Puglia. Degustazione Primitivo; panorama assai variegato2 min read

E’ innegabile che la Puglia, specie all’estero, si identifica sempre più con il Primitivo. Lo dimostra il fatto che ormai tutte le aziende hanno nel loro portafoglio questo vino anche se sono “fuori zona” e il vino viene prodotto sotto la denominazione geografica Puglia o Salento.

 

Il panorama è quanto mai variegato e sotto il generico nome di Primitivo trovano spazio sia DOC specifiche come Manduria e Gioia del Colle sia  altre molto più “generiche”.

Se la semplificazione facilita per certi versi la sua commercializzazione non si possono non cogliere le differenze che esistono e che in un  mercato maturo devono fare la differenza. Le nostre degustazioni, pur in assenza di alcuni produttori importanti come Fino, Chiaromonte e Morella che evidentemente amano giocare in un altro campionato, sottolineano questa diversità in modo molto evidente, come si potrà capire anche dai punteggi assegnati ai vini.

 

Manduria sembra segnare il passo con i soliti nomi alla ribalta. Piccoli produttori crescono ma troppo piccoli per avere un peso sia pur minimo sul mercato, quindi siamo alla pura testimonianza anche se a volte di grande qualità. Per il resto un copione già visto con approcci di tipo “internazionale” che snaturano spesso la specificità del vitigno. Situazione non facile, resa ancora più difficile dalle certo non entusiasmanti più recenti annate.

 

Gioia del Colle invece mostra in questo momento una media qualitativa molto alta. I produttori sembrano avere trovato la quadra ed anche in annate non facili riescono a fare buonissima qualità,anche dovuta al fatto che essendo in altura la vendemmia è posticipata rispetto a Manduria. Il territorio s’impone quindi  con una serie di produttori che pur  interpretando  il vitigno ognuno con il proprio stile, si caratterizzano  tutti  per un’aderenza al vitigno veramente esemplare.

 

Salento e Puglia.  Sono tantissimi ad avvalersi di queste due indicazioni geografiche. Tra i Primitivo sono  sicuramente  i meno estremi, ma non per questo meno interessanti. Sempre giocati sul frutto ma meno esuberanti dei loro cugini manduriani e gioiesi, più equilibrati  nella dolcezza e di buona freschezza. Questo li rende molto più bevibili e spiega il loro successo senza però raggiungere livelli altissimi.

C’è ancora tanto da fare.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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