Non conoscevo Nerio Raccagni ma, dopo aver letto quanto hanno scritto di lui tante persone amiche, ho deciso di “rubare” a Francesco il suo ricordo personale e pubblicarlo su Winesurf.
Nerio Raccagni se ne è andato da poche ore. Lo ha fatto in silenzio, lui che invece era un uomo vulcanico, forte, con una peculiare inclinazione alla dissidenza.
In Romagna vale una leggenda. Io che da queste parti ci arrivai nel 1996, ebbi subito modo di annusarne il talento attraverso i racconti di Andrea Spada, di Remo Camurani e di Vincenzo Camerucci, amici e maestri, tutti molto legati a Nerio.
Quando lo conobbi, ne rimasi affascinato. Come con Luigi Veronelli e Gianfranco Bolognesi, non spiccicai parola, anche perché ci pensava lui a parlare per entrambi.
Con suo fratello Tarcisio, uomo pacato e cuoco di buon livello, le cose non sempre filavano via lisce, e così decise di lasciare lo storico Albergo Ristorante di famiglia, il Gigiolè di Brisighella, per aprire in solitudine un’osteria all’avanguardia, La Grotta.
Erano i primi anni ’80. Nelle sue cucine lavorarono Camerucci, Bruno Barbieri e altri cuochi di valore. La formula di quel locale prevedeva un menu fisso, materie prime locali e tre vini in abbinamento. Ma che vini! Talvolta poteva capitare di bere Soldera e Yquem senza colpo ferire, e in ogni caso la proposta era davvero sopra le righe, sagace e appassionata.
Secondo al campionato italiano dei sommelier del 1976 (vinto da Ercole Brovelli), Nerio Raccagni è stato un Maestro ed è giusto che i giovani appassionati del vino romagnolo non lo dimentichino.
Io non lo farò.