Eccopinò 2017: un grande Guccini, un’inesistente degustazione2 min read

Una montagna d’uomo che, con una montagna di giuste parole, parla della sua montagna, l’Appennino Tosco Emiliano.

 

Questa montagna d’uomo si chiama Francesco Guccini ed ho avuto il piacere di ascoltarlo (qui potrete ascoltarlo anche voi) durante Eccopinò 2017, la manifestazione che, come ogni anno, presenta i pinot nero dei produttori dell’Appennino Toscano.

 

Francesco era stato invitato per parlare (anche se lui ha candidamente ammesso che pensava solo di venire ad assaggiare) della sua montagna e lo ha fatto con finezza poetica e garbo malandrino, il tutto soffuso da una vena di sana malinconia.

 

Le sue parole hanno ricordato un passato contadino oramai presente solo nella testa di quelli anziani almeno quanto me, fotografandolo con mano sicura di scrittore.

 

Francesco ha parlato anche dei vini di montagna, quelli che si bevevano da quelle parti: “un Toscano” generico, frutto di non si sa quale vigna di sangiovese della piana pistoiese e naturalmente il Lambrusco, che l’anima emiliana non può scordare.

 

E’ stata un’ora di grande godimento, di parole semplici ma pesanti, nette, sensate e pulite, che dovevano introdurre alla degustazione dei pinot nero dei produttori dell’Appenino Toscano.

 

Purtroppo mi duole dire che la degustazione non è stata all’altezza delle  parole di Francesco, questo non perché i vini fossero di scarso livello ma perché una degustazione seria è stata impossibile.

Non si possono infilare cento persone in una stanza che al massimo ne può contenere cinquanta, farli stare in piedi con un bicchiere (che tra l’altro sapeva brutalmente d’incenso) in mano, senza una sputacchiera, facendoli muovere con difficoltà per arrivare ad avere un goccio di vino dai vari produttori, e chiamare la cosa degustazione.

 

Ho provato a farla “la degustazione” ma alla quinta gomitata e al secondo vino ingiudicabile  a causa del bicchiere “incensato” ho lasciato deluso la sala.

 

Peccato veramente perché le parole di Francesco Guccini avrebbero trovato giusta eco in calici di pinot nero serviti e raccontati a dovere, come meritano i vini di questo piccolo ma interessante gruppo di produttori.

 

Speriamo che l’anno prossimo, Guccini o non Guccini, si possano degustare in modo adeguato i vini per cui hai fatto anche qualche centinaio di chilometri in auto.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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