Le mie “immagini premorte” di Vini ad Arte2 min read

Di solito si dice che si impara dai propri errori ma in questo caso ho imparato da un’idea, quella di chiedere al produttore romagnolo Stefano Berti di scrivere due righe sulla prossima Vini ad Arte – Anteprima del Romagna Sangiovese, che si aprirà domani a Faenza. Infatti ho imparato più dalle poche righe di Stefano che da anni di assaggi. Leggete e capirete perchè. Grazie Stefano.

 

 

Ero intento a mantecare il classico risottino allo zafferano per il pranzo del sabato che mi arriva un messaggio del Macchi: "Hai voglia di raccontare la tua, da produttore, sull’anteprima del Sangiovese di Romagna a Faenza?"

 

In quel momento, come quando stai per morire, mi sono passate davanti tutte le immagini sulla manifestazione che in questi anni avevo archiviato e che ingenuamente cercavo di rimuovere.

 

Nella splendida cornice del museo delle ceramiche, il connubio arte e vino, l’annata migliore da quando contiamo le annate, le aziende più significative del territorio, questo vino è buonissimo ma deve stare in cantina altri dieci anni, c’è un giornalista dello Zimbawe che vorrebbe venire in cantina domenica mattina alle sei, ma l’anteprima quante annate comprende?, penso che il periodo sia sbagliato ma è l’unico modo per dirottare l’autobus dei giornalisti che vanno a Benvenuto Brunello, la Romagna deve fare sistema e comunque il treno non è ancora passato, come si mangia bene in Romagna nemmeno in Emilia per non parlare del bere, le riserve sono buone ma io preferisco i base perché il sangiovese si sente davvero , si sente un po’ troppo il legno preferisco di molto la terracotta con la cera d’api biologica, ci metto l’1 % di merlot nelle annate dove il sangiovese fatica un po’ a maturare, ho preso in affitto una vigna di sangiovese al Passo della Calla ( 1296 slm ) per essere certo di avere la giusta acidità…

 

Poi l’odore dello zafferano mi ha tolto dalla visione premorte e ho pensato che mi piacerebbe fare un’anteprima con il triplo delle aziende che sono adesso presenti, che ci fosse tanta più stima reciproca fra di noi produttori, che sapessimo che sapore hanno i vini dei nostri colleghi, che i giornalisti, i ristoratori, gli enotecari e gli appassionati quando vengono ad assaggiare dovrebbero portarsi dietro solo una cosa : la curiosità di conoscere un vino, chi lo fa e il territorio da cui viene , senza preconcetti e  con tutta la libertà di parlarne bene o male.

 

Il resto , come diceva Toscanini, è solo un giro di valzer.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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