vi ha messo in un mondo alimentare di serie C e voi vi ci state crogiolando, mentre i ricchi si ingozzano delle migliori prelibatezze!.
Noi DC (Degustatori Comunisti) al grido di “Basta patì, vogliamo il paté!” invertiremo lo stato alimentare del mondo e consegneremo ai poveri le più squisite ricercatezze alimentari. Ma tutto questo sarà inutile se non si saprà apprezzare nella giusta maniera tali manicaretti. Per questo ci rivolgiamo a te giovane compagno, ancora non definitivamente contaminato dalla broda alimentare del capitalismo plutocratico. Partecipa ai nostri corsi di degustazione, dove ti insegneremo a riconoscere i prodotti buoni da quelli cattivi, quelli cattivi da quelli pessimi, quelli pessimi da quelli immangiabili e quelli immangiabili da quelli velenosi. Iscriviti ai nostri corsi e potrai apprezzare appieno il radioso futuro alimentare che ci aspetta.”

 

Voi vi domandate perché non cestinai la lettera. Per l’ultimo rigo!  

“Partecipazione gratuita e cento pasti garantiti al bambino e ad un accompagnatore”. Dato che noi Pasto, per meri motivi finanziari, non seguiamo spesso alla lettera quanto suggerisce il nostro cognome, non seppi resistere. Per una donna sola con un figlio a carico cento pasti pagati sono una manna dal cielo e valgono anche la pena di un incontro con chi scrive bischerate come quelle.

 

Per questo portai Fidel nell’ufficio del Degustator. Il primo contatto con Deg (lui volle essere chiamato così) fu strano. Era piuttosto piccolo e molto grasso, portava la barba ben curata ed aveva la erre lievemente moscia. Niente in lui faceva intuire il Comunista arrabbiato della lettera. Parlava con me ma continuava a guardare Fidel e più di una volta mi sembrò che il suo sguardo fosse pieno di odio.

Esordì ripetendo i concetti della lettera ed evidenziando ancora di più la valenza disgregativo-rivoluzionaria del progetto. Ma il tutto mi suonava falso: sembrava quasi che dovesse sforzarsi per credere in quello che diceva. Per questo stavo in guardia, pronta a capire dove potesse essere l’inghippo. Tra le varie cose che disse ci parlò anche di un precedente tentativo rivoluzionario, purtroppo fallito.

“Avevamo istruito un gruppo di cuochi-compagni fedeli all’idea e li avevamo fatti assumere nei più importanti ristoranti del mondo. Dovevano,  diffondendo un nuovo tipo di cucina, chiamata appunto “Nouvelle cuisine” convincere i ricchi a mangiare porzioni da gnomi anoressici e a pagarle una fortuna. Lo scopo era duplice: affamare i capitalisti (ed in prospettiva farli morire felici di fame) e raccogliere notevoli fondi per lo sviluppo del partito.
Purtroppo il Capitale ed i suoi scagnozzi fiutarono (anche perché  da mangiare c’era veramente poco) l’inghippo e disertarono i nostri ristoranti.”

Anche questa serie di cazzate, detta con tono convinto e con cipiglio austero, mi convincevano sempre meno. Ma dalla stanza accanto venivano degli odorini spettacolosi e Fidel  aveva già sgranocchiato venticinque penne Bic per placare la fame.
Il Degustator intanto continuava imperterrito la sua concione: “Ma questa volta non falliremo compagni! L’educazione alimentare sarà il nostro Cavallo di Troia per distruggere i diritti del Capitale su quanto di più buono esista al mondo. Una volta che le masse avranno assaggiato, anche una sola volta, piatti eccezionali e bevuto grandi vini niente e nessuno le fermerà nel volerli sempre. Al grido “ Uno, cento, mille coulì!” verranno spazzate via tutte le barriere alimentari ed inizierà un periodo di eguaglianza  enogastronomica dove il lupo correrà gli stessi rischi dell’agnello ed il ricco ed il povero andranno a braccetto assieme al mercato”.

 

Lo bloccai perché non ne potevo più. Per nulla turbato il Degustator si alzò e ci fece entrare in una sala attigua dove, sopra un tavolo facevano bella mostra di se diversi “fois gras d’oie entier”(il loro nome, ovviamente, l’ho imparato dopo).
Deg si rivolse a Fidel e gli chiese se sapeva cosa fossero quelle cose sul tavolo. A Fidel, che la fame e le penne Bic  avevano reso intollerante, venne fuori una di quelle risposte “piuttosto pepate”:
“Il colore è quello della merda di neonato ma la grandezza dimostra inequivocabilmente che si tratta di stronzo di adulto!”

Deg ebbe un mancamento, guardò malissimo Fidel e mi sembrò quasi che gli volesse saltare addosso. Poi sospirò e disse “Vedo che abbiamo molto da imparare, ma non preoccuparti, sotto la mia guida diventerai un perfetto DC.”

Riuscirà il Degustator a convertire Fidel alle più sfrenate finezze alimentari?  La mamma di Fidel scoprirà l’inghippo e salverà il futuro del figlio e del pianeta?

Tutto questo nella prossima porzione, pardon, puntata. 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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