Montalcino: vediamo di capirci qualcosa in più.3 min read

Ieri pomeriggio (14 maggio 2007) si è tenuta l’Assemblea dei soci del Consorzio Brunello di Montalcino. All’ordine del giorno i problemi inerenti  l’oramai famosissimo scandalo e soprattutto la recente presa di posizione degli Stati Uniti che dal 9 giugno bloccherà le importazioni del Brunello che non abbia una certificazione attestante la sua provenienza da sole uve Sangiovese.
Dal punto di vista ufficiale  la riunione ha confermato l’assoluta fiducia nel Consiglio, nel Presidente e nel vino, visto sia la riconferma in blocco del Consiglio presentatosi dimissionario, che l’assenza di  proposte per il cambio del disciplinare. Da questo si può intendere che i produttori di Montalcino sono sicuri di poter superare in blocco questo scoglio dell’analisi (si tratterebbe di misurare gli antociani del vino) e di poter continuare a vendere il loro vino senza problemi.
Fino a qui quello che emerge dai dati ufficiali. Nei giorni scorsi però c’è stata anche un’altra “riunione”, molto più ristretta, dove il qui presente ha incontrato quello che oramai ha ribattezzato “Il Gola Profonda di Montalcino” ed altre persone molto, come dire, “informate sui fatti”. Da quest’incontro è uscita fuori una situazione completamente diversa, ma soprattutto mi si sono chiarite ulteriormente le idee. Come vi dicevo nell’articolo “Montalcino: una spiegazione plausibile!” molti dei problemi relativi agli ettari di merlot piantati pare siano di pura origine finanziaria. Oggi sembra ci sia molto di più: risulterebbe ai giudici infatti che quegli ettari “non conformi” (ma anche altri impianti) siano stati impiantati utilizzando fondi comunitari. Questi fondi dovevano essere usati per piantare Sangiovese per una precisa DOCG ed invece sono serviti per piantare Merlot, non ammesso dal disciplinare. Se questo fosse vero non si tratterebbe solo di frode in commercio ma anche di “distrazione” di fondi comunitari. Pare anche che questo non sia successo solo una volta ma”sia in voga” da diverso tempo e che il Procuratore Capo Antonino Calabrese e il Sostituto Procuratore Mario Formisano stiano indagando soprattutto in questo senso. Quindi non solo vigneti non conformi al disciplinare, ma anche piantati grazie a sovvenzioni comunitarie che dovevano servire ad altro.
Se questo risultasse vero e provato saremmo di fronte ad un vero e proprio “sistema” che regolarmente utilizzava fondi per scopi diversi da quanto ammesso dalla legge. Quanto radicato e esteso eventualmente fosse questo “sistema” è proprio quello la procura di Siena sta cercando di capire.
A fianco però di questi fatti, veri o falsi, vi è la certezza che il mercato del vino sta presentando il conto al Brunello. Come accennato gli Stati Uniti dal 9 di giugno bloccheranno le importazioni di Brunello, a meno che i vini non siano muniti di certificato “Sangiovese 100%”. Ma il Governo americano va oltre e chiede ufficialmente di sapere quali siano le cantine coinvolte, probabilmente per bloccarne totalmente le importazioni. Visto che le non conformità nel vigneto sarebbero state riscontrate in ben 93 aziende, la situazione non è certo rosea. Ci sarebbe una scappatoia: nella lettera inviata all’Ambasciata italiana di New York in cui si motiva il provvedimento, si dice anche che al posto dell’analisi basterebbe  una dichiarazione del Governo Italiano, dove si affermi, motivandola, la sola presenza di Sangiovese nel Brunello. A questo punto il problema diventa quindi di ordine politico. Vorrà il nostro Governo fare una cosa del genere? I 15 giorni a venire, quelli che ci separano dalla prossima Assemblea generale dei produttori, ci diranno qualcosa in merito

 

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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