Montalcino: 96% di cosa?4 min read

Dopo l’assemblea generale dei soci produttori a Montalcino non mi sento di condividere l’euforia generale. Cerco di spiegarlo partendo dai dati:

 

 il 96% dei produttori di Montalcino, durante l’assemblea di lunedì 27,  ha votato a favore del Brunello fatto solo con Sangiovese in purezza.

• Il comunicato stampa emesso nei giorni scorsi dalla procura di Siena (vedi) afferma che, a seguito della nota inchiesta, 11.000 ettolitri di Brunello 2003 (pari a quasi un milione e mezzo di bottiglie, circa il 16% della produzione globale) sono stati riconosciuti “non conformi”, perché non Sangiovese in purezza e quindi declassati.

 

Ora io mi domando: visto che da un punto di vista puramente matematico, il 16% (vino “non Brunello” declassato) è superiore al 4% (votanti contro il disciplinare 100% sangiovese), cosa dobbiamo pensare?
I semplici e puri di spirito, di cui io faccio parte, non possono che ipotizzare una redenzione, un pentimento sulla via di Damasco e di Montalcino di una buona fetta di quelli che hanno prodotto quel 16% ( e che magari hanno altre 4 annate “dubbie”sequestrate in cantina)
Ma forse le cose non stanno così e vediamo perché.
Cosa è successo veramente all’Assemblea dei produttori di Lunedì 27? Si doveva rispondere a 5 quesiti che riguardano i vari disciplinari di produzione, dal Brunello fino al Sant’Antimo. A parte la maniera machiavellica e sibillina con cui erano stati formulati i quesiti, i comunicati ufficiali riportati da tanta stampa parlano di voto palese. Nessuno però dice che, prima di rispondere ai 5 quesiti, si è svolta un’altra votazione per alzata di mano. Questa riguardava, appunto, se votare in maniera palese o segreta. Quindi qualcuno aveva chiesto la votazione segreta, che non è stata approvata per poco: infatti servivano i voti di 1/3 dei presenti (64 su 194) e quelli a favore del segreto dell’urna sono stati 54. Non il 4% di irriducibili “internazionalisti”  ma ben il 28% dei produttori avrebbe voluto dare il proprio voto in modo non palese.

E’ lecito domandarsi cosa sarebbe successo se si fosse votato segretamente? Si sarebbe arrivati agli stessi risultati? Il dibattito è aperto!

A proposito di dibattito: quello che si è svolto prima della votazione ha avuto, a detta di alcuni produttori, toni surreali. Tutti a favore del 100% sangiovese, tutti sdraiati sulla linea del monovitigno, tanto che ad un certo punto è stato posto il quesito “ma se siamo tutti d’accordo, che ci siamo riuniti a fare?”.

Ma torniamo alla nostra votazione: se la prima, quella sulla segretezza  era nominale, la seconda (quella dei cinque quesiti) si è svolta in forma ponderale, cioè secondo il peso( in ettari, bottiglie, etc) attribuito a ciascuna azienda. E’ risultato quindi che il 96% del Brunello prodotto/produttori è per il Sangiovese in purezza. Peccato che dentro a questa cifra, proprio perchè si parla di peso ponderale, vi sia almeno un 12% di prodotto/produttori che lo hanno fatto anche con altre uve.
Qualcuno ha quindi negato non solo l’evidenza ma anche, in una qualche maniera, il proprio "lavoro". 
Perché siamo arrivati a quest’assurdo? Siamo di fronte a produttori schizofrenici o forse c’è la paura di esporsi in prima persona perché è sempre di moda predicare bene e razzolare male? Potrebbe essere vera la seconda ipotesi, ma io sono convinto che il motivo sia un altro. Proprio chi ha prodotto nel 2003 e forse nel 2004-2005-2006-2007 un Brunello non 100% Sangiovese ha molto, troppo da perdere da un disciplinare nuovo, dove ci sarebbe in pratica un Brunello di serie A ed uno (con altre uve) di serie B. Il suo si troverebbe di sicuro in questa seconda fascia e, oltre a perdere quintali di immagine, spunterebbe prezzi molto più bassi sul mercato. Meglio invece sperare di salvarsi dalle analisi future o magari mettere sul mercato un Supertuscan quasi al prezzo del Brunello, con un disciplinare ferreo a garantire tutto e tutti.

Per questo non vedo cosa ci sia da gioire: era chiaro come il sole che, ancora sotto gli occhi di tutti e con il cadavere caldo di 11.000 ettolitri declassati, il disciplinare non sarebbe stato cambiato di unas virgola. Posso comprendere la gioia obbligata del Presidente del Consorzio, ma quella di tanta (praticamente tutta….) stampa proprio non la capisco. Per fortuna c’è stato qualcuno, come Franco Ziliani, che si è chiamato fuori dal coro delle Laudi.

In definitiva è stata messa in scena una comparsata dall’esito scontato, che però ha mostrato (vedi richiesta di voto segreto con 54 a favore) forti velleità di lanciare sassi e togliere velocemente le mani. In questo caso non credo che il vincitore sia stato il Brunello, ma l’ipocrisia di molti.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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