Alcol e incidenti: ovvero il vagone verso il baratro.5 min read

Molti anni fa, uno dei modi di dire preferiti da Carlin Petrini per spiegare la filosofia Slow  Food era. “Non  dobbiamo essere quelli che continuano a brindare nel vagone ristorante mentre il treno viaggia a gran velocità verso il baratro”.
Credo non ci sia frase che possa spiegare meglio l’attuale momento del mondo del vino italiano, il quale sta continuando a brindare mentre il treno corre verso il baratro della “tolleranza zero”.

Oramai tutti i giorni leggiamo notizie del tipo “Ubriaco investe ……..” con conseguente scia di feriti e , purtroppo, morti. Il Governo ha praticamente deciso di abbassare ancora i limiti alcolometrici per chi guida:  intravediamo, neanche tanto lontano, il momento in cui questo limite verrà azzerato. Vogliamo parlare un po’ di quello che succederà dopo?

Inizio dalla parte del problema che mi riguarda in prima persona. Nel gruppo ci infilo tutti i colleghi che mettono in bocca vino per lavoro (assaggiatori professionisti, quindi, non ubriaconi molesti)oltre a tutti gli enologi, gli enotecnici, i sommeliers. Ci mettiamo anche i produttori di vino che magari vanno a promuovere il loro prodotto in una cena e devono anche assaggiarlo? Mettiamoceli!

Cosa succederà a queste categorie con la tolleranza zero? Dovranno rivedere drasticamente il loro modo di lavorare. Quale enologo  avrà il coraggio di andare in una cantina ad assaggiare il vino e poi rimettersi in auto? Se fermato e trovato positivo ai controlli gli verrebbe ritirata la patente per sei mesi e, nel caso di una seconda infrazione, per sempre. Lo stesso vale per i giornalisti: basta visite in cantina o degustazioni a giro per l’Italia. I sommeliers che devono assaggiare il vino per scoprire se sa di tappo si troveranno giocoforza costretti a viaggiare in coppia: uno annusa ( e guida) ed uno assaggia. Brutta parodia enoica della barzelletta dove si diceva che i Carabinieri andavano in coppia perché uno sapeva leggere e l’altro scrivere.

Ma anche noi giornalisti e tutte la altre categorie “a rischio” ci dovremo trovare l’autista o, molto probabilmente, cambiare mestiere. Già mi vedo assaggiatore di latte a riconoscere quello della Lola….

Copio anch’io Flaiano, cercando di dimostrare che la situazione è drammatica ma non seria. Diventerà seria quando, magari dopo un’ulteriore serie di incidenti stradali, si arriverà alla vera e propria criminalizzazione del vino e di chi lo produce. Del resto Il proibizionismo si basava proprio sul concetto che l’alcol era il male ed andava combattuto, sempre e comunque. In Italia il vino fino a poche decine di anni fa, visto che era considerato come una bevanda o comunque come un prodotto alimentare,non veniva visto in quel modo. Adesso invece rischia di diventare un capro espiatorio anche di problemi non suoi . Infatti il passaggio da genere di prima necessità a prodotto voluttuario, addirittura a griffe di moda, lo ha portato di fatto fuori dalla quotidianità, mettendolo nella categoria del superfluo. E del superfluo si può fare anche a meno, specie se ti dicono tutti i giorni che fa male.  Ho detto che Il vino paga anche per problemi non suoi: andatevi a leggere questi miei vecchi ma attualissimi articoli (Alcol e incidenti stradali, ovvero un tragico “Gianobifrontismo”) (Alcol e incidenti stradali: e se provassimo con gli Schumacher del vino?)…  che potrei riassumere in pochissime parole. Se per fare un incidente stradale occorre un essere umano ubriaco ed un veicolo a motore, perché la colpa di tutto deve essere sempre data all’alcol? Non potremmo pensare che forse è colpa anche dell’auto e della pseudocultura con cui la usiamo?
Invece è troppo facile prendersela con l’anello più debole della catena e questo sta accadendo non solo da noi. Faccio solo un esempio: In Francia (non in Ruanda Burundi!!!!) sono state bocciate tutte le campagne pubblicitarie sul vino che mostravano persone con un bicchiere in mano o alla bocca. Diversi livelli dell’organizzazione statale, fino ai ministri, sono contrari al consumo di alcolici e questo ha portato l’importante, storico e potente mondo del vino francese, in una situazione di sofferenza assoluta.
E l’importante, storico, potente mondo del vino italiano cosa sta facendo? NULLA!!!!! Nessuno che abbia il coraggio di farsi sentire, ma sentire veramente, con campagne promozionali serie, con interventi chiari verso chi produce (tanto per fare un esempio) quelle bevande spacciate per analcoliche che tali non sono e proprio per questo sono apprezzate e molto consumate dai ragazzini fino a 16 anni.
La nostra proposta di mettere a disposizione un fondo (con mezzo centesimo a bottiglia venduta) per far conoscere veramente il vino, non a chi fa i corsi di degustazione ma  a chi si attacca al bottiglione, forse non sarà la cosa più semplice del mondo ma per adesso non vedo altro all’orizzonte.
Caro Comitato Nazionale Vini, cara Unione Italiana Vini, cara Federdoc, cari Consorzi, cara Assoenologi: non sentite anche voi una tremenda puzza di bruciato? Non avete paura per esempio che tra qualche tempo un politico cavalchi la tigre e, dicendo di  andare dietro alle giuste richieste della gente , chieda il contingentamento o la regolamentazione della vendita di vino dal ristorante al supermercato? Non pensate che in questo momento siamo il vaso di coccio tra i vasi di ferro che si chiamano opinione pubblica e politici? Non credete che ci vorrebbe veramente un’azione forte, unita, VERA, per cercare di uscire dal tunnel. I produttori di latte bloccarono le autostrade e perché noi non possiamo bloccare il Parlamento?
Presentiamoci TUTTI davanti a Montecitorio per la più grande presentazione-degustazione di vino mai organizzata in Italia e spieghiamo le nostre ragioni, la nostra storia, la nostra cultura. Dimostriamo, dati alla mano, che i morti per alcol sono dovuti a superalcolici e droga e non alla bottiglia di Tignanello. Presentiamo un progetto serio per far conoscere ovunque il giusto modo di bere, il giusto approccio al vino.  Se tutto questo non verrà fatto potremo organizzare quante degustazioni paludate vogliamo, brindare con i vini più costosi del mondo, ma alla fine ci ritroveremo in un ghetto ( o in un vagone…..)dal quale sarà forse impossibile uscire.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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