Lettera aperta ai soci del Consorzio Produttori Vitivinicoli, nato in Irpinia3 min read

Seguo con attenzione l’evolversi del nuovo Consorzio dei Produttori Vitivinicoli, nato da pochissimo tempo in Irpinia.

 

Lo faccio non soltanto perché l’Irpinia ha tre vitigni di assoluto valore mondiale, declinati spesso con incredibile bravura, ma soprattutto come “giornalista richiedente”.

Richiedente campioni per assaggi, foto, notizie aziendali etc. etc.

 

Se i produttori irpini sono infatti bravissimi a fare vino, quando si tratta di rapportarsi con il mondo dei giornalisti sono nella stragrande maggioranza dei casi, scusate il termine, " ’na schifezza”.

Non si trovano al telefono, non rispondono a ripetute mail, riesci a parlarci e ti dicono che manderanno i campioni che regolarmente non arriveranno. Per non parlare di foto “di repertorio” o di informazioni più precise sulla cantina.

 

Un annetto fa, dovendo fare una guida per un editore russo, ho sudato non sette ma settecento camicie, solo per avere dati e foto aziendali.

 

Tanti colleghi, anche quelli che abitano in Campania, mi dicono le stesse cose: telefonate su telefonate, mail su mail e alla fine  produttori che arrivano con i campioni il giorno dopo le degustazioni. Per non parlare delle giornate perse in auto per andare a reperire vini, informazioni, etc.

 

Gli stessi organizzatori di Campania Stories, manifestazione basilare per far conoscere i vini irpini e campani in genere, consumano il loro fegato dietro a produttori “ smemorati” che si iscrivono all’ultimo momento, che non mandano i vini, che considerano la puntualità e l’organizzazione della comunicazione delle malattie da evitare.

 

Per questo, ora che ben ottanta produttori irpini si sono riuniti e che la loro brava presidente , Rosanna Petrozziello mi ha garantito che uno dei punti cardine del neonato consorzio saranno la comunicazione e la promozione del territorio, mi sento di dire, con il cuore in mano, che i rapporti con la stampa o la “comunicazione” in genere non si risolvono delegando ad un consorzio ma agendo anche in prima persona, ogni santissimo giorno.

 

Pensate un po’ che risultati avreste se lavoraste, in vigna e in cantina, quando vi fa voglia, senza prestare attenzione a quello che fate, rimandando o non facendo tutta una serie di operazioni.

 

La comunicazione e i rapporti con la stampa sono la stessa cosa: vanno curati giornalmente o quasi, non possono essere rimandati o non considerati, perché produrre il vino non basta, va anche comunicato perché solo gli ingenui pensano che “tanto vendo tutto lo stesso”.

 

Solo le cantine conosciute, con una qualità anno dopo anno conclamata dalla stampa e dagli appassionati, riescono a vendere anche in anni difficili, crescendo e progredendo.

 

Ora che avete un consorzio ed una presidenza attiva e attenta non dovete credere che tutto sia a posto: sarebbe come se faceste fare il vostro vino ad altri, fregandovene.

Inoltre se delegherete e basta, sarete solo una palla al piede del consorzio e questo, prima o poi, dovrà chiudere bottega.

 

Se volete questo sapete come fare: fate quello che avete fatto sino ad ora.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE